Quando li si vede, non ci si crede: disegni che sembrano esplodere di energia e di fantasia; una carica espressiva dirompente, come di qualcuno che vuole comunicare un qualcosa che per troppo tempo ha tenuto dentro. Sono i lavori (quasi sempre disegni su carta) realizzati da una delle più collaudate e note esperienze di arte terapia in Italia. Il nome di questa esperienza è tutto un programma: Atelier dell’Errore. Dal 2003 a Reggio Emilia e dal 2011 anche a Bergamo, sotto la guida di Luca Santiago Mora, fotografo e videomaker, ormai decine e decine di bambini e ragazzini under 18 hanno sperimentato questo percorso, o meglio questa esperienza, lasciando stupiti tutti per le capacità svelate. 



Il metodo adottato dal loro maestro è semplice: niente gomma e niente cestino della carta. Quando si inizia un lavoro, non ci si ferma e non si torna indietro. Magari si balla attorno al foglio per facilitare l’ispirazione, ma poi si va sempre avanti, anche se il foglio non basta più e bisogna aggiungerne altri. 



Cos’ha di diverso questa esperienza rispetto alle tante esperienze di espressività scaturite da persone con problemi psichici? Mi sembra che qui l’energia sia ben più che il frutto di un’istintività. C’è un qualcosa messo a fattor comune, che dà unità anche stilistica ai lavori, che li porta ben oltre il livello di una espressività ossessiva. È sorpendente infatti la capacità che bambini e ragazzini hanno di “chiudere” i loro disegni, di portarli a un compimento oltre il quale un segno sarebbe di troppo. C’è quindi il senso di un percorso, di un tentativo di spingersi fuori, di un’uscita da quel solipsismo in cui resta imbrigliata quasi sempre la cosiddetta “outsider art” (ne abbiamo avuto un test all’ultima Biennale Arte, quella diretta da Massimiliano Gioni, dove ci sono stati presentati tantissimi casi di vera ossessività espressiva). 



È interessante da questo punto di vista scoprire la genesi del nome assegnato all’Atelier. L’ha spiegata lo stesso Luca Santiago: «Ho iniziato per caso, se mai il caso esistesse, e all’inizio mi sentivo un errorestando lì, con loro. Poi ho scoperto che loro si sentono quasi sempre errori, grazie a noi normali: a scuola, sull’autobus, alle feste di compleanno dove non vengono invitati mai. Ma anche che sull’erroresi può costruire un meraviglioso metodo di lavoro per riscattare la potenzialità poeticadi questi ragazzini, sconosciuta a molti, a me per primo. Almeno per questi tre motivi il nostro lo abbiamo chiamato Atelier dell’Errore».

Riscattare la potenzialità poetica significa restituire una chance comunicativa piena a persone che nella normalità si misurano con enormi freni a tirar fuori da se stessi immagini o messaggi. 

Il disegno diventa una breccia. E attraversa questa breccia nascono creature straordinarie e fantastiche, animali mai visti che come dice Santiago Mora «contrariamente all’aspetto spesso feroce ed aggressivo si fanno docili e con infinita pazienza portano sulle loro spalle molte proiezioni delle problematicità di questi ragazzini, portandole lontano, almeno per un po’, con grande sollievo, di tutti noi».

L’eccezionalità dell’Atelier dell’Errore è anche testimoniata da un riconoscimento recentissimo: una delle allieve, Giulia Zini, 15 anni, è entrata nella terna finale del premio più importante che in Europa venga assegnato per l'”outsider art”. È l’Euward, organizzato a Monaco ogni quattro anni dall’Heilpädagogisches Centrum Augustinum. Chi volesse conoscere questa straordinaria ragazzina, può farlo a Casa Testori a Novate Milanese, dove un suo disegno è esposto nell’ambito della mostra Giorni Felici, e dove l’Atelier si presenta al pubblico con un incontro oggi alle ore 16.

Qui il link http://giornifelici.casatestori.it/post/88654481360/atelier-dellerrore-si-racconta