Mai come nell’enciclica Laudato si’ il filo ispiratore che lega papa Bergoglio a san Francesco d’Assisi è stato più evidente. Non a caso papa Francesco ha voluto che le prime parole fossero quelle del Cantico delle creature, composto da Francesco d’Assisi nel 1224. E’ Dio ad aver creato non solo l’uomo ma anche il mondo, fin nelle pieghe stupefacenti dei suoi più piccoli, materiali dettagli. Ecco perché il discorso di papa Francesco è quanto di meno spiritualistico vi sia oggi in circolazione, e la sua “ecologia integrale”, dietro l’apparenza dei termini, è all’opposto della parzialità ideologica di ogni ambientalismo (spesso e volentieri amico della natura ma nemico dell’uomo), spiega al sussidiario Franco Cardini, studioso di storia medievale noto in tutto il mondo, esperto della vita e del pensiero di san Francesco. Raccogliamo la sua opinione mentre è impegnato in una trasferta in alcune università brasiliane. Sferzante la sua replica a chi accusa Francesco di mondanità spirituale: “Se il papa si occupa delle questioni di questo mondo, vale a dire dell’avvenire e del benessere dell’umanità, la sua ‘mondanità’ è legittima, opportuna e benvenuta. Nell’attuale momento storico, dominato dal paganesimo del capitalismo idolatra, c’è un modo solo di essere cristiani: mettersi al servizio degli Ultimi della Terra, lottare contro ingiustizie e prevaricazioni. Papa Francesco vuole questo e non c’è altro da fare”.
L’enciclica comincia con le stesse parole usate da san Francesco all’inizio del suo Cantico delle creature. Perché questa scelta, secondo lei?
Papa Francesco intende stabilire un nesso diretto tra la visione di frate Francesco, che sottolinea come l’uomo sia egli stesso creatura e quindi fratello di tutte le creature, e la sua, che mette in evidenza il ruolo di responsabilità dell’uomo, creatura privilegiata, rispetto a Dio in ordine alla natura. “Responsabile” significa “chiamato a rispondere”. Papa Francesco si pone qui in netta opposizione rispetto alla visione moderna dell’uomo prometeico-faustiano, che si comporta come il padrone assoluto della natura in diritto di sfruttarla e di violentarla indiscriminatamente.
Qual è il senso teologico di quella lode, quella di san Francesco per la bellezza del creato?
Il poema di Francesco è una grande opera d’arte, un trattato teologico sulla gerarchia dell’ordine divino della creazione e un manifesto contro l’eresia catara che in quel tempo infuriava e che sosteneva la malvagità in blocco della creazione in quanto imprigionamento delle forze spirituali nella materia. Il catrarismo riconduceva la creazione al principio malvagio, quindi faceva di satana il creatore. Francesco ha senza dubbio incontrato i catari ma non ne parla mai esplicitamente. Tuttavia il suo poema è una evidente replica alle loro teorie.
Gli organi di informazione hanno salutato con enfasi il primo papa “ecologista” della storia. Secondo lei qual è la vera ispirazione della lettera?
Il papa riconosce come buona l’ispirazione ecologistica di fondo, la difesa e la tutela della natura, ma mette in guardia contro qualunque ideologizzazione e idolatrizzazione di essa. L’uomo è custode responsabile della natura, ma assolti i suoi doveri di tutela ha su di essa anche i diritti di viverne sfruttandola con rispetto e con razionalità, il che vuol dire che ha tutti i diritti d’intervenire su di essa secondo la sua scienza e i suoi interessi. Dicendo che “sora nostra madre terra…ne sustenta e ne guverna“, egli indica che una rispettosa e razionale gestione della natura è legittima. Quindi, nessun rispetto superstizioso, nessuna divinizzazione panteistica.
Altri invece stanno criticando Francesco per essersi occupato nell’enciclica di questioni troppo mondane. Lo direbbero termini come ecologia, clima, acqua, debito ecologico, ecosistema, riscaldamento, biodiversità e molti altri.
Se il papa si occupa delle questioni di questo mondo, vale a dire dell’avvenire e del benessere dell’umanità, la sua “mondanità” è legittima, opportuna e benvenuta. Difendere e tutelare il creato significa anche sottrarlo allo sfruttamento rapinatore delle lobbies che seminano desertificazione e inquinamento per arricchirsi, calpestando i diritti delle popolazioni che vivevano pacificamente dei frutti della terra loro sottratti da atti di pirateria, come l’esproprio di aree estese del continente africano per utilizzarle a vantaggio di monocolture vantaggiose solo per pochi o la deforestazione dell’Amazzonia per organizzare speculazioni”.
Se l’aspettava che Francesco potesse dedicare un’enciclica al creato a alla sua custodia?
Sì, perché Francesco sta lottando duramente contro le degenerazioni dell’economia e della finanza, il cosiddetto turbocapitalismo e le ingiustizie che genera. Violenza contro la natura e violenza contro gli esseri umani tesa a impoverirli e a sfruttarli sono due aspetti della stessa medaglia.
Una certa modernità ha costruito in noi l’idea di un san Francesco riformatore e dunque uomo di pura spiritualità, ecologista ante litteram. Questa idea secondo lei ha qualcosa a che fare con il modo in cui il modo attuale comprende Francesco?
Su Francesco i malintesi si addensano. Francesco non era affatto uomo di “pura spiritualità”. Era un cristiano che intendeva vivere prendendo a modello il Cristo sulla croce, quindi lontano da qualunque tentazione di potenza e di ricchezza. Nella cristianità, dove erano possibili molti modi di essere cristiano, la sua era una scelta possibile al pari di altre. Nell’attuale momento storico, nella modernità atea, materialista e dominata dal paganesimo del capitalismo che idolatra il danaro e il profitto, c’è un modo solo di essere cristiani: mettersi al servizio degli Ultimi della Terra, lottare contro ingiustizie e prevaricazioni. Papa Francesco vuole questo e non c’è altro da fare.
Papa Bergoglio definisce san Francesco esempio di una “ecologia integrale”. Come accoglie questa definizione?
Ecologia integrale significa appunto difesa e rispetto per l’ambiente. L’ecologismo è un “ismo”, vale a dire un’ideologia e come tale una distorsione di un principio positivo. Ecologia integrale significa rispetto della natura e amore della natura a lode di Dio e nel rispetto primario per l’uomo che della natura è custode e responsabile.
Come e dove si legano uomo e natura in Francesco d’Assisi e, per quello che le è dato ora di vedere come studioso e osservatore, in papa Francesco?
Nell’amore per il Cristo, vero Dio e vero uomo, vale a dire modello per l’umanità. Soprattutto per quella che soffre. E denunzia ferma contro chiunque in qualunque modo provochi questa sofferenza o non faccia abbastanza per lenirla. E’ il messaggio che papa Francesco lanciò da Lampedusa il 18 luglio 2013 e che resta esemplare.
(Federico Ferraù)