Quando, nel 1977, il figlio di immigrati greci e governatore del Massachusetts Michael Dukakis tolse ufficialmente “ogni onta e disonore” dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti scagionandoli di fatto da ogni accusa, erano ormai trascorsi cinquant’anni dalla loro esecuzione sulla sedia elettrica. Gli Stati Uniti erano passati attraverso boom economici, guerre mondiali, scandali politici e rivoluzioni culturali; i profondi mutamenti sociali impressi al paese da mezzo secolo di storia e gli echi non sopiti del Watergate e del Vietnam rendevano ormai improrogabile una presa di coscienza collettiva di fronte ad uno dei casi più clamorosi di ingiustizia e discriminazione etnica della storia giudiziaria americana. 



La vicenda è nota: un operaio e un venditore ambulante, entrambi di simpatie anarchiche e natali italiani, vennero accusati di rapina e omicidio, fino alla condanna a morte al termine di un iter processuale controverso e fortemente influenzato dai media e dall’opinione pubblica. A nulla valsero comitati, appelli e interventi di personalità del livello di Albert Einstein, Bertrand Russell e George Bernard Shaw; il pregiudizio sociale, etnico e politico nei confronti di “Nick” e “Bart” si nutrì della cosiddetta paura rossa per l’onda socialista che montava dalle fabbriche e di un più radicale, istintivo sospetto nei confronti della diversità. 



La storia di Sacco e Vanzetti è diventata negli anni un paradigma del capro espiatorio e della cattiva coscienza degli Usa, tanto da radicarsi nella cultura popolare attraverso film di denuncia, canzoni folk e sceneggiati televisivi. La più recente incarnazione delle vicende dei due anarchici prende vita attraverso le pagine di un graphic novel, una narrazione per immagini e parole ad opera del celebrato fumettista americano Rick Geary. Autore caratterizzato da una sobrietà espressiva particolarmente efficace nel trattare argomenti scabrosi come delitti e crimini della storia recente, Geary affronta la materia con rigore ed equilibrio. La narrazione asciutta e scandita come una pura cronaca dei fatti accosta “Le vite di Sacco e Vanzetti” al sottogenere del graphic journalism portato recentemente in auge da autori come Joe Sacco, Marjane Satrapi o il nostrano Gianluca Costantini. 



Tuttavia cronaca non significa in questo caso distacco: le contraddizioni e le manomissioni giuridiche, gli atteggiamenti discriminatori delle autorità così come gli eccessi dei contestatori risaltano in tutta la loro assurdità e nella gravità dei loro esiti. Privati di una facile enfasi retorica, il linguaggio grafico e i dispositivi narrativi utilizzati da Geary mostrano con glaciale esattezza le criticità del sistema sociale, politico e giudiziario americano e le ingiustizie perpetrate ai danni di Sacco e Vanzetti colpiscono il lettore al cuore della sua coscienza proprio in virtù di una struttura diegetica minimale ed efficace. 

Il segno di Geary è essenziale ma minuzioso, caratterizzato da un tratto continuo e deciso nello scontornare le figure che si stagliano sul bianco della pagina; banditi del tutto i mezzi toni e le sfumature, l’autore riesce ciò nonostante a raggiungere picchi espressivi ed emotivi  di grande intensità grazie al ritmo di scansione delle vignette, donando un senso di claustrofobica ineluttabilità agli eventi. 

Il lavoro di Geary si basa su di un’accurata ricerca di documenti, fotografie e testimonianze volti, più che a ricreare suggestivamente un’atmosfera d’epoca e romanzata, a sviscerare ogni aspetto della vicenda come in un trattato scientifico di criminologia. Nella convinzione che solo l’oggettività di uno sguardo privo di pregiudizi possa evitare di cadere nuovamente negli errori del passato. Oggi l’America è una nazione orgogliosamente multietnica e apparentemente pacificata, ma gli episodi di violenza razziale o di uso spropositato della forza da parte delle autorità sembrano ancora d’attualità, come dimostra la cronaca più recente. Nuovi flussi migratori minano le sicurezze della middle class, nuovi capri espiatori si profilano all’orizzonte; ieri gli italiani, oggi forse sudamericani e messicani per i quali si costruiscono nuovi muri e frontiere militarizzate. Per questo tenere a memoria Sacco e Vanzetti, rileggere la storia anche attraverso opere come quella di Geary è oggi più che mai necessario.


Rick Geary, “Le vite di Sacco e Vanzetti”, Panini 9L, 80 pp.