E’ stato presentato nei giorni scorsi al Taormina Film Fest un film documentario di Enrico Menduni dedicato alla figura di Guido Notari (“L’ultima voce. Guido Notari”). Menduni è uno dei maggiori studiosi di radio e televisione e, cimentandosi da qualche anno anche alla regia, ha colto gli aspetti più interessanti della vicenda di Notari, soprattutto nei significati storici e sociologici. Notari è stato la voce principale dei cinegiornali del fascismo ed uno dei più bravi annunciatori della Eiar, poi diventata Rai. Se perciò il suo nome dice poco al grande pubblico, tutti riconoscono nella sua inflessione vocale lo specchio di un’intera epoca della storia e della comunicazione. Notari non era giornalista, ma annunciatore: leggeva, e bene, i testi degli altri. Era efficace. Così prestò la sua voce alla propaganda fascista, alle adunate, alle mistificazioni sulle imprese coloniali o sulla guerra di Spagna, ma anche, nel dopoguerra, alle cronache di costume del boom economico e persino a film religiosi come “Pastor angelicus”, dedicato a Pio XII. 



In forza della sua neutralità Notari passò indenne dal regime all’età democristiana, pur essendo stato con la sua voce uno degli emblemi del fascismo. Dietro tutto ciò c’è, naturalmente, un giudizio storico, ma c’è anche una questione etica. Fino a che punto è lecito prestare la propria opera (ad esempio la voce) a qualcosa che, forse, non si condivide? Quanto ci si può o deve distinguere? E’ una questione viva anche oggi per chi lavora nei media, il cui potere è sempre di più in mano a colossi internazionali che rispondono a logiche editoriali decise altrove. 



La vicenda Notari fa riflettere anche sul ruolo del sonoro nel cinema e anche nella televisione, troppo a lungo sottovalutato. Bisognerebbe rileggere a proposito alcune riflessioni di McLuhan. Ritengo che in molti casi, più che vedersi, la tv si ascolta, anche se in modo diverso dalla radio, perché con un grado di concentrazione diversa. L’immagine raramente è univoca e il criterio di interpretazione è quasi sempre affidato al sonoro (al commento verbale ma anche alla musica o agli effetti sonori). E’ col sonoro che la narrazione televisiva prende forma definitiva. Oggi però siamo a un punto di svolta: i video online, che crescono vertiginosamente  in tutto il mondo, cambiano le carte in tavola. I video in internet sono decostruiti, frammentati, sono clip provvisorie, spesso senza nessi o significazioni. Sono offerti ad un consumo istintivo e assente, come gli snack o lo street food. In essi perciò l’immagine torna ad essere prevalente, un po’ come nel periodo del muto, ma senza più la meraviglia che ne caratterizzò l’avvento. 



Anche a causa della lingua, l’Italia ha goduto in questi decenni di una posizione d’eccezione nel panorama mondiale, mediando i prodotti internazionali con il doppiaggio. E’ stata una sorta di protezione. Tutto ciò sta finendo. Invasi da una quantità enorme di prodotti da tutto il mondo, vediamo sempre di più, sempre più velocemente, sempre più voracemente. Più visione, ma meno ascolto.

A un certo punto della sua carriera Notari tentò di fare l’attore, senza però brillare. Il Notari più interessante resta quello dietro lo schermo, con la sua tipica vocalità. Del resto, sappiamo che nulla ha potere evocativo come la voce: una delle cose che invecchia di meno, nella veloce vita dell’uomo.