Lautrec fece 30 manifesti, di cui rimasero celebri i manifesti pubblicitari di locali parigini, come Divan Japonais, Moulin Rouge: Bal tous les soirs, Aristide Bruant all’Ambassadeurs. L’ultimo manifesto risale al 1896. Lautrec è considerato maestro di manifesti e stampe, il più famoso tra il XIX e XX secolo. Un’arte che si concretizzò attraverso le mostre in tutta la Francia: Nantes, Nancy, Bordeaux, Parigi, Reims e nel corso dell’Esposizione Universale del 1900. Nel 1889 venne fondata la “Sociéte des Peintres-Graveurs francais presso la Galerie Durand-Ruel dove furono organizzate otto mostre, alle quali l’artista partecipò nel 1893, diventando poi membro della Sociéte nel 1987. Le litografie venivano realizzate su blocchi di pietra calcarea inchiostrata e venivano poi impresse sulla carta attraverso un torchio manovrato a mano, utilizzando pochi colori. Una tecnica che si adattava in modo perfetto all’arte di Lautrec. Egli utilizzava anche il “crachis” o spruzzo, ottenendo un effetto puntinato sulle sue opere e poi spargeva il colore con uno spazzolino da denti durante le fasi di stampa. In genere il soggetto principale veniva rappresentato utilizzando un colore omogeneo sopra ad uno sfondo puntinato. Non solo i manifesti, ma anche le riviste. Lautrec collaborò infatti con delle riviste: “La Revue blanche” e “L’estampe originale”. Inoltre illustrò la rivista “Le Rire”, con la quale collaborò per molto tempo.



Toulouse-Lautrec prese grande ispirazione dal quartiere parigino di Montmartre e tra le opere più celebri, riconducibili alla vita notturna e ai locali pubblici di quella zona c’è La toilette (1896). Il pittore realizzo il dipinto in una di quella case di appuntamento dove trascorreva parte del suo tempo. Si tratta della rappresentazione di un istante di vita quotidiana che l’arte di Lautrec riesce a restituire con un effetto di grande immediatezza. Uno degli aspetti più determinanti in questo senso è il taglio di tipo fotografico che da al suo lavoro. La donna viene colta in un momento di fragilità ma vista di spalle. Dalla vasca che si intravede accanto alla sua testa si presume che la donna abbia appena finito di lavarsi.La sua schiena è molto armoniosa così come la sua postura è eretta. I capelli coloro rosso sono raccolti mentre le braccia e la gambe sono magre. Il pittore entra in empatia con lei che ha un aspetto contrastante rispetto al lavoro che fa. Una bellezza la sua quasi eterea e verginale che si scontra con le brutture della sua triste vita quotidiana. La pittura di Lautrec ha definitivamente oltrepassato l’impressionismo.



Tra i temi pittorici trattati dall’artista troviamo: Montmartre, Vedette, le “maisons closes”.Le sue rappresentazioni dei locali di Montmartre risalgono agli inizi degli anni Novanta. Al contrario degli altri artisti, Lautrec rappresentava la gente e non il luogo. Dipingeva del proletariato e dei suoi divertimenti, affascinando la borghesia francese. Grazie a Lautrec il ricordo di Yvette Guilbert, Jane Avril, Aristide Briant e May Milton e altri rimase vivo con le sue rappresentazioni. Ne esaltò infatti i loro successi nei duecento locali della capitale francese. Lo fece attraverso dipinti e manifesti che fecero innalzare la loro notorietà. Ma le sue più famose opere rimangono le rappresentazioni dei bordelli parigini. Non si conosce la data precisa di queste rappresentazioni. Il catalogo di Mme Dortu le colloca tra il 1893 e il 1894. Lautrec si integrava con quell’ambiente, lavorando spesso nei bordelli in centro città, intorno all’Operà e alla Biblioteca Nazionale. Raffigurò le prostitute sia nelle ore di lavoro che nel loro ambiente domestico. Tralasciò il lato erotico e difficilmente rappresentò la clientela maschile. Le rappresentava in atteggiamenti tranquilli nel momento in cui queste donne si mettevano a lavorare, senza evidenziarne l’aspetto erotico o di sofferenza, ma evidenziandone l’aspetto servile, a cui le donne erano abituate in quanto era un atteggiamento insito della loro classe sociale.



