Tra le fiabe scritte da Charles Perrault ce ne è una che è stata ignorata per lungo tempo soprattutto dagli sceneggiatori cinematografici che spesso hanno riportato sulle schermo le altre e mai considerato questa. Si tratta di ”Enrichetto dal ciuffo” fiaba popolare