Un libro, quello di cui vi parlo, assolutamente originale per svariate ragioni. Innanzitutto il tema: l’autore si avventura in una delle questioni più spinose che hanno caratterizzato gli studi storici e teologici dell’ultimo secolo, cioè se è possibile e scientificamente accettabile che gli avvenimenti contenuti nei libri dell’Antico Testamento siano definibili come storici. Anche il titolo va controcorrente in quanto recupera un concetto che nella storiografia non era più usato da oltre un secolo: Storia sacra dell’antico Israele. Se Dio non può entrare nello spazio e nel tempo, può esserci una storia di salvezza? Il libro risponde positivamente a questa domanda: quella di Israele è una storia del tutto particolare, alla cui origine c’è la vocazione di Abramo, un fatto apparentemente insignificante da cui nasce un ordine nuovo, il rapporto tra l’uomo e Dio trasforma il corso degli eventi in storia sacra.



Ma c’è un ulteriore motivo che rende interessante questo libro, il suo autore. Maurizio De Bortoli non è un teologo né uno storico patentato, ma uno studioso che da più di trent’anni si occupa di storia, in particolare di storia della Chiesa e dei tanti problemi che ne sono connessi. Ha scritto, tra gli altri, una biografia di Francesca Cabrini, un saggio su Rosmini e uno documentato e attualissimo su Robert Schuman e l’idea di unità dell’Europa secondo uno dei suoi fondatori. Quindi accreditato e coraggioso perché, e lo dice esplicitamene nell’introduzione, la questione tocca la sostanza della fede: “la mentalità razionalista, che ha ridotto la ragione a misura della realtà, ha portato a esaminare il racconto biblico come se fosse letteratura nel senso moderno del termine […] ignorando il simbolismo usato nel racconto per esprimere le esperienze concrete di esseri umani concreti.[…] In questo modo il contenuto proprio della Bibbia, Dio che rivela sé stesso nella storia degli uomini, storia che perciò diventa sacra, non può più essere colto”.



L’ opera presenta inoltre altri pregi: riferimenti in nota ai più recenti studiosi della materia, da Galbiati a Voegelin, Bright, Buccellati, Ratzinger e altri. Tra le pagine che scorrono piacevolmente — a testimonianza che anche un libro colto può essere accessibile a tutti — numerose cartine geografiche documentano le varie trasformazioni e suddivisioni del territorio dell’antico Israele. Non mancano una tavola cronologica, un glossario, un indice dei nomi e degli argomenti.

A chi è rivolto questo libro? A chi desidera conoscere la storia di Israele, raccontata da una voce narrante piana che non vuole innanzitutto convincere ma avvincere, come capita per tutti i racconti che valgono. L’autore ha pensato ai giovani, che — spesso privi di strumenti culturali — non conoscono e non sanno apprezzare il passato che pure è parte della loro storia. 



Dai Patriarchi alla guerra giudaica, la narrazione ci presenta Mosè, Giosuè, i grandi re, la nascita del regno di Israele, l’esilio, il ritorno, il rapporto col mondo greco fino al Messia, per concludersi con un capitolo che affronta una tematica molto discussa nei tempi recenti, le radici giudaiche del mondo moderno. In queste pagine l’autore si sofferma sul monoteismo e sulla conseguente concezione della persona umana: l’io nasce con Abramo, ricorda De Bortoli citando don Luigi Giussani. 

Il volume si avvale di una preziosa prefazione di Ignacio Carbajosa. Lo studioso non nasconde i guasti di una impostazione scorretta degli studi biblici: “Per l’uomo di oggi è uno scandalo affermare che un punto nello spazio e nel tempo rappresenta l’alfa e l’omega della storia dell’umanità. […] Nel campo degli studi biblici, nel quale opero, questo scandalo ha causato guasti gravi e ha compromesso la comprensione della vera natura della Scrittura”. Un libro da leggere, un compagno per questa vacanza.


Maurizio De Bortoli, “Storia sacra dell’Antico Israele”, Itaca 2014.