Henri de Toulouse-Lautrec ha rappresentato nelle sue opere un numero limitato di soggetti. Negli anni ritorna infatti sullo stesso soggetto, variandone i protagonisti o riprende lo stesso personaggio in pose differenti. Tra le opere di maggior successo troviamo “Henri de Toulouse –Lautrec par lui – meme (Autoritratto) del 1880. Si tratta di un olio su cartone di centimetri 40,5 x 32,5, conservato al Musée Toulouse-Lautrec, ad Albi. “Madame Aline Gibert” del 1887, un olio su tela di centimetri 61 x 50, fa parte di una Collezione privata. La donna è rappresentata mentre legge, seduta su una poltrona, con accanto un tavolino dove si vede una tazza di the. Abito scuro, capelli raccolti, con alle spalle una pianta e la finestra aperta. “Jeune femme à l’atelier. Hélène Vary (Ragazza nello studio. Hélène Vary) del 1888, Gouache su cartone di centimetri 74,5 x 49, custodito presso Kunsthalle Bremen, a Brema. Si vede la donna in posa sulla sedia, con i capelli raccolti, una maglia nera aderente e una gonna ampia, adagiata su una poltrona e sullo sfondo le tele appoggiate sulla parete. “Au Moulin Rouge: la Dance” (Al Moulin Rouge: la danza) del 1890, un olio su tela di centimetri 115 x 150, mostra una ballerina di can can intenta a ballare con un ballerino e tutto intorno la folla che guarda l’esibizione. Il quadro è custodito a Philadelphia Museum of Art, a Philadelphia. “La donna pagliaccio seduta” è un’altra opera famosa realizzata nel 1896. Si tratta di una litografia parte di una raccolta formata da dieci tavole a colori dal titolo “Elles”, ovvero una composizione dedicata alle case di tolleranza. La donna è una ballerina che si esibiva nel ruolo di acrobata, contorsionista e pagliaccio. Rappresentata mentre è seduta, in un momento di riposo.

Sono tanti i film in cui compare come personaggio o protagonista Henri De Toulouse-Lautrec, il pittore francese di cui oggi Google ha voluto ricordare il 150° anniversario dalla nascita: il primo, e più famoso al giorno d’oggi, è senz’altro “Moulin Rouge!”, il film del 2001 diretto da Baz Luhrmann che vede come interpreti principali Nicole Kidman nel ruolo di Satine e Ewan McGregor in quello di Christian; mentre invece lo stesso artista è interpretato dall’attore John Alberto Leguizamo. Nel 1998, invece, il regista Roger Planchon ha girato la pellicola “Lautrec”, dove è illustrata la vita e le vicende personali del pittore: il ruolo, in questa caso, è stato interpretato da Régis Royer. Ma non sono certo finiti qui: infatti nel 1952, anche John Huston aveva proposto una pellicola con lo stesso intento, dove appunto si narrava la storia di vita di Henri de Toulouse – Lautrec, il cui volto in quell’occasione era quello di José Ferrer, che ha interpretato nello stesso film anche il ruolo del padre del grande artista nato nel 1864. Questi sono stati i lavori in cui il pittore appare come protagonista della pellicola, ma la sua figura è stata ripresa anche in “Brama di vivere” (1956), “Nothing Lasts Forever” (1984) – dove è stato interpretato da Erick Avari – , “The Footstep Man” (1992), “Il giro del mondo in 80 giorni” (2004) e anche in “Midnight in Paris”, di più recente uscita (2011), pellicola nel quale i suoi panni sono stati presi da Vincent Menjou Cortes. Ecco, di seguito, uno spezzone sottotitolato del film “Lautrec” del 1998.

Henri de Toulouse Lautrec è stato uno dei maggiori esponenti tra gli artisti del Post – Impressionismo. Con Post – Impressionismo si indicano convenzionalmente tutte le maggiori esperienze artistiche che hanno preso piede in Europa negli ultimi due decenni del 1800 e nei primi anni del 1900: sulla scia dell’Impressionismo, che è il minimo comune denominatore, i più grandi esponenti hanno comunque messo in evidenza tratti profondamente diversi tra di loro. Bisogna ricordare che proprio in quel periodo nasceva l’arte fotografica, in grado di modellare immagini equivalenti al reale che si sottoponeva agli occhi della gente comune: l’estro della pittura, era chiaro, doveva diventare ben diverso. Il Post – Impressionismo, infatti, volge verso una rappresentazione sempre più soggettiva e comunicativa, distaccandosi pian piano dalle forme comuni e anche dai colori naturali, già racchiusi e immortalati in modo perfetto e ineguagliabile dalle fotografia. Gli strumenti in mano ai pittori diventavano un modo per comunicare qualcosa invece di rappresentarlo: alcuni dei maggiori esponenti, oltre a Henri de Toulouse – Lautrec, furono Cézanne, Van Gogh e Paul Gauguin. Ognuno di loro ha preso una strada espressiva differente, focalizzandosi su determinati aspetti o tecniche: per questo il termine Post – Impressionismo, coniato nel 1910 dal critico Roger Fry, sta ad indicare un periodo storico – artistico più che una corrente omogenea.

