Apre Expo 2015: il grande impatto mediatico e la lunga marcia di avvicinamento a questo giorno, talvolta sofferente, ma sempre desiderosa di “riuscirci”, pone comunque alcune domande, indirizzate alla persona comune, al professionista, al curioso visitatore. Qualunque sia la posizione umana o l’atteggiamento psicologico di ognuno di noi, appare evidente che mai come in questi mesi si è parlato di alimentazione e delle tematiche a essa connesse. Questo è senz’altro il primo merito dell’Esposizione Universale del 2015. Il cibo, elemento banale, quotidiano, quasi automatico nella sua reperibilità, nel suo trattamento e nel consumo, rimesso in discussione. E in Expo assume clamorosamente anche una grande valenza conoscitiva per persone e popoli: “Dimmi come, cosa e come mangi e ti dirò chi sei”.
Da quando occupo gran parte del mio tempo al Banco Alimentare, affrontare il tema del cibo, come lotta allo spreco e come impegno sociale, è forse diventata per me come per tutti i volontari una avventura in cui la vetrina dell’Expo provoca ad andare più a fondo. Il cibo è normalità che accomuna persone, popoli, costumi, abitudini: tutti sulla terra cercano e consumano cibo, tutti devono farlo, per alcuni il rapporto col cibo è anche un mestiere, per altri un intenso e ricercato piacere, per altri ancora un vizio e un eccesso. Possiamo dire che è un po’ una misura della nostra vita. Per questo, parlare di spreco del cibo non è solo una moda, ma una vera necessità morale ed educativa. Non sprecare non è solo preservare il pianeta, ma una posizione umana personale. Expo 2015 richiama milioni di visitatori a soffermarsi anche su questo.
Questo “normale” rapporto col cibo per molti milioni di persone invece non è una semplice abitudine, ma una drammatica sfida quotidiana per sopravvivere. Da piccolo, mia madre diceva spesso a mio fratello – io sbafavo tutto! – “mangia tutto che in Africa i bambini muoiono di fame” e io mi chiedevo spesso che cosa importasse, che vantaggio potessero avere questi bambini, meno fortunati e così lontani, dal fatto che noi pulissimo il piatto. Oggi questa sofferenza quotidiana è arrivata tra noi, alla porta accanto. Anche per questo, sia benvenuto Expo 2015, oggi, in Italia, come forte richiamo a evitare lo spreco di cibo, a perseguire un corrispondente comportamento alimentare personale e, come immediata conseguenza, un impegno alla condivisione, privata e di vicinato, ma anche più ampia e organizzata di recupero delle eccedenze, di autodisciplina nel far continuare nel tempo e nello spazio il valore del cibo, per altri, per chi ne ha meno.
Da una parte la dimensione planetaria di Expo 2015 ci permetterà di incontrare costumi e popoli che con l’alimentazione hanno terrificanti problemi aperti, di produzione e di carenza. Alcuni stati hanno comunque voluto essere presenti e in scarsità di loro risorse li troveremo accomunati in spazi consortili, non nei singoli stupefacenti padiglioni degli stati più floridi.
Ma ci sono e ci richiamano alla loro condizione. Questo messaggio potrà sviluppare una maggior coscienza dell’accesso all’alimentazione, non solo confinata a terre lontane – e quindi di fatto rimovibili dalla nostra cura quotidiana -, ma farci aprire lo sguardo alla problematica più vicina, alle domande dei 6 milioni di poveri assoluti nel nostro Paese.
Emerge immediato il dovere, ma anche la grande opportunità offerta dalle derrate perfettamente commestibili che la filiera alimentare, spesso insensibile o anche solo disinformata, potrebbe recuperare, richiamo anche ai governanti affinché passino velocemente dallo scrivere Carte – importanti, ma spesso rifugio delle buone intenzioni a scarso investimento – a sostenere e facilitare processi semplici e sicuri di raccolta di ciò che il commercio fa avanzare.
Per questo nutro una grande speranza di fronte ai cancelli di Expo 2015 che si aprono oggi: che sia un’occasione non persa, una possibilità di girovagare con curiosità intelligente, a cercare, a capire, a lasciare che tecnica e innovazione non siano per lo sguardo – e per il gusto – solo uno spettacolo di bellezza di forme e di colori, ma coinvolgano la vita di tutti per una consapevolezza: per la persona che ha da mangiare, sul come lo fa; per chi ha a cuore chi meno ha nel piatto, su quale speranza possa poggiare la sua ricerca di sostegno. In questo senso ben si colloca il benvenuto che il Banco Alimentare presenta ai visitatori nel padiglione Zero, attraverso un video che descrive le Buone Pratiche di recupero a scopo sociale.
A tutti auguro una buona, operosa e intelligente visita.