Un altro personaggio che sarebbe meritevole del ricordo di Google con un doodle personalizzato è lo scrittore Gianni Rodari. Gianni Rodari è stato tra gli scrittori e poeti italiani più noti e importanti del Novecento. Rodari, nome d’arte di Giovanni Francesco Rodari, nasce nel 1920 ad Omegna, comune della provincia di Verbania vicino al Lago d’Orta. Suo padre era proprietario di un forno e aveva sposato una commessa di nome Maddalena Aricocchi. Gianni frequentò nel suo paese natio le scuole elementari ma, in seguito alla morte del padre avvenuta nel 1929, cambiò città e si spostò, insieme al fratello Cesare, nel comune della madre, ovvero a Gavirate, in provincia di Varese.

Il padre di Gianni aveva già avuto in precedenza un altro matrimonio e la madre decise di cedere l’attività del defunto marito a Mario, fratellastro di Gianni. Dopo aver frequentato per un breve periodo il seminario cattolico di San Pietro Martire a Seveso, Gianni si iscrisse alle Magistrali e, contemporaneamente agli studi, cominciò a coltivare anche la sua passione per la musica. 

Stava imparando a suonare il violino e, insieme ad alcuni suoi amici, aveva formato una piccola banda che si esibiva nelle osterie del suo paese o dei comuni limitrofi. Nel 1937 ottenne il diploma di maturità di maestro e, dopo aver fatto il precettore presso una famiglia ebrea che era giunta in Italia per fuggire dalla Germania nazista, nel 1939 si iscrisse all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con l’obiettivo di laurearsi in Lingue. 

In realtà, Rodari non portò a compimento il suo percorso di studi ma preferì andare ad insegnare presso alcuni istituti della zona. Le prime esperienze, a causa anche della sua giovane età, non si rivelarono per lui molto soddisfacenti ma gli diedero, comunque, il modo di sviluppare quella fantasia e quella creatività che diventeranno i tratti fondamentali di alcune delle sue opere più famose ed apprezzate dal pubblico e dalla critica. La Seconda Guerra Mondiale cambiò profondamente il giovane Rodari che, in un primo momento, fu esentato dal servizio militare a causa di problemi di salute ma che, dopo l’arrivo degli americani e con la proclamazione al Nord Italia della Repubblica di Salò, ricevette un incarico presso l’ospedale milanese di Baggio. 

Durante la guerra perse alcuni dei suoi più cari amici. Questi tragici eventi lo convinsero ad abbandonare la causa fascista e a schierarsi con la Resistenza lombarda. Questa scelta precedette di poco la sua iscrizione al Partito Comunista italiano, che avvenne nel 1944. Al termine del conflitto mondiale, Rodari intraprese la carriera di giornalista che lo portò nel 1947 a collaborare con la redazione di Milano del quotidiano comunista ‘L’Unità’. Nel 1950 lasciò per la prima volta la Lombardia e si spostò nella capitale dove, insieme a Dina Rinaldi, fondò e assunse la carica di direttore di un giornale interamente dedicato ai ragazzi e intitolato ‘Pioniere’. Nel 1951 fu dato alle sue stampe il suo primo libro a carattere pedagogico, intitolato ‘Il manuale del pioniere’. Il libro incontrò, però, la feroce opposizione del Vaticano che lo scomunicò. 

Nel 1953 Gianni Rodari si unì in matrimonio alla segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare. Dal matrimonio con Maria Teresa Ferretti nacque nel 1957 la primogenita Paola. Sempre nel 1953, diede vita ad un altro giornale che fu chiamato Avanguardia e che rappresentò la Federazione Giovanile Comunista Italiana. Nel 1956 fece marcia indietro tornando nuovamente alla redazione de L’Unità, su invito di Pietro Ingrao. L’anno dopo entrò ufficialmente a far parte dell’Albo dei Giornalisti. In quegli anni, Rodari non abbandonò la sua passione per il mondo dei giovani e continuò a scrivere racconti per ragazzi. Nel 1958 divenne inviato di Paese Sera. Sempre in quell’anno cominciò a collaborare anche con la Rai e la BBC, partecipando al programma per bambini Giocagiò. 

Negli anni successivi continuò ad occuparsi di giovani e bambini nonostante le sue condizioni fisiche fossero peggiorate. Nel 1968 pensò seriamente di accettare l’offerta di Giulio Einaudi Editore ma, per motivi familiari e per non compromettere la serenità di sua moglie e di sua figlia, decise di rinunciare a quell’incarico. Rimase, così, nella capitale e, sempre a Roma, diresse il Giornale dei Genitori. 

Nel 1970 arrivò per lui il primo grande riconoscimento a livello personale. Vinse, infatti, un premio che nessun italiano fino a quel momento aveva vinto. Si aggiudicò, infatti, il premio Hans Christian Andersen, riconoscimento che viene assegnato a chi si dimostra in grado di scrivere al meglio opere letterarie per ragazzi e per la gioventù. Ad oggi non ci sono scrittori italiani che, dopo Rodari, siano riusciti ad aggiudicarsi l’ambito premio. L’opera per la quale ancora oggi è ricordato in Italia e non solo uscì, però, nel 1973. Gianni Rodari pubblicò, infatti, il libro ‘Grammatica della fantasia; introduzione all’arte di inventare storie’. Il saggio fu rivolto soprattutto ad insegnanti, genitori e a tutte quelle categorie professionali che quotidianamente avevano a che fare con i più piccoli e si occupavano della loro crescita ed educazione. In quegli anni, Rodari viaggiò molto, visitando in diverse occasioni l’Unione Sovietica ma anche la Cina e la Bulgaria. 

Morì a causa di un collasso cardiaco il 14 aprile 1980 presso una clinica di Roma. Rodari ha rivoluzionato la letteratura per ragazzi, con alcune opere come ‘Favole al telefono’, ‘Freccia azzurra’ ‘C’era due volte il Barone Lamberto’ e altri racconti che ancora oggi attirano l’attenzione e l’interesse di bambini e ragazzi.