“Il pubblico non ha molto tempo a disposizione e non intende correre troppi rischi. Se vi hanno diagnosticato un cancro all’ombelico, non perdete tempo e non vi complicate la vita rivolgendovi a un sacco di medici. Andate dritto dal ‘migliore'”. Quando ho letto questa frase tratta dal libro Basta del guru del marketing Seth Godin, ho pensato che, ancora una volta, con straordinaria efficacia, era stato capace di cogliere uno dei temi fondamentali della società odierna e, spesso, anche delle aziende. La pretesa di chiedere a ciascuno di noi di essere bravo a fare un po’ di tutto. Sei un bravo marketing manager? Ti mandiamo due anni alle vendite. Sei un genio della comunicazione? Una bella esperienza al customer service e completerai il tuo profilo. Ci sono tante case discografiche che oggi hanno scelto, seguendo questa filosofia della diversificazione, un approccio che invece di promuovere e far crescere i fuoriclasse, tende a gestirne migliaia con risultati modesti. E infatti l’intero comparto è in crisi nera.



Da molto tempo penso che uno dei temi del nostro Paese e di molte aziende sia una concezione erronea dell’eccellenza. Eccellenza non è formare dipendenti eclettici e capaci di svolgere un buon lavoro in campi differenti. Eccellenza è avere i migliori in ciascun campo e cercare di non farseli scappare. Per altro “essere in vetta alla classifica” significa occupare un posto profittevole anche dal punto di vista personale. Essere molto bravi in una determinata posizione, rende il profilo molto ricercato e, spesso, molto ben retribuito. E se riflettiamo su questo tema, torniamo ancora una volta alla base, cioè la scuola.



“Tutto ciò che la scuola ci ha insegnato della vita – spiega Godin – è sbagliato, e la cosa più sbagliata è forse questa: il segreto del successo è essere bravi in tutto”. Se torniamo col pensiero ai nostri trascorsi scolastici, non possiamo non ricordare l’imbarazzo di un rientro a casa con un 8 e un paio di 5. Non ci sarebbero stati complimenti per il bel voto. Solo reprimende per le due insufficienze. Ora, ci invita a riflettere Godin: “Vi capita spesso di cercare qualcuno che eccella nel fare cose per voi irrilevanti? Per esempio sperare che il vostro commercialista sia prudente al volante e giochi bene a golf?”.



E il punto è proprio questo. Perché dovremmo interessarci a persone capaci di fare discretamente o bene tante cose, quando sarebbe fantastico trovarne una in grado di fare quella che ci interessa magnificamente. E questo si connette ad un altro tema importante per noi e anche per i nostri figli. Molto spesso cerchiamo di evitare gli ostacoli e di fronte alle difficoltà ci fermiamo o aspettiamo. O addirittura diciamo ai nostri bambini e adolescenti che forse è meglio trovare una altra strada. Che è meglio mollare.

Esistono alcuni libri di preparazione ai test di selezione che suggeriscono di lasciar perdere le domande più difficili e di cominciare a rispondere a quelle facili. Ma se seguiamo questa via, o la suggeriamo, rifuggiamo dall’eccellenza. L’autore americano utilizza un’immagine per descrivere il momento del cambio di passo: il fossato. Il fossato indica il momento della nostra vita o della nostra carriera quando dobbiamo fare un balzo in avanti. Ci dobbiamo calare nel fossato. Volontariamente. E non caderci dentro. In questo modo, cresciamo. Diventiamo leader. Senza dubbio, questo costa sacrifici e momenti difficili, ma ci fa poi muovere verso la vetta della classifica. “Se il picchio batte il becco venti volte su un migliaio di alberi diversi, si mantiene indaffarato ma non arriva da nessuna parte. Se invece lo batte ventimila volte sullo stesso albero, riesce a procurarsi una buona cena”.

Mi piacerebbe pensare che il nostro Paese e i giovani che formiamo per costruire il nostro futuro assomigliassero al picchio testardo e fuoriclasse che porta a casa il risultato e non a quello che, provando a dimostrare di saper diversificare, alla fine muore di fame.