In occasione del 150esimo anniversario della nascita di Henri de Toulouse-Lautrec, Google dedica il doodle di lunedì 24 novembre al celebre pittore francesce post impressionista. Nel logo vediamo in primo piano il pittore seduto su uno sgabello, vestito in stile bohemien, intento a disegnare una grande “G”. Sullo sfondo viene riproposto il poster che Toulouse-Lautrec realizzò per la compagnia di ballo di Mademoiselle Eglantine, famose ballerine di can can (il tipico ballo francesce famoso nei cabaret al tempo della Belle époque). L’opera, una litografia stampata in tre colori, si intitola “La Troupe de Mademoiselle Eglantine” ed è stata realizzata nel 1895. Nella litografia compaiono anche i nomi delle quattro ballerine: Eglantine, Jane Avril, Gazelle e Cleopatre. L’opera è custodia al Metropolitan Museum di New York.

Henri de Toulouse-Lautrec è una figura piuttosto interessante, e senza dubbio prominente nel panorama pittorico di fine ottocento. A vederlo, Henri de Toulouse-Lautrec, almeno a giudicare dalle fotografie che ci arrivano di lui, sembra quasi un fanciullo che giocasse a travestirsi, con tanto di bombetta, barba finta e bastone, da intellettuale o da aristocratico capitano di industria. Henri de Toulouse-Lautrec aristocratico lo era davvero, e di natali nobilissimi. Anche troppo, per così dire, dato che ha portato per tutta la vita il segno delle sue origini. Non quelle genalogiche, ma più strettamente quelle carnali dei suoi genitori, dato che soffriva di picnodisostosi, una malattia ossea di natura ereditaria, dovuta alla consanguineità, appunto, di suo padre e di sua madre che erano, infatti, cugini di primo grado. E così, oltre a questa condizione di salute, prima di separarsi, i genitori gli lasciarono in eredità una vita assolutamente borghese, dorata, ma ben consapevole di una diversità rispetto alla vita della gente comune. Una vita estremamente borghese, quella di Henri de Toulouse-Lautrec, che anche fisicamente lo rendeva prigioniero di questa condizione sociale. Facoltoso, certamente, e con tutte le possibilità di godere della vita delle classi privilegiati, eppure incuriosito da un mondo che – sebbene ai suoi piedi – lo vedeva così alieno, diverso. E prigioniero della sua condizione. Capitò, infatti, da ragazzo che a causa della sua malattia si ruppe a distanza di un anno entrambi i femori. L’immobilità che ne conseguì fu certamente occasione di mettere a frutto un talento naturale, quello per l’arte figurativa e pittorica in particolare, che diventava sempre più la sua dimensione. A dispetto di questa vita piuttosto sfortunata, ma pur sempre piene di privilegi materiali, Henri de Toulouse-Lautrec potè viaggiare moltissimo e frequentò amicizie influentissime nel mondo culturale e artistico dell’epoca. Frequentò Henri Rachou, Adolphe Albert, René Grenier e Louis Anquetin e conobbe Vincent Van Gogh, di cui divenne amico e il cui ritratto è una delle sue migliori prime opere. Eppure, nonostante i suoi viaggi, la sua curiosità rimaneva attratta dall’uomo, come soggetto da ritrarre. E – da giovane borghese – più che i paesaggi bucolici, preferiva circoli ricreativi, quando non bordelli, quasi ipnotizzato dalla bellezza femminile e dalla volgarità delle classi più basse in cui cercava conforto evidentemente non solo intellettuale. Nei suoi dipinti, spesso, veniva raffigurata l’allegria dello spettacolo , della danza (sono diventate un’icona mondiale le sue rappresentazioni litografiche degli spettacoli del Mulin Rouge), e di quanto c’era prima e oltre le donne imbellettate e ubriache di vita. Spesso, nei suoi ritratti di prostitute, coglieva scene di vita quotidiana, vestizioni , preparativi, toelette o pause dopo i balletti e il lavoro. Uno spaccato di normalità quasi decadente, che molto è affine a una certa classe culturale e artistica di oggi. Fu a suo modo un pubblicitario, un pr, un artista curioso di esplorare la normalità più banale e meno nobile che, forse, invidiava.