Ritornano le indagini del giudice Petri (ex giudice, in verità), e del commissario Miceli; anzi, dopo qualche anno, come sanno bene i lettori affezionati della serie bresciana di Gianni Simoni, ormai anche Miceli si accinge a diventare ex commissario, avendo ormai ceduto il posto di capo della Mobile a Grazia Bruni e limitandosi, in attesa della meritata pensione e fra un attacco di influenza e l’altro, a sporadiche apparizioni in commissariato per gestire il passaggio del testimone.
Il tempo passa per tutti, anche per i personaggi dei romanzi polizieschi: così Petri, sempre impegnato a baruffare con l’amatissima moglie, risente di qualche acciacco più serio del consueto; Grazia Bruni, prossima ai quarant’anni, vorrebbe consolidare il suo rapporto con Maccari, e cerca di ingelosirlo riservando più attenzioni ad Armiento, il bell’agente promosso dalla Stradale, dove si era distinto indagando in Omicidio senza colpa; a sua volta, Armiento però sta pensando di chiedere il trasferimento perché la sua fidanzata, la giovane dottoressa conosciuta proprio in occasione di questa indagine, sta per chiedere di essere trasferita in un ospedale emiliano. Nel frattempo, Esposito, il giovane agente che si era innamorato della prostituta Viviana, vede finalmente premiata la sua costanza, perché la ragazza decide di uscire dal giro e trovarsi un lavoro regolare.
In questo quadro, però, ecco l’avvenimento imprevisto: in un fosso, nella campagna dell’estrema periferia cittadina, in una zona abitualmente frequentata da prostitute, viene ritrovato il cadavere di un uomo, quasi irriconoscibile perché i topi ne hanno fatto scempio. Poco dopo, il morto viene identificato: si tratta del dottor De Paoli, il medico amico di Petri, scomparso da qualche giorno. Il dottore è stato ucciso con un forte colpo al cranio. Ma chi poteva volere la morte di questo mite signore, tanto gentile e urbano da curare gratuitamente il figlio, gravemente malato, di una collega di Viviana, e da prestare la sua competenza professionale per puro spirito umanitario alle altre disgraziate costrette a quel lavoro?
Ben presto, però, si scoprirà che De Paoli si era inimicato il marito della sua vicina di casa, perché il medico aveva dissuaso sua moglie, ancora molto giovane, dal sottoporsi all’amniocentesi e, per disgrazia, la bambina della coppia era nata con una gravissima malformazione. Inoltre, Petri e compagni scoprono molto presto che la domestica del dottore, Roberta, giovane e bella, era stata dall’uomo assunta dopo che questi, per puro senso umanitario e di giustizia, l’aveva tolta dalla strada, guadagnandosi pesanti minacce dallo sfruttatore della ragazza.
Fra una baruffa domestica, un prosecco in un bar del centro e un caffè con Grazia Bruni, l’indagine di Petri procede, sino alla conclusione che spariglia le carte e che dimostra come, spesso, la soluzione di un problema sia terribilmente, atrocemente semplice e banale.
Scritto con una lingua pulitissima, elegante e limpida e con un’attenzione tutta particolare (che solo un professionista che abbia vissuto dal di dentro certe dinamiche può avere) ai ritmi e alle convenzioni delle indagini, La scomparsa di De Paoli presenta una storia di ferro, come sempre nei romanzi di Simoni, con alcuni tratti deliziosamente vintage (per esempio, nessuno parla mai di e-mail, internet e simili, e Viviana si ricicla a un lavoro diurno dopo un corso di “stenodattilografia”); e, come valore aggiunto, l’umanità dei personaggi, e il ritmo dei dialoghi fra Petri e la moglie, fanno sempre più di Simoni il vero emulo italiano del creatore di Maigret.