Puoi vedere uomini, donne, ragazzi seduti sul sedile di un tram. O addirittura puoi osservarli camminare per strada, con una mano occupata ad armeggiare delicatamente su piccoli schermi che li collegano al resto del mondo. Come fai in una simile realtà, di fronte a una tecnologia tanto sofisticata, a non restare stupito e nello stesso compiaciuto per un progresso che sembra non avere confini?
Eppure quegli stessi uomini ti riservano sorprese impensabili, testimonianze incredibili di esistenze drammatiche. È un giovane padre di famiglia, un uomo che ha di fronte la vita, a confidarti tristemente: non voglio mettere al mondo figli, bambini, non voglio avere la responsabilità di dare la vita a una persona che diventerà un infelice. E un altro uomo più adulto ti sussurra, con un tono di tristezza, di avere fatto la stessa scelta. Queste persone non appartengono a una percentuale marginale della società occidentale di questo inizio di “terzo millennio”.
Vivono tutti i giorni, in apparenza normalmente, in una contraddizione e in una confusione che sembrano i tratti caratteristici di una società paradossale, che non riesce più a coniugare progresso e conoscenza con il senso della vita.
E il paradosso si trascina all’ombra della grande crisi economica di questo periodo storico, una sorta di suicidio di avidità finanziaria che ha cancellato speranze di benessere, di sicurezza e, perché no?, di lecito arricchimento.
Questo paradosso, questa contraddizione, questi contrasti sono venuti alla mente ieri sera, mentre Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, presentava il suo libro La bellezza disarmata, ultimo edito (probabilmente) da Rizzoli, insieme al direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana e all’editorialista de La Stampa Gianni Riotta.
Nella sala colma di persone dell’auditorium di via Torricelli a Milano, si mettevano in fila i problemi dell’uomo moderno, le esperienze di tutti i giorni, le aspettative e anche le speranze perdute. Ma il significato che emergeva più profondamente dal dibattito di presentazione era quello di come ritrovare il senso della vita, il significato profondo dell’esistenza, cercandolo anche nelle tue radici.
Si è ricordato che il vantaggio di ogni crisi, come quella che sta attraversando la nostra società, è che ci costringe, come scriveva Hannah Arendt, “a tornare alle domande”; “esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto”.
Anche il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, presente all’incontro e autore di un breve intervento, ha convenuto che ponendosi domande, cercando delle risposte, faticosamente, pur partendo da posizioni opposte o molto differenti, si può arrivare a conclusioni che convergono, che sono utili all’interesse complessivo di una città, di una comunità, di una intera società.
Preparandoci a leggere il libro di Carrón, si coglie anche dal dibattito della presentazione l’importanza di porsi domande, di non arrendersi di fronte alla desolazione esistenziale, che toglie valore e senso a tutto e tutti. Bellezza, speranza, evidenza dell’uomo e della vita esistono, hanno un senso e un valore.
Come si possono smarrire in un vuoto nichilismo? In un atteggiamento di perenne scetticismo che ci porta poi a una noia mortale, a una perenne insoddisfazione? Libertà e verità, secondo alcuni filosofi, sono ormai delle “signore invecchiate”.
Sono usciti migliaia di libri su questa crisi della società occidentale, quasi tutti con un taglio economico, sociologico oppure di carattere politico. Sono tutti utili per comprendere la realtà. Ma possiamo cominciare a porci una prima domanda che ci viene solo dall’aver sfogliato il libro di Carrón: siamo proprio sicuri che questa crisi che il mondo occidentale sta attraversando sia soprattutto di carattere economico? Forse Carrón con il suo La bellezza disarmata ci richiama a una realtà che abbiamo accantonato, dimenticato, e che è più profonda. E’ una grande crisi umana, antropologica.
Perché non ritornare a domandarci: chi siamo? Quale è il senso dell’esistenza umana? E la libertà, la verità, sono sempre al centro della nostra attenzione e sono sempre la ragione del nostro vivere?
Forse proprio ripartendo da queste domande, che sono e restano sempre fondamentali, ci può essere il rischio di trovare una soluzione alla paura della crisi che stiamo vivendo. Magari anche una soluzione parziale. Vale la pena di correre questo rischio.