Esiste un “feeling” tra Sky e la lobby del tabacco? Con tutto il rispetto per chi come Beppe Severgnini sulla prima pagina del Corriere della Sera, ancora ieri, prende sul serio ed esalta la fiction 1992, da parte nostra guardando il serial abbiamo l’impressione di essere di fronte alla vetta — per alta professionalità ed anche una certa genialità — della “pubblicità occulta” a favore del tabacco finora mai raggiunta nella storia della televisione italiana. Vediamo infatti come la sigaretta compaia con insistenza al centro della scena e la positività del fumare sia il filo conduttore che intreccia le storie parallele. 



Insomma, nel corso del divertente feuilleton su Di Pietro/Topolino che dà la caccia a Craxi/Gambadilegno con storie d’amore tra agenti di “Mani Pulite” e figlie di imprenditori suicidi, l’apologia della sigaretta tiene banco. Si fuma dopo la morte della mamma, si fuma dopo l’amplesso. La donna fuma per tenere a bada, l’uomo per trattare e per corteggiare; l’accendisigari scatta ora per intimidire ora per creare complicità: sin dalla scena iniziale in cui il giovane poliziotto entra in Procura nel “sancta sanctorum” di Di Pietro.



1. Il collega più esperto, Venturi, gli chiede: “Hai una sigaretta?”. “Non fumo”. “Fumerai!” è la replica. Perché là dove “gli uomini sono uomini” si fuma. E se il personaggio rifiuta di fumare è perché, come vedremo, nasconde un segreto — una fragilità — inconfessabile. 

2. Nella scena successiva è il carismatico Di Pietro a fumare ostentatamente — e come fuma! — mentre guida la carica al Pio Albergo Trivulzio per arrestare Mario Chiesa. Fumare significa “avere le palle”. 

3. A scoraggiare il fumo è invece il Cattivo per eccellenza — Berlusconi — che sgrida l’assistente di Dell’Utri sorpreso alla toilette con la sigaretta. Non fumare è cioè segno di conformismo e di servilismo: chi fuma è — in contrasto — un uomo libero.



4. Fuma sempre Di Pietro mentre in auto medita sulle indagini perché fumare aiuta a ragionare con astuzia e determinazione.

5. Di fronte all’insegnante che minaccia l’espulsione della figlia è con l’accensione della sigaretta che il protagonista rompe la tensione e crea dialogo. “Si può?”: chiede insinuante. “Ne dia una anche a me”: replica la donna tentata. Tutta la scena ruota quindi intorno all’allusione fallica della sigaretta tanto che quando il corteggiamento diventa esplicito l’insegnante arrossisce e la spegne. Smettere di fumare tradisce imbarazzo e inferiorità.

6. “Ce l’hai una sigaretta?”: torna a chiedere l’assonnato agente Venturi sorpreso a dormire nell’archivio di “Mani Pulite”. Fumare significa riprendere coscienza e tornare in azione. Pastore insiste: “Non fumo”. Ma ora conosciamo, finalmente, il mistero che nasconde: ha l’Aids! 

In “1992”, infatti, vediamo fumare molto chi è di robusta costituzione ed è un grande amatore, mentre chi è malato e sfortunato in amore non fuma. In tutta la fiction il non fumare è associato a ciò che ci appare più repellente: Berlusconi e l’Aids. 

7. E’ nuovamente l’accensione della sigaretta a creare un “ponte” tra i personaggi quando Stefano Accorsi incontra la giornalista del Corriere della Sera. Fumare significa distensione e verità.

8. Fuma in camera sua la figlia dell’imprenditore agli arresti domiciliari per dimenticare e astrarsi.

9. Fuma Di Pietro l’aggressivo toscano negli interrogatori mentre incalza, smonta e vince, e fuma in tutte le scene la sua “squadra”: con la sigaretta in mano si è rapidi e infallibili.

10. Fuma al culmine del piacere Stefano Accorsi nella vasca da bagno con due donne.

11. Il massimo dell’enfasi è poi raggiunto quando abbiamo l’inquadratura dell’accendisigari e del portasigarette. Sono di Dell’Utri e il manager di Publitalia li estrae cerimoniosamente da un prezioso cassetto. L’ingrandimento degli accessori del fumatore in primissimo piano sottolinea la drammaticità della situazione: è la rottura tra Dell’Utri e il suo principale collaboratore. E’ cioè il momento di fumare quando si è nella solennità delle decisioni irrevocabili.

Segue, per il divertimento dello spettatore, la scena del suicidio di Renato Amorese. Siamo al termine della quarta puntata e a questo punto — per parte nostra — ne abbiamo abbastanza.

Mettere insieme l’apologia di “Mani Pulite” e l’apologia del fumo è certamente una grande fiction. Complimenti.