In Polonia sono un caso. Giovanni Paolo II, nel suo testamento (datato 6 marzo 1979) aveva esplicitamente chiesto che i suoi appunti manoscritti venissero bruciati. Si tratta di due agende sulle quali Karol Wojtyla, tra il 1962 e il 2003 quindi fino a due anni prima della morte, annotava impressioni, pensieri, riflessioni sui temi riguardanti la vita spirituale, la Chiesa, la teologia, la missione dei sacerdoti e dei laici, la morale. Se quelle agende sono arrivate fino a noi è perché il suo segretario personale mons. Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, ha deciso di “disobbedire” a papa Wojtyla con una decisione che ha fatto discutere. Salvare i manoscritti, disobbedendo all’ultima volontà del papa? A questa domanda, dopo aver custodito per anni le agende, il cardinale Dziwisz ha risposto sì. “Tutto ciò che doveva essere bruciato è stato bruciato, e ciò che doveva essere conservato è stato conservato, ha detto Dziwisz, e sono certo che su queste cose ha deciso secondo la volontà del Papa”. A dirlo è Henryk Wozniakowski, figura di spicco della cultura e del cattolicesimo polacco, direttore della storica casa editrice Znak che oggi pubblica Sono saldamente nelle mani di Dio. Appunti personali 1962-2003.
Direttore, vuole ricordare come si è arrivati alla pubblicazione di un manoscritto così delicato?
Quando sono venuto a sapere che gli appunti privati di Karol Wojtyla, di Giovanni Paolo II, erano divenuti un importante materiale per i processi di beatificazione e canonizzazione, mi sono rivolto al cardinal Dziwisz per chiedergli se fosse opportuno pubblicarli e se avessero un grande valore per conoscere la spiritualità del Papa. Il cardinale si è detto d’accordo.
È stato il cardinale Dziwisz a pensare alla casa editrice Znak?
In seguito, dopo l’uscita del libro, ha dichiarato pubblicamente di essersi sentito in qualche modo in debito nei confronti di Znak per un episodio particolare che riguardava proprio Giovanni Paolo II. Qualche anno fa avevamo acquistato da una persona un notevole pacchetto di importanti manoscritti di Karol Wojtyla, omelie e opere letterarie e l’abbiamo donato al cardinale, per gli archivi del nascente Centro Giovanni Paolo II di Cracovia…
Ma perché lei, pur essendo a conoscenza delle ultime volontà di Wojtyla, che scritto nel suo testamento di bruciare tutti i suoi appunti personali, ha scelto di pubblicarli?
Giovanni Paolo II aveva scritto di bruciare tutti i suoi appunti personali all’inizio del pontificato, nel 1979, quando non poteva certamente prevedere la propria beatificazione e canonizzazione e il valore enorme che quelle note potevano avere per le persone per le quali Giovanni Paolo II era divenuto la figura autorevole più importante e un grande modello di vita. Inoltre, anche se su alcune questioni ho un giudizio diverso rispetto a quello del cardinal Dziwisz, per quanto riguarda questa vicenda mi sono fidato completamente di lui.
La decisione del cardinal Dziwisz, ovviamente, ha suscitato molte polemiche. Lei che ragioni si è dato della sua decisione?
Sono pasati 26 anni dal momento in cui il Papa scrisse nel proprio testamento di bruciare tutti i suoi appunti dopo la morte. In questi anni don Dziwisz è sempre stato accanto al Papa. Sono sicuro che abbia avuto abbastanza tempo per decidere quale dovesse essere il destino di quegli appunti e quale fosse la reale volontà del Papa prima di morire. Il cardinal Dziwisz ha detto: “tutto ciò che doveva essere bruciato è stato bruciato, e ciò che doveva essere conservato è stato conservato”, e sono certo che su queste cose ha deciso secondo la volontà del Papa. Nel contenuto degli appunti non si trova niente per cui non fosse opportuno pubblicarli. Non c’è nessuna indiscrezione. Anche quando si avverte l’eco di problemi personali che riguardano un sacerdote o un altro, non viene riportato nessun cognome, per cui è impossibile identificare di chi si tratti. Invece, il contenuto spirituale di questi appunti ne fa un seme buono, che seminato nell’anima e nella mente dei lettori può solo dare buoni frutti.
Che cosa aggingono questi diari alla conoscenza del pensiero e della spiritualità di Giovanni Paolo II?
Innanzitutto dimostrano una volta di più quanto Giovanni Paolo II fosse un uomo religioso. Ricordiamo che aveva scritto questi appunti solo per se stesso, senza nessuna censura, senza neppure quella censura inconscia che si mette in moto inevitabilmente quando chi scrive ha davanti agli occhi i lettori a cui si rivolge.
Quindi un uomo che si rivolge innanzitutto a se stesso.
Sì. Nei diari si rivela non la “verità per gli altri”, ma la verità su di sé che aveva Giovanni Paolo II “per se stesso”. Quindi si vede che il rapporto con Dio, con Cristo, era il vero contenuto della vita di Giovanni Paolo II e che tutte le altre questioni, tutti gli altri impegni, erano conseguenti a questo sommo contenuto, e ad esso venivano continuamente rapportati. Si può cogliere anche il suo spirito metafisico. “L’eternità irrompe nel presente”, scrive in una nota. Possiamo anche scorgere una evoluzione interessante del suo pensiero: in gioventù, negli anni 60, le sue riflessioni hanno soprattutto un carattere teologico e filosofico, si dà più spazio al ragionamento; con il passare degli anni questo lascia sempre più il posto alla meditazione e alla contemplazione.
Ci parli di un altro tratto del Wojtyła dei diari, direttore.
