A proposito di Beethoven, e non intendo certamente l’enorme cane San Bernardo del film per famiglie omonimo, pur chiamato così proprio in onore del più famoso Ludwig van Beethoven, di cui oggi celebriamo il 245° anniversario del suo giorno di nascita, possiamo ascoltare una delle sue arie più famose in un altro film non esattamente in tema con il primo, Arancia Meccanica; un film anzi, all’insegna della violenza più sfrenata. Oltre alla famosissima nona, che poi per il protagonista diventerà un tormento in seguito alle cure subite, i cinefili potranno confermare che il campanello a quattro note della casa di Alex imita il celebre attacco della Quinta Sinfonia. A questo proposito ci si potrebbe chiedere quanto la violenza sia stata presente anche nella vita del famoso musicista e la risposta si può individuare a iniziare dalla sua infanzia. Sembra infatti che, il padre, Johann van Beethoven sia stato capace solo di brutalità e di ostinata autorità. Pare infatti che, spesso, completamente ubriaco, costringesse Ludwig ad alzarsi da letto a tarda notte, ordinandogli di suonare il pianoforte o il violino per intrattenere i suoi amici.



La sinfonia n°9 in Re minore per Beethoven è conosciuta come nona sinfonia, è stata l’ultimata opera composta dal compositore tedesco nel 1824. Creata proprio durante l’ultimo periodo della sua vita, quando era completamente sordo. E’ considerata una dei più grandi capolavori di Beethoven, ed è una delle opere più conosciute nella musica classica. Nel 2001, sia lo spartito, sia il testo, sono stati dichiarati Memoria del Mondo dall’Unesco. La sinfonia venne commissionata dalla Società Filarmonica di Londra nel 1817. Nell’opera si possono notare degli schizzi di altri brani che poi sono confluiti in altre opere di Beethoven, come l’Inno alla gioia. La struttura, con un crescendo finale di voci che crea il culmine della sinfonia, ricorda altri brani come la Fantasia Corale. Le voci, infatti, cantano un tema precedentemente suonato dall’orchestra. La sinfonia è composta da quattro movimenti più uno scherzo introdotto prima del movimento lento, inusuale per la sinfonia classica poichè questo veniva inserito dopo il movimento lento. E’ proprio nel quarto movimento che viene introdotto l’Inno alla gioia di Friedrich Schiller e quindi la parte cantata. Una parte del testo venne scritta dallo stesso Beethoven. Come tutte le altre sue opere, anche la nona sinfonia fu eseguita per la prima volta a Vienna. Anche se Beethoven avrebbe voluto eseguirla a Berlino, poiché credeva che ormai Vienna fosse troppo soggetta ai compositori italiani. Ma grazie ad una petizione lanciata dai suoi finanziatori e dai suoi amici infine Beethoven acconsentì per Vienna. Sempre i suoi amici lo convinsero anche a fare il debutto in un teatro invece che in una sala, così il 7 maggio 1824 a Vienna, al Theater am Kärntnertor, si tenne la prima della Nona Sinfonia. L’orchestra era la più grande mai preparata da Beethoven, molti artisti famosi di Vienna vi parteciparono e la sala era gremita di gente e musicisti, poiché era la prima apparizione dopo ben 12 anni. La sinfonia venne eseguita da Henriette Sontag, nella parte del soprano, e da Caroline Unger come contralto. Vi fu un’acclamazione dell’autore per cinque volte consecutive più una standing ovation e, dato che l’autore non poteva sentire gli applausi, la folla pensò bene di agitare fazzoletti, gettare in aria cappelli e agitare bene le mani, per far capire l’alto livello di gradimento. Successivamente l’opera divenne molto famosa e fureplicata in tutto il mondo, le esecuzioni più celebri vi furono al Metropolitan Opera House di New York nel 1913, al Teatro La Fenice di Venezia nel 1944 e al Wiener Staatsoper di Vienna nel 1965. Ad oggi è entrata nella discografia di varie orchestre, in svariati film al cinema ed è anche citata in vari romanzi. La Nona Sinfonia è e rimane una pietra miliare della musica classica grazie al genio di Ludwig van Beethoven.



Una morte apparentemente banale quella di Ludwig van Beethoven, ad appena 57 anni di età. A quei tempi però si trascuravano molto le condizioni di salute e le cure erano ancora di livello scarso. Il grande compositore si prese infatti una polmonite doppia tornando il 2 dicembre 1826, dunque in un clima freddo, a Vienna da una vacanza con il nipote su un carro scoperto e sotto la pioggia. Non si sarebbe più ripreso, passando gli ultimi quattro mesi di vita tra grandi sofferenze. Secondo il suo medico, le cause della morte furono dovute a una cirrosi epatica dovuta a sua volta a una serie di complicazioni. Costretto a letto per mesi, dovette anche fare un’operazione chirurgica per rimuovere l’acqua che si era accumulata nel corpo. Nel 2007 invece una rivelazione shock. Un patologo viennese, Christian Reiter, effettuò delle ricerche su due capelli di Beethoven. Scoprì così che il compositore era stato ucciso per errore dal suo medico durante i drenaggi di acqua a cui era costretto. Sarebbe stato ferito con un bisturi e il medico cercò di curarlo con un unguento al piombo che si usava allora come antibatterico.



Uno spettacolo di Beethoven con le opere musicali che hanno segnato la storia della musica per sempre: è vero infatti che di opere musicali ne esistono migliaia ma solo poche hanno il privilegio di essere immortali. La sonata per pianoforte n. 8 (nota con il titolo di “patetica”) di Ludwig van Beethoven rappresenta un caposaldo della musica classica nonché l’opera di svolta dell’autore stesso. Il nome fu assegnato dall’editore per semplici scopi commerciali. In realtà questo nome rappresenta non un dispregiativo bensì un termine che indica in maniera del tutto amorevole le emozioni che suscita quest’opera. Composta tra il 1798 e il 1789 fu pubblicata per la prima volta nel dicembre del 1789 in onore di un principe e suddivisa in tre movimenti: 1 (grave, allegro di molto e con brio), 2 (adagio cantabile), 3 (rondò, allegro in tempo tagliato). Apparentemente la sonata sembra impossibile da realizzare ed è di una difficoltà unica sopratutto nell’interpretazione ed è proprio questo che rende l’opera un capolavoro. Beethoven introdusse una singolare novità: la ciclicità. Questa caratteristica fu il punto di forza dell’opera e la nota particolare che contribuì alla svolta della carriera del compositore. Da questa nota si evince come l’artista fu capace (non solo in questa composizione) di combinare una varietà di strumenti in maniera pregevole. Il primo movimento è noto per le sue variazioni ritmiche e la sua freschezza, finalizzata a concentrare la massima carica espressiva. La tonalità di base è il do minore ma la sonata è caratterizzata da una forte unicità tematica. La seconda parte è imparentata con la prima e la genialità sta proprio in questo, più che una seconda idea,può essere definita una conseguenza del primo movimento.La caratteristica di questa seconda parte è l’uso dell’armonia in modo fluido rendendo scorrevole l’accompagnamento.Questa parte si presenta più melodica e profonda rispetto alla prima ed è ( a mio parere ) il movimento più famoso, punto massimo dell’espressione creativa di un maestro. Il finale è un rondò in quattro quarti tagliato con la tonalità di base sempre in do minore. Questa parte e sicuramente la più semplice da realizzare e senza dubbio inferiore alla profondità e alla spiritualità del primo e del secondo movimento. Rappresenta una certa grazia della mentalità romantica del settecento, allontanandosi dall’impeto del tema del primo movimento. Il finale può essere definito come la chiusura di un capolavoro pensato e realizzato da un artista completamente fuori dagli schemi, dotato di una sensibilità sovrumana. Clicca qui per sentire e vedere il video della sonata 8. il movimento “Spirito della libertà”.

Può un musicista essere sordo? Per Ludwig van Beethoven probabilmente sì. La musica per definizione è suono, mancando la capacità di percepire, cosa rimane della musica? I geni però sono in grado di superare ogni tipo di handicap. E’ il caso famosissimo di Beethoven, talmente geniale e dalle risorse uniche che poteva “sentire” nel suo cervello anche se l’apparato uditivo non funzionava. Fortunatamente comunque si trattò di un processo che si sviluppò negli anni, anche se nel 1820, sette anni prima di morire, diventò totale. I primi problemi con l’udito il grande compositore cominciò ad averli verso il 1796, ancora molto giovane. Nonostante le cure però non ci fu modo di arginare il problema che rimane ancora oggi dalle cause non del tutto chiarite. Di certo si sa che Beethoven ne fu talmente colpito da arrivare di pensare a uccidersi soprattutto per paura di perdere le sue capacità compositive, ma anche per i commenti delle altre persone. Si chiuse sempre di più isolamento nella sua abitazione negli ultimi anni di vita che le persone, non sapendo della sua malattia, lo giudicavano un misantropo, un antipatico che non amava la vita sociale. Eppure riuscì lo stesso a comporre grande musica, ad esempio la Seconda e la Terza sinfonia, quest’ultima fra le sue più celebri nota come L’Eroica.

Ludwig van Beethoven, di cui oggi si festeggiano i 245 anni dalla nascita, fu un grande compositore, forse il più grande di tutti. Un autore, un genio che con la sua musica ha visto anche una grande influenza della filosofia e del pensiero della sua epoca, con Immanuel Kant che più di tutti influì su alcune tendenze culturali e dunque musicali del geniale Beethoven. Illuminismo e post illuminismo, a questo si ispirò il compositore austriaco durante la sua carriera musicale: dal filosofo, Beethoven trasse la concezione di esistenza di una legge morale interiore alla propria coscienza individuale, che venisse espressa nella forma dell’imperativo categorico. Interessante come il compositore tradusse l’essenza teorica kantiana nella pratica della sua arte, ovvero la musica che divenne perciò il centro della morale nella sua vita con inseriti valori ideali e forze emotive che esprimessero il movimento dei sentimenti e conflitti interiori. Nei suoi diari venne ritrovato anni dopo alcuni passaggi di Kant che ispirarono scelte musicali successive: «Nell’anima, come nel mondo fisico, agiscono due forze, egualmente grandi, ugualmente semplici, desunte da uno stesso principio generale: la forza di attrazione e quella di repulsione». Ebbene, da questi Ludwig van Beethoven trasse i due spettacolari “principio di opposizione” e “principio implorante” con i quali la sua opera divenne una raccolta di temi in conflitto reciproco: il primo con energia ritmica e precisa determinazione tonale, il secondo invece melodico e modulante.

Se sulla vita e le opere di Ludwig van Beethoven si è detto e scritto di tutto, qualcosa di forse inespresso è rimasto riguardo una delle sue qualità più importanti: l’ispirazione, cuore della sua creatività. Scriveva in una lettera al suo allievo, intorno al 1793, Franz Joseph Haydn, insegnante di Beethoven dal 1792 al 1794, che malgrado i rapporti a volte tesi, confessava una grande stima reciproca nei confronti del futuro famoso compositore: “Avete molto talento e ne acquisirete ancora di più, enormemente di più. Avete un’abbondanza inesauribile d’ispirazione, avete pensieri che nessuno ha ancora avuto, non sacrificherete mai il vostro pensiero a una norma tirannica, ma sacrificherete le norme alle vostre immaginazioni: voi mi avete dato l’impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori, molte anime.”. Dimostrazione d’ammirazione che lascia senz’altro un importante interrogativo: l’ispirazione, la creatività, sono talenti di nascita, da non sprecare e coltivare gelosamente o il prodotto di un’applicazione quotidiana alla disciplina della creazione di nuovi contenuti culturali, artistici o di qualsiasi altra branca dello scibile umano? In altre parole, Ludwig Van Beethoven nasce 245 anni esatti fa, oppure c’è un momento nella vita di un uomo in cui una persona fondamentalmente come le altre “diventa” Ludwig Van Beethoven? Ai posteri, forse, l’ardua sentenza.

Ludwig van Beethoven in tutto il mondo viene festeggiato dal mitico doodle di Google che per l’occasione ha scatenato tutta la sua inventiva e comunicazione. In ogni stringa di ricerca oggi che compierete potrete notare il logo animato di Google che identifica il grande compositore austriaco capace di compiere opere straordinarie come la Nona sinfonia, dall’Eroica al Fidelio e tante altre ancora. Per i più attenti, se cliccate play al doodle potrete partecipare al simpatico giochino che vi permette di vedere completa tutta l’animazione solo se metterete in ordine le note dei principali successi di Betthoven che verranno proposti all’interno dello stesso logo. Non resta che provare, oggi è il grande giorno per un grande uomo che ha partecipato alla cultura europea di tutti con la sua straordinaria opera musicale. Clicca qui per accedere al doodle animato di Google su Ludwig van Beethoven.