Gennaio è anche il mese dei calendari. La fantasia dell’uomo in ogni tempo si è sbizzarrita per associare alla sua funzione primaria, quella del computo del tempo, anche un’altra, più attenta alla bellezza estetica. Da ultimo in piena società industriale si è aggiunta quella legata alla pubblicità, che in questi anni sembra prevalere su tutte le altre. Tanti tipi di calendari si potrebbero ricordare, ma tutti accomunati da un inesorabile destino: lo loro fine segnata dalla conclusione dell’anno.
Il libro-calendario di Russia Cristiana edito dalla Fondazione Russia Cristiana, invece, capovolge questa tradizionale impostazione. Infatti alla rappresentazione dei giorni aggiunge illustrazioni di grande bellezza artistica, legate all’arte delle icone di tradizione orientale, trasformandosi (e non solo a fine anno) in un libro che racconta e spiega la storia e le foto in esso riprodotte.
Negli ultimi anni sono stati scelti luoghi e siti artistici di assoluta bellezza e grande rilevanza artistica in grado di testimoniare nel tempo soprattutto il valore e la profondità dell’arte ortodossa, bizantina, russa e non solo.
Così come ad esempio quello del 2012 dedicato all’arte bizantina a Venezia, o quello del 2013 sulla pittura a Cipro del VI-XV secolo. Nel 2014 fu la volta di Bisanzio e i Balcani. Le splendide immagini presenti nell’edizione del 2015 attestano e documentano la ricchezza di una cultura che ha al centro le comuni radici cristiane d’Europa e gli influssi di Bisanzio nel territorio nord-orientale della Spagna che prese il nome di Catalogna.
Particolarmente significativo in quello di quest’anno è il titolo, tratto da una frase attribuita ai messi del principe Vladimir, che, giunti nella basilica di santa Sofia a Costantinopoli, esclamarono: “Non v’è sulla terra uno spettacolo di tale bellezza….solo questo sappiamo: là Dio dimora con gli uomini”.
E’ questa stessa bellezza che i principi di Kiev, a partire da Vladimir, cercarono di far rivivere all’interno del loro paese gettando le basi di una ricchissima civiltà, in cui si radicano i popoli russo e ucraino. Che tristezza pensare oggi che questi popoli sono costretti ad una guerra che è ben contraria alle loro origini! Proprio il patrimonio artistico dell’antica Kiev, culla della civiltà russa e della fede cristiana del suo popolo, testimoniano a distanza di secoli la comune radice di fede e di cultura cui si alimentano il popolo russo e quello ucraino.
La Rus’ di Kiev si convertì al cristianesimo nel periodo storico detto “epoca d’oro” per la cultura bizantina, che da poco era rinata dopo la crisi iconoclasta degli anni 726-843.
Il cristianesimo, ricevuto per volontà del gran principe di Kiev Vladimir, per alcuni decenni si propagò nella Rus’ prevalentemente all’interno del ceto militare e aristocratico. La costruzione di nuove chiese e la loro ricca decorazione divennero per i principi russi un modo per esprimere il proprio ossequio alla nuova fede, in cui la Rus’ vedeva il proprio futuro. Ne conseguiva naturalmente il desiderio di ingaggiare i migliori artisti, facendoli venire possibilmente da Bisanzio. L’alto livello delle opere d’arte costituiva un segno della ricchezza e della potenza dei committenti.
Il calendario riporta immagini dei mosaici delle chiese di Santa Sofia e di San Michele dal tetto d’oro. La cattedrale di Santa Sofia è stato il primo sito ucraino ad essere inserito tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco.
Il suo modello fu la cattedrale di Santa Sofia di Novgorod, con le sue 13 cupole di quercia, che Jaroslav I decise di imitare in segno di gratitudine verso i cittadini di Novgorod che lo avevano aiutato ad assicurarsi il trono di Kiev nel 1019.
Dopo la rivoluzione russa del 1917, e durante la campagna antireligiosa sovietica del 1920, il governo decise la distruzione della cattedrale e la trasformazione delle fondazioni in un parco dedicato agli “eroi di Perekop”. La cattedrale venne salvata dalla distruzione grazie agli sforzi di molti scienziati e storici. Nonostante questo, le autorità sovietiche confiscarono la chiesa e le vicine strutture trasformandole in un museo della cristianità ucraina.
Il calendario è una splendida testimonianza di questa storia e della fede che dentro questa storia ha aiutato gli uomini ad attraversare periodi burrascosi e vicende umane difficili in cui il sacro si accompagnava con la bellezza e la bellezza rimandava sempre ad un significato del sacro, compagno degli uomini e mai alibi per evadere i temi della vita quotidiana. E’ quanto con più splendore e altrettanta attenzione alla vita umana testimoniano i mosaici della cattedrale di Monreale.
La lettura delle tante schede presenti nel calendario aiutano a comprendere quanto sia folle oggi l’idea di una guerra tra due popoli accomunati da così tanti elementi di contatto e figli della stessa origine cristiana.
C’è una famosa frase di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia a Cinisi il 9 maggio del 1978, che dice: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. … per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
Il calendario di Russia Cristiana di quest’anno può aiutare ad apprezzare e quindi ad insegnare la bellezza, purché, come ha detto l’arcivescovo di Monreale nella sua intervista del 1° gennaio, si abbiano occhi buoni per scoprirla.