Si può vedere la sua sistematicità nella preghiera: il Papa annota scrupolosamente come le sue giornate sono scandite dalla recita del breviario, e bisogna aggiungere che Giovanni Paolo II per tutta la vita ha recitato il breviario “preconciliare”, molto più ampio di quello odierno. Anche negli ultimi anni − quando gli appunti si fanno più brevi, troviamo quasi soltanto dei “titoli” e si vede che la mano regge la penna ormai con enorme fatica − il Papa annota tutte le pratiche religiose compiute in quel giorno.
E quale aspetto della ricchissima personalità di Giovanni Paolo II vediamo di più nelle agende? L’uomo di lettere, il filosofo, o il pastore?
Nei diari vediamo soprattutto l’uomo di preghiera e, non esito a dirlo, il mistico. Le tracce delle esperienze mistiche sono annotate in modo estremamente scarno e prudente, però sono chiare.
C’è qualche parte che l’ha particolarmente colpita?
Per me le parti più importanti sono quelle relative ai primi anni, quando Karol Wojtyła partecipa a ritiri spirituali privatamente e annota le proprie meditazioni. Ci sono poi dei temi ricorrenti che sono i misteri della fede attorno ai quali gira spesso il pensiero di Karol Wojtyła: la Redenzione in quanto rivalorizzazione del mondo, a cui l’uomo deve, o dovrebbe, portare il proprio contributo, il contenuto delle virtù teologali, soprattutto della fede che è “un atto della ragione che accoglie come propria la verità di Dio”, la triplice missione (tria numera), profetica, sacerdotale e regale a cui partecipano tutti i battezati, il mistero del peccato e la triplice concupiscenza di cui parla san Giovanni, o la natura della Chiesa che dovrebbe essere una “città aperta”, e altri.
E più avanti negli anni?
Negli ultimi anni le annotazioni sono più brevi e aumentano gli appunti delle conferenze, quindi ci sono meno pensieri del Papa. Ma anche ciò che il Papa annota ascoltando la predicazione degli esercizi spirituali è molto significativo per conoscere il suo modo di riflettere e di vivere la fede.
Secondo lei gli appunti sono fruibili da chi non conosce Karol Wojtyła?
I diari non sono sempre facili, ma sono molto utili. Possono essere letti a tre livelli: al livello della riflessione teologica, al livello della conoscenza della spiritualità e della religiosità di Karol Wojtyła, Giovanni Paolo II, e al livello della preghiera. Questo libro permette di meditare insieme a Giovanni Paolo II e di pregare con lui.
La casa editrice e il mensile Znak sono stati per molti anni molto vicini al cardinal Wojtyła, ci può raccontare com’erano i rapporti di collaborazione?
Karol Wojtyła ha pubblicato i suoi articoli sul mensile Znak fin dagli anni 50. Aveva un rapporto molto stretto con Hanna Malewska, che allora era capo redattore del mensile. Hanna, autrice di alcuni fantastici racconti storici e di numerose biografie, era una donna molto intelligente e Karol Wojtyła la stimava molto. Solo dopo l’elezione al soglio di Pietro siamo venuti a sapere che gli interessanti poemi filosofico-religiosi pubblicati sul mensile con il nome di Andrzej Jawień e Stanisław Andrzej Gruda erano usciti dalla penna di Karol Wojtyła: solo la signora Malewska era a conoscenza di quel segreto. Nel 1962 la casa editrice Znak pubblicò il primo libro di Wojtyła, Amore e responsabilità.
Ma non si limitava a pubblicare, è così?
Come vescovo e poi come cardinale si incontrava regolarmente con i membri della redazione del mensile, della casa editrice Znak e del settimanale Tygodnik Powszechny e discuteva con noi i problemi più importanti della Chiesa e della politica. Gli anni 60 e 70, anche se il terrore stalinista era finito, erano tuttavia anni molto difficili per la Chiesa e per le organizzazione dei laici cattolici, che erano continuamente vessati dal regime comunista in modi diversi. Wojtyła ci sosteneva con la sua autorità, i nostri colleghi più anziani erano per lui degli interlocutori intellettuali molto importanti per dare un giudizio sui problemi della Chiesa, della Polonia e del mondo.
E dopo che divenne Papa?
Dopo l’elezione avemmo un incontro calorosissimo con lui nella curia di Cracovia, durante la sua prima visita in Polonia nel 1979. Poi ci ha ricevuto molte volte in Vaticano, dove ci chiedeva soprattutto di dargli notizie sulla situazione in Polonia. Nel 1986, in occasione del 40esimo anniversario della fondazione del mensile Znak fece per noi un discorso memorabile sul tema del “ministero del pensiero”.
Quando lo vide l’ultima volta?
Esattamente un mese prima della sua morte, al policlinico Gemelli, quando gli portai e consegnai l’edizione polacca del suo ultimo libro Memoria e identità. Nonostante fosse molto debole mi fece molte domande sui suoi amici, su mio padre e mio zio e con mano tremante appose la sua firma su una copia del libro, che oggi conservo come una reliquia.
Come erano accolti in Polonia i testi di Karol Wojtyła?
La maggior parte dei suoi scritto erano giudicati, a ragione, piuttosto difficili ed elitari. Credo che il suo testo più popolare fosse ABC dell’etica, anche Amore e responsabililtà era un libro molto studiato e commentato, ed era usato soprattutto per la pastorale giovanile. Karol Wojtyła era efficace e popolare soprattutto come predicatore, in particolare negli ultimi anni del suo ministero vescovile, quando le sue parole si fecero via via sempre più semplici ed efficaci.
E’ prevista un’edizione italiana del libro?
Sono saldamente nelle mani di Dio. Appunti personali sarà pubblicato in Italia dalla Libreria Editrice Vaticana.
(Annalia Guglielmi)