Il sottotitolo del romanzo, Continua la saga di Stieg Larsson, insieme con l’indicazione “Millennium 4” vuole essere una sorta di “marchio di fabbrica” di successo garantito; ma il volume, con cui David Lagercrantz, giornalista e scrittore molto noto in Svezia, si cimenta nella difficile impresa di dare un seguito alla trilogia di “Millennium”, si divora in un soffio per meriti propri. 



In parte, il lettore è invogliato a procedere, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, perché i personaggi sono vecchie conoscenze, e perché La regina dei castelli di carta si concludeva sì con una sorta di lieto fine, ma anche con un finale aperto, anzi apertissimo, che lasciava alcune domande senza risposta: si incontreranno nuovamente Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist? Lisbeth, ormai diventata straordinariamente ricca, riuscirà a godersi un po’ il suo denaro con qualche lacerto di vita, per così dire, normale (qualsiasi cosa significhi questo aggettivo per lei)? E soprattutto, dalla Trilogia di Stieg Larsson avevamo appreso che Lisbeth aveva una gemella: che fine ha fatto questa giovane donna?



A tutte queste domande Lagercrantz risponde iniziando il racconto con un Prologo che ci racconta un sogno, un sogno fatto “Un anno prima all’alba”: “Questa storia inizia con un sogno, e nemmeno un sogno poi tanto speciale. È solo una mano che batte ritmica, insistente, sul materasso della vecchia cameretta di Lundgatan. Eppure è sufficiente a farla alzare dal letto all’alba. Dopodiché Lisbeth Salander si siede al computer e inizia la caccia“.

Il racconto vero e proprio inizia però con le peripezie di Frans Balder, genio della matematica applicata all’informatica, che si è sempre considerato un pessimo padre; tant’è vero che, una volta ottenuto un impiego prestigiosissimo all’estero, a capo di una squadra di ricercatori in un colosso dell’informatica, ha lasciato che il figlioletto August, affetto da autismo, rimanesse affidato esclusivamente alla madre, una nota attrice dalla vita personale piuttosto turbolenta, e, soprattutto, compagna di un attore violento e dedito all’alcool. Ma, una volta tornato in Svezia, e ripreso con sé il bambino, Balder ha una sorpresa: August, che tutti ritenevano sprovvisto di ogni talento particolare, che talvolta si accompagna all’autismo, è in realtà capace di disegnare, anzi, dipingere, riproducendo perfettamente scene, luoghi e volti. Ma Frans viene ucciso di lì a poco, in un inspiegabile agguato.



Nel frattempo, Blomkvist se la passa piuttosto male: “Millennium” naviga in pessime acque e un grande gruppo dell’editoria e della comunicazione — diretto da un suo ex compagno della scuola di giornalismo, diventato ormai un uomo di potere che muove milioni — pensa di innervare la rivista con il suo intervento economico, ma lo scotto da pagare è quello di rendere la creatura di Blomkvist un periodico che strizzi l’occhio alla cronaca rosa, agli avvenimenti del mondo dello spettacolo, alla cronaca di costume: in altre parole, l’amara scelta che si profila è vedere “Millennium” travolto dai debiti, oppure farlo sopravvivere, ma snaturandolo completamente.

Le tre vicende, quella di Balder — e di August —, quella di Blomkvist e quella di Lisbeth tornano presto a intrecciarsi, ed è subito chiaro e palese quello che era emerso pian piano nel corso della trilogia, ovvero che è Lisbeth la vera protagonista della saga. Insieme, spesso, nei luoghi dove si trova Mikael compare una giovane dal viso soave e dall’aria apparentemente dolce e indifesa, una ragazza veramente irresistibile: si tratta di Camilla, la gemella di Lisbeth, sulla cui storia, rimasta in sospeso nella trilogia, Quello che non uccide ci informa (la massima di Nietzsche cui allude il titolo è stata scelta perché si trattava della frase che il padre delle due ragazze, Zalachenko, amava maggiormente).

Il romanzo, che a qualcuno ricorderà a tratti il plot di un film di qualche anno fa, Codice Mercury, centrato sulla protezione a oltranza di un bambino autistico detentore di un grosso segreto, è scritto con estrema professionalità e competenza nella narrativa di genere, e, con il suo intreccio calibrato e ben calcolato di storie e personaggi, nonostante le oltre cinquecento pagine si legge tutto d’un fiato: soprattutto, lascia aperta la porta a un possibile ulteriore episodio della serie, in cui ci possiamo aspettare un faccia a faccia non solo virtuale fra Lisbeth e la gemella.