E’ stato recentemente ripubblicato per i tipi dell’editore Castelvecchi il romanzo best seller di Morris West L’avvocato del diavolo, che segnò nel 1959 il primo grande successo dello scrittore australiano, tradotto in italiano e pubblicato da Longanesi solo nel 1991.

Indagare sulla vita di un uomo, valutare i più piccoli dettagli che possano annullare il suo processo di beatificazione: questo è il compito, ancora oggi, del cosiddetto avvocato del diavolo. Nel romanzo di Morris West questa responsabilità viene affidata a un grigio monsignore del Vaticano, l’inglese Blaise Meredith, invecchiato tra le carte del suo ufficio a Roma: dovrà recarsi in uno sperduto paesino della Calabria, Gemello Minore, e indagare sulla presunta santità di un uomo, Pietro Nerone, morto ormai da tempo, la cui fama di santità persiste nel culto dei compaesani. Meredith è un uomo provato: ha appena saputo di avere un carcinoma che gli darà meno di un anno di vita e nella coscienza di dover a breve comparire davanti a Dio si avvede di aver trascorso una vita dedita al dovere, ma senza slancio e senza passione. Egli si ritrova solo con il suo male.



Parte e per la prima volta incontra la vita nell’ospitalità discreta e amica dell’ordinario del luogo, il vescovo Aurelio di Valente, nella compagnia e nella cura di Aldo Meier, il dottore ebreo del posto, nei racconti di Nina Sanduzzi,la donna di Pietro Nerone, nel tormento di Anne Louise de Sanctis, la contessa padrona del paese, nello squallore della vita sacerdotale del parroco padre Anselmo, nei turbamenti di Paolo, il figlio di Nerone e di Nina, nell’ambiguo cinismo del pittore Nicholas Black. 



Lentamente nell’aridità delle carte e nell’intelligenza sottile di Meredith si fa strada la conoscenza dei fatti e la pietà per le persone, mentre il cancro mina e consuma il suo corpo prima del previsto.

“Qui, per la prima volta, ho ritrovato me stesso come uomo e come prete” scrive Meredith nella sua ultima lettera al vescovo Aurelio, chiedendo di venire sepolto non a Roma, come aveva in precedenza deciso, ma nel paesino che era stato teatro della sua indagine e del suo ministero insieme di inquisitore e di sacerdote.

In effetti, sembra dire la storia, non esiste possibilità di conoscenza se non all’interno di una comprensione più vasta e più acuta, che convoglia insieme esperienza professionale, intuito, preghiera e sollecitudine per il bene delle persone delle quali si viene a sapere punti di forza e di debolezza. In questo modo, senza che il compito per cui Meredith era stato inviato in quello sperduto paese venga sminuito, la storia si fa attuale e vede il cambiamento di tutte le persone con cui Pietro Nerone aveva avuto a che fare e che Meredith accosta con la perizia del giurista e con l’animo del sacerdote.



Un bel romanzo, colto ma non saccente, rispettoso della Chiesa ma non clericale, una storia in cui la grazia fa la sua parte in modo non meccanico, ma attraverso la restituzione degli uomini e delle donne al loro intimo più vero, dove mai tace la domanda di bene, anche dove sia sepolta da cumuli di polvere e di detriti. Un romanzo di speranza, perché la verità viene a galla in modo inopinato e limpido, come la natura di quel posto che ha da sfondo alla vicenda: una terra magra, povera e chiusa, da cui nasce l’ulivo e in cui profumano gli aranceti in fiore.