Le reiterate distruzioni di alcuni patrimoni archeologici e culturali da parte di militanti dello Stato islamico ci colpiscono profondamente. In pochi giorni gruppi jihadisti sono nuovamente intervenuti in quattro diverse località per distruggere e cancellare completamente templi antichi, santuari, chiese e preziosi manoscritti.
Innanzi tutto li sentiamo come un’offesa al bello, alla storia alla quale apparteniamo, alle fatiche dei nostri antenati. Ci appaiono come un’evidente distruzione di ricchezza di cui quei popoli potrebbero godere anziché distruggerla, alimentando così una crisi ed un antagonismo verso un mondo economicamente sviluppato nei confronti del quale il divario, in questo modo, andrà inevitabilmente allargandosi.
Ci sembrano ancora più assurde ed ingiustificate dello sterminio di altri esseri umani. I filmati in cui giustiziano persone inermi nei modi più efferati, tagliando loro la gola o bruciandoli vivi, per quanto violenti e profondamente ingiusti, possono avere una loro lontana giustificazione in una lotta contro un presunto nemico o forse nell’applicazione della legge del “taglione”: voi ci distruggete con le vostre bombe “intelligenti”, colpite le nostre case ed i nostri civili senza sporcarvi e mani; noi invece vi colpiamo in modo evidente, senza nasconderci e promettiamo di farlo sempre di più. Ma la distruzione di quello che l’Unesco ha definito patrimonio dell’umanità e che tutti noi tendiamo a considerare un pezzo della nostra identità, ci appare inspiegabile.
Eppure dovremmo cogliere questa occasione che la realtà ci propone per cercare di andare a fondo e lasciarci interrogare da questi eventi. Cosa vogliono colpire questi fanatici? Il passato? La storia? Qualche nemico? Qualcosa contrario a quanto prescritto da qualche religione?
L’attacco è ancora più profondo perché vogliono colpire la possibilità di giudicare.
Chi accetta di compiere questi atti vandalici effettua un baratto: in cambio di un’obbedienza cieca ed assoluta, non dovrà più fare la fatica di pensare, giudicare e scegliere perché qualcun altro lo farà per lui. È un baratto diabolico perché impedisce qualunque forma di dialogo e di via di uscita. Chi imbocca questa strada può solo percorrerla fino in fondo perché, qualora si pentisse, sarebbero altri che hanno imboccato la stessa strada a colpire “il traditore”. È quello che succede ai ragazzi che raggiungono l’Isis (o altre similari) e che non possono più uscirne. È il motivo per cui in cima alla lista dei nemici da distruggere non vi sono necessariamente i cristiani ma i traditori.
Questo fatto, che a noi sembra così assurdo e lontano, è invece presente anche da noi. Ha modi e forme profondamente diversi, ma vi è un’egemonia del pensiero dominante che ha la stessa radice: chi si conforma può essere giudicato politicamente corretto e non deve più fare la fatica di pensare e giudicare perché qualcun altro lo farà per lui.
Questo pericoloso fenomeno è molto più diffuso di quanto si pensi. Vi possono essere fenomeni specifici, ma emblematici, come il diverbio tra Elton John e Dolce e Gabbana. Un profeta della tolleranza quale Elton John arriva a proporre il boicottaggio verso i due designer, colpevoli di aver espresso pareri contrari ai suoi. E subito raccoglie uno stuolo di altri “progressisti” pronti alla condanna. I più vicini che si allontanano diventano i nemici più pericolosi ed i primi che devono essere abbattuti, proprio come avviene tra le varie fazioni che si ispirano a diverse interpretazioni della fede musulmana. Tuttavia il fenomeno non è limitato a punti di folclore ma a arriva a toccare le nostre radici. Ha ancora senso avere un’identità o dobbiamo nasconderla per non offendere altre sensibilità? Posso fare il presepio nella mia scuola o nel mio ospedale, oppure organizzare un evento di raccolta fondi a sostegno dei cristiani perseguitati, o rischio di offendere altre sensibilità?
Se non si capisce che la diversità è una ricchezza e che deve essere esaltata, se non si è consapevoli che la mia specificità è la migliore garanzia per chi ha altre specificità, rischiamo un appiattimento ed una distruzione di ricchezza analoga a quella praticata dai militanti dello stato islamico.
Quando nella scuola si vogliono eliminare le differenze, non si insegna più agli studenti a giudicare tutto, partendo da una lettura quanto più vasta possibile della realtà confrontata con le esigenze profonde della persona, si opera una distruzione molto grave.
Cerchiamo di cogliere i dolorosi eventi di questi giorni per fare pulizia in casa nostra, condizione preliminare indispensabile per resistere a coloro che vogliono distruggere la nostra identità e la nostra storia.