Ogni tanto, capita di fare cose per lavoro e di tornare a casa rigenerati. Ogni tanto capita di incontrare persone speciali e di trascorrere 48 ore indimenticabili. A me è capitato un paio di settimane fa, andando a Ponza. Intanto non ero mai stata sull’isola e quindi ero già emozionata perché andavo alla scoperta di un posto che da tanto tempo desideravo visitare e che finalmente entrava nella mia vita. Poi andavo a conoscere un ragazzo speciale di cui avevo solo sentito parlare. Infine, potevo vivere finalmente uno dei weekend della Rassegna di Ponza d’autore di cui sentivo parlare da anni, senza aver mai avuto l’opportunità di andarci. C’erano quindi tutte le premesse per passare un paio di giorni interessanti. Ma mi sbagliavo.



I due giorni sono stati travolgenti. Certo per la magia dell’isola, le persone, il clima, la musica. Ma soprattutto per lui. Sammy Basso. Un ragazzo di vent’anni affetto da una patologia rarissima, la progeria che induce un invecchiamento precoce del corpo. Al mondo ci sono circa un centinaio di casi. Ma qui non mi interessa parlarvi della malattia. Se volete saperne di più andate sul sito www.progeriaitalia.org. Vorrei invece condividere un pizzico dell’energia travolgente che Sammy ha trasmesso al sottoscritto e agli altri presenti.



Due cose mi hanno colpito profondamente. I suoi occhi e il senso dell’umorismo. Gli occhi per la profondità. Per la capacità di guardarti dentro e allo stesso tempo di farti sentire sempre a tuo agio. Ma anche per una frase che ho colto e mi è rimasta impressa: “Non metto mai gli occhiali da sole perché non voglio avere una visione deformata e distorta della realtà. Voglio ricordare le cose esattamente come le ho viste”. Una piccola testimonianza della vita che sgorga come un fiume in piena dal cuore di Sammy. E poi la sua simpatia. La capacità di fare battute, di trovare il lato comico delle cose. Di spiazzarti con un’osservazione o di correggerti se dici qualcosa di inesatto. Si perché Sammy ha una grande passione per la storia (“Perché mi piace sapere da dove vengo”) e per la scienza e quando ti ascolta, se dici qualcosa di sbagliato, interviene e puntualizza. E poi il rapporto con i bambini.



Ad un certo punto di questa bellissima due giorni è arrivato un bimbo piccolo, di tre anni, che proiettato in mezzo a tante persone nuove si è sentito spaesato. Lo è stato per poco tempo, come aveva previsto il padre, e la prima persona con la quale si è messo a giocare è stato Sammy che ha saputo immediatamente toccare le corde giuste per coinvolgerlo e farlo sentire a suo agio. Tutte queste emozioni e sensazioni che ho vissuto in poche ore le ho ritrovate intatte nel libro “Il viaggio di Sammy” che è stato scritto dopo il suo incredibile tour negli USA, sulla mitica Route 66 e che trasmette esattamente lo stesso feeling che io ho vissuto a Ponza. Quello di una famiglia, quella di Sammy, in cui non è straordinario solo lui, ma anche la sua mamma e il suo papà, Laura ed Amerigo, con i quali gioca, scherza,ride, travolge di parole e condivide la sfida di una vita non facile, ma vissuta con il sorriso. “Quel che conta – dice Sammy nel libro – è non perdere la prospettiva delle cose.

Le difficoltà non devono impedirci di coltivare un sogno, anche perché il più delle volte sono solo dei piccoli ostacoli. Se penso alla grandezza del mondo, alla vastità del pianeta e all’enorme rete che collega tutto, ogni problema diventa insignificante Sapere che il mondo va avanti sempre e comunque è incoraggiante. Basta avere consapevolezza di se stessi e rispetto per le proprie potenzialità”. Se dovessi citare i tanti passi che mi hanno toccato il cuore, probabilmente dovrei scrivere un articolo lunghissimo. O in più puntate. Ma un paio di citazioni le devo aggiungere perché sono davvero significative. La prima: “Essere diversi richiede una buona dose di clemenza nei confronti dei normali”, che è una specie di manifesto dell’inclusione sociale e del dialogo interculturale che andrebbe messo in tutte le scuole. La seconda: “Non importa quanta strada resta da fare, quel che conta è sapere che c’è qualcuno disposto a farla con te” che interpreta alla perfezione la dimensione del viaggio che è una metafora della vita, ma anche dell’esperienza di ogni essere umano, sia in relazione a se stesso che agli altri.

La mattinata in barca con Sammy e la presentazione del suo libro in una magica serata di luglio a Ponza resteranno scolpite per sempre nella mia memoria, così come le risate e il decalogo delle 10 cose che fanno crescere in fretta. Quali sono? Mi dispiace. Dovete alzarvi, uscire di casa, entrare in una libreria e comprare il libro. Farà bene a voi e darà una mano anche all’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso. Forza! Cosa state aspettando?