Il Comitato Gariwo, fondato e guidato da Gabriele Nissim, svolge da anni un grande lavoro per approfondire e proporre, soprattutto ai giovani, le figure dei Giusti che durante tutti i genocidi e tutti i totalitarismi hanno salvato altre vite umane, o hanno difeso la dignità dell’uomo. Grazie all’iniziativa di Gariwo, il Parlamento europeo nel 2012 ha votato l’istituzione della Giornata europea dei Giusti, che ricorre il 6 marzo, data della morte di Moshe Bejski, l’artefice del Giardino dei Giusti fra le Nazioni a Gerusalemme. 



Su impulso o ispirazione di Gariwo in questi anni sono sorti, o sono in corso di realizzazione, numerosi Giardini dei Giusti, a partire dal primo creato a Milano sul Monte Stella, sia in Italia che nel mondo, basti pensare al Giardino di Yerevan in Armenia, o a quelli che sono in progetto in Ruanda e in Bosnia.

In Polonia, soprattutto a Varsavia, l’opera di Gariwo ha incontrato l’appoggio entusiastico di alcune importanti istituzioni e di personalità che godono di grande credibilità e autorevolezza.



Prima fra tutti la Casa di Incontri con la Storia, importante istituzione culturale pubblica che dipende dal presidente della capitale polacca, che si è fatta carico di promuovere il lavoro sulla memoria dei Giusti portato avanti da Gariwo. Ma hanno dato il loro sostegno all’iniziativa anche, fra gli altri, L’Associazione dei Giusti Polacchi, il Rabbino Capo di Varsavia, il Museo della storia degli Ebrei polacchi, la Fondazione Geremek, la Fondazione Karta e la Presidente della città di Varsavia.

Due anni fa, in occasione dei festeggiamenti per la prima Giornata europea dei Giusti, si è insediato il Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia, presieduto da Tadeusz Mazowiecki. Il lavoro del Comitato in questi anni ha dato buoni frutti e oggi, 5 giugno, sarà inaugurato il Giardino dei Giusti di Varsavia nel quartiere di Wola, adiacente al terreno su cui sorgeva il Ghetto.



“Il Giardino che sorgerà non ha solo lo scopo di onorare i sei Giusti di quest’anno, e quelli per cui saranno pianti gli alberi negli anni a venire. L’elemento più importante è sollecitare una riflessione in questo angolo della nostra città così duramente provato dalla storia: ognuno dei Giusti qui ricordati si è opposto al male e ognuno di loro è una speranza anche di fronte ad una possibile recidiva del male” ha scritto il presidente del Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia, Zbigniew Gluza.

I primi sei alberi che verranno piantati quest’anno saranno dedicati a Tadeusz Mazowiecki, non solo per il ruolo politico che ha svolto in Polonia e per la sua opera di oppositore al regime comunista, ma soprattutto per il suo impegno durante la guerra in Bosnia; ad Anna Politkowskaja, la giornalista russa uccisa dopo aver denunciato i massacri di civili durante la guerra in Cecenia, a Marek Edelmann, l’eroico comandante dell’insurrezione del Ghetto e uno dei fondatori di Solidarnosc. 

A Jan Karski, l’emissario del governo clandestino polacco che attraversò invano l’Europa e giunse fino agli Stati Uniti per avvertire, inascoltato, i potenti del mondo dei crimini nazisti e dello sterminio degli Ebrei, a suor Antonia Locatelli uccisa in Ruanda per aver cercato di dare l’allarme sullo sterminio dei Tutsi avere così salvato almeno 300 bambini, ed infine a Magdalena Grodzka-Guzkowska, collaboratrice di Irena Sendler, insieme alla quale ha portato in salvo i bambini ebrei rinchiusi nel Ghetto di Varsavia.

Sono uomini e donne con storie diverse, ma accomunati da un tratto comune: dal coraggio di non cedere al conformismo, di non voltarsi dall’altra parte di fronte al male, dalla capacità di ascoltare la voce della propria coscienza e di agire di conseguenza, spesso pagando con la vita.

“Il valore universale del loro esempio ci indica che il bene va costruito da ognuno di noi giorno dopo giorno”, ha scritto Gabriele Nissim. È attraverso questi gesti, che possono sembrare gesti piccoli e “normali”, come spesso dicono i Giusti stessi, che in realtà si può cambiare il corso della storia, basti pensare a come è cambiata la storia di questa parte dell’Europa, grazie al lavoro infaticabile e spesso oscuro, di tanti che non si sono rassegnati al grigiore delle coscienze imposto dall’ideologia, grazie al “potere dei senza potere”, come ha detto Vaclav Havel.

La scelta della data del 5 giugno non è stata casuale, infatti ieri ricorreva il venticinquesimo anniversario delle prime elezioni parzialmente libere in un paese comunista.

Il 4 giugno 1989 quegli uomini “senza potere” hanno fatto cadere in modo non violento, cominciando proprio da qui, dalla Polonia, un regime oppressivo e crudele che per cinquant’anni ha diviso il nostro continente.

“L’inaugurazione il giorno dopo del Giardino di Varsavia, quindi, vuole sottolineare in modo particolare la gratitudine che l’Europa e il mondo intero devono avere nei confronti della nazione polacca e del suo popolo, che ha saputo difendere la libertà di tutti noi sia durante il terribile periodo dell’occupazione nazista, sia nei duri e difficili anni del dopoguerra. Se oggi viviamo in una Europa libera dai totalitarismi lo dobbiamo al sacrificio personale di tanti uomini giusti, molto spesso rimasti anonimi, che hanno salvato ebrei e vite umane durante le persecuzioni e che nel nazismo, come nel totalitarismo comunista, hanno difeso con la loro coscienza il valore della dignità umana. Invece di porre l’accento sul Male, si tratta di valorizzare gli esempi positivi che possono permettere alle nuove generazioni di guardare con speranza e fiducia al futuro. Se durante i momenti più bui della storia, ci sono stati degli uomini che hanno sentito il richiamo della propria coscienza significa che l’essere umano ha sempre la possibilità di scegliere il Bene e di assumersi una responsabilità” scrive ancora Nissim.

Raccontare storie esemplari fa bene soprattutto ai giovani perché indica loro come agire e offre dei punti importanti di riferimento per non farli cedere allo sconforto e alla rassegnazione.

Come ha dichiarato recentemente il giornalista Konstanty Gebert, uno dei fondatori di Solidarność e membro del Comitato per il Giardino di Varsavia: “Uno che ha visto l’89 perde per sempre il diritto morale di essere pessimista, perché quello che è accaduto allora non sarebbe mai dovuto accadere: il comunismo che crolla senza che sia sparsa una goccia di sangue? L’Unione Sovietica che dice “scusi” e se ne va? Ma figuriamoci! Se un anno prima dell’89 qualcuno me lo avesse detto, io avrei riso. Allora, noi che l’abbiamo visto, noi che in qualche modo abbiamo anche contribuito a quegli eventi non abbiamo più il diritto di dire a qualcun altro ‘non funzionerà, non avete nessuna possibilità di farcela’, perché noi abbiamo visto un miracolo e questo miracolo è stato realizzato da mani umane, dalle mani dei Giusti. E questo è per noi un’eredità e un compito”.