Dopo aver visto alcune immagini dei migranti, accolti o respinti in Ungheria, Austria, Germania, nelle quali è evidente il riconoscimento della dignità dell’uomo o al contrario la ripulsa di tale dignità, la parola della Chiesa nei suoi più autorevoli Pastori diventa attuale e pacificante.

Innanzitutto quella di papa Francesco: “Il nome di Dio è legato ai nomi degli uomini e delle donne con cui Lui si lega, e questo legame è più forte della morte. E noi possiamo dire anche del rapporto di Dio con noi, con ognuno di noi: Lui è il nostro Dio! Lui è il Dio di ognuno di noi! Come se Lui portasse il nostro nome. Piace a Lui dirlo, e questa è l’alleanza. Ecco perché Gesù afferma: «Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». E questo è il legame decisivo, l’alleanza fondamentale, l’alleanza con Gesù. 



Davanti a noi sta il Dio dei viventi, il Dio dell’alleanza, il Dio che porta il mio nome, il nostro nome, come Lui ha detto: “Io sono il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe”, anche il Dio col mio nome, col tuo nome … con il nostro nome”. C’è l’eco dell’Esodo e della misteriosa chiamata di Mosè a guidare il popolo di Israele. C’è l’eco della lotta notturna di Giacobbe. C’è l’eco dei salmi: “Sei tu che hai creato le mie viscere, mi hai tessuto nel seno di mia madre. Al mio nascere tu mi hai raccolto, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio, sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo”.



Anche le parole di papa Benedetto XVI al Mausoleo di Yad Vashem nel 2009 furono tutte incentrate sul tema del nome: “Sono giunto qui per soffermarmi in silenzio davanti a questo monumento, eretto per onorare la memoria dei milioni di ebrei uccisi nell’orrenda tragedia della Shoah. Essi persero la propria vita, ma non perderanno mai i loro nomi: questi sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia sopravvissuti e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l’umanità. I loro nomi, in particolare e soprattutto, sono incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente. Uno può derubare il vicino dei suoi possedimenti, delle occasioni favorevoli o della libertà. Si può intessere una insidiosa rete di bugie per convincere altri che certi gruppi non meritano rispetto. E tuttavia, per quanto ci si sforzi, non si può mai portar via il nome di un altro essere umano. La Sacra Scrittura ci insegna l’importanza dei nomi quando viene affidata a qualcuno una missione unica o un dono speciale. I nomi custoditi in questo venerato monumento avranno per sempre un sacro posto fra gli innumerevoli discendenti di Abraham”.



Anche i nomi e i volti delle innumerevoli persone che con tutti i mezzi cercano di giungere a luoghi in cui sia possibile vivere in pace sono scritti nella memoria di Dio. Anche dal considerare questa originaria dignità dipende il modo dell’accoglienza e del rispetto per il dolore della vita che in esse si raggruma.