Cosa può avere di attraente un libro che racconta della morte di un giovane uomo nel fiore degli anni? E a che giova scriverlo? Domande che letteralmente vengono sconfitte e svaniscono dalla prima riga, non solo per chi conosce i protagonisti di queste pagine. Lo scetticismo si sgretola davanti a “Il regalo di Bizzo”, libro originale curato con mano magistrale e sicura da Marco Pippione (Concreo edizioni, 2015).
E’ una trama che si snoda ripercorrendo la vita di Giovanni Bizzozzero, studente di veterinaria morto per un incidente stradale, all’età di 23 anni, il 4 novembre 2011.
Una vita apparentemente normale che parte, come è ovvio, dalla nascita, dall’infanzia, dalla famiglia e dagli amici, raccontata da testimoni certi che hanno incrociato l’esistenza di Giovanni. Avanzando nei giorni e nelle pagine ci si accorge di affezionarsi a lui, conoscendolo sempre meglio ed iniziando a cogliere caratteristiche non comuni in una vita certamente comune. Giovanni, e posso accodarmi alla fila dei testimoni, portava una novità in sé. Viveva una letizia ed una passione per ogni persona, per ogni particolare che la splendida avventura della vita offre. Il libro permette di gustarlo attraverso mail, lettere, ricordi e soprattutto le testimonianze dei genitori e degli amici. Una tenacia ed una persistenza di apertura, di affetto fraterno che trascina ed affascina.
Questi appassionati racconti portano sino al tempo dell’università, in cui Giovanni si butta a capofitto, senza tenere nulla per sé ma offrendo tutto al Signore: “una umanità travolgente e contagiosa”, “uno che non si poteva non notare”, “un’amicizia instancabile, un’affezione profonda” son solo alcuni dei capitoli che descrivono quel memorabile periodo; le persone che ne parlano sono centinaia, delle più svariate. E proprio qui, inaspettata e francamente intollerabile, arriva pagina 83, quella intitolata “Dies natalis”, il giorno della nascita al cielo.
Qui non si può più far finta. Bizzo è morto e a noi cosa rimane?
Caro agli dei è chi muore in gioventù: non è solo una struggente intuizione dei poeti antichi, c’è molto di più. Il titolo del libro lo accenna: il regalo di Bizzo. “Con la sua morte Giovanni ci ha fatto un grande regalo: ci ha messo di fronte all’eterno”, ha detto don Julián Carrón. Bizzo ci ha testimoniato in vita Colui al quale è bello dare tutto e con la sua morte la certezza che niente finisce, che la vita è compiuta, è positiva. Il fiume di bene che nasce da questa morte, i mille frutti inattesi, i volti dei famigliari, dei fratelli e degli amici lo testimoniano. Senza il dolore e le lacrime tutto questo fiorire di vita non ci sarebbe. Leggere il libro significa ancora una volta affidarsi nuovamente con ragione al misterioso ed amorevole abbraccio di Dio. Per questo conviene farlo.