Non è strano il fatto che un commento ad alcuni passi della Regola di san Benedetto cominci con le parole “Ascolta, figlio”, con le quali prende l’avvio quel gioiello di equilibrio e di armonia umana e cristiana che da tanti secoli educa i monaci e non solo. Quell’inizio è l’eco di parole più antiche, custodite dai millenni nella storia del popolo ebraico e fatte proprie dall’amore della Chiesa: “Ascolta, Israele”. In fondo è tutto qui. L’Alleanza e poi l’Incarnazione, il segreto svelato di un rapporto costitutivo di cui ogni uomo esiste, una voce che chiama e chiede l’amicizia, offrendola a piene mani, oltre la riottosità di molteplici chiusure. Chi scopre nel campo della sua vita l’esistenza di questa unica perla preziosa fa proprio bene a vendere tutto e a procurarsela.



Il ministero di padre Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine Cistercense, autore di Seguire Cristo e di Aderire a Cristo ora pubblicati per i tipi di Cantagalli, sembra concentrato su questo rapporto originario con il Signore che fa tutte le cose e non le lascia a se stesse, ma le accompagna amorevolmente fino al loro compimento. Questa la premessa e la filigrana del suo pacato e robusto discorrere attraverso le pagine della Regola e della Scrittura in corsi di formazione monastica offerti nel 2011 e 2012.



Nel primo dei suoi libri egli prende in esame alcuni passi del Prologo, nel quale si trova l’intenzione più profonda del Fondatore: quella di istituire una scuola del servizio divino, che accompagni il monaco (l’uomo) a vivere dell’amicizia e della sapienza che Gesù offre: “Vi ho chiamati amici, perché vi ho rivelato tutto quanto il Padre mi ha detto”. Ma una scuola è innanzitutto il rapporto con un maestro: “San Benedetto non ci dice anzitutto di ritornare alla Regola, ma di ritornare col cuore e con la vita ad un padre e maestro, di ritornare a qualcuno che ci sia padre e maestro (p. 21). La libertà che tanti uomini e tante donne vivono nella vita cristiana dipende, e sembra solo un paradosso, dalla dipendenza riconosciuta e voluta da un unico Signore, per mezzo della dolcezza e delle asperità della vita comune, guidata dall’abate.



Il secondo libro di padre Lepori ha come oggetto la gioia e prende le mosse dalle figure di Marta e Maria e in modo più sorprendente da quelle dei due ladroni crocifissi con Gesù: la gioia della presenza del Signore assume per così dire l’aspetto più segreto e misterioso del timore di Dio.

La Regola di san Benedetto in molti passi aiuta a riscoprire questo atteggiamento umile del cuore, che tutto si attende dall’amore del Padre. Tra essi l’invito “a non disperare mai della misericordia di Dio” (4,74). L’umiltà è un cammino molto lungo, in cui l’uomo incontra il proprio limite e corre il rischio di fermarsi ad esso. Padre Lepori indica la strada e la meta dell’uomo umile, di colui che accetta la sua miseria, vivendola “in compagnia di Cristo. E poi viene il giorno in cui l’amicizia di Cristo diventa più importante della nostra miseria, e il Suo sguardo buono su di noi sostituisce il giudizio orgoglioso e negativo che abbiamo su noi stessi, e quindi sugli altri” (p. 87).

Una lettura pacificante, che fa respirare anche a chi vive nel mondo l’aria del monastero, “luogo della frescura, dove le lacrime del pentimento lavano l’aridità dell’orgoglio”, come amavano dire i Padri.