“Il continente è isolato”, è la secolare freddura dei media britannici quando c’è nebbia sulla Manica. Anche l’Economist, in scia al cugino Financial Times, ha scritto ieri che l’Europa è isolata dopo l’attacco a Charlie Hebdo. Non lo è, beninteso, quando difende — senza se e senza ma — il free speech, la libertà di pensiero e di parola che resta una delle radici della modernità e della sua cultura. Il Vecchio Continente è invece vittima di se stesso, secondo la bible della City, quando disegna — letteralmente, nel caso dei vignettisti assassinati — la “caricatura di uno scontro fra civiltà, di un unico campo di battaglia dall’Afghanistan al centro di Parigi”.
Ciò che secondo l’Economist non esiste: né in Francia, né in Gran Bretagna, né in altri paesi d’Europa. La “diaspora musulmana in Europa” e le stesse derive terroristiche — minoritarie, frammentate e concorrenti — rappresentano invece una “fotografia complessa”: ridurla “a una caricatura che umilia l’islam” è — taglia corto il primo degli editoriali dell’Economist — “il modo sbagliato per contrastare un medievalismo sanguinario”. Non diversi erano stati l’altro giorno gli accenti di Tony Barber, direttore dell’edizione europea di FT: anche più duro nel definire “stupida” la satira ultra-libertaria che dal centro dell’Europa risulterebbe “inutilmente provocatoria” verso il mondo islamico.
E’ una posizione che non sorprende quella dei giornalisti storici portavoce della “Compagnia delle Indie” londinese: una tragedia come quella di Parigi è pur sempre un evento perfetto per rimarcare quanto larga sia la Manica, anche nella strettoia fra Dover e Calais. Quanto — almeno dal punto di vista britannico — l’Europa resti ideologica nell’affrontare le sue relazioni, politiche o culturali, prima o dopo un clash. Quanto, d’altro canto, il mondo angloamericano non abbandoni mai, sullo stesso terreno di gioco globale, un realismo geopolitico: in cui non vi sono mai “nemici”, ma “avversari” o “concorrenti”. Pronti in ogni caso a a diventare “alleati” o “soci” in un battibaleno.
Visto dalla City (o da Wall Street), l’islam fa rima con “petrolio”, con “fondi sovrani”, con “sicurezza di Israele”. Si coniuga con una “instabilità” poco gradita ai mercati, perché poco controllabile. E’ il minimo, in ogni caso, attribuirne la responsabilità ai “vecchi europei” del primo e secondo millennio dell’era cristiana: così attaccati ai loro “valori”. Che non sono quelli dei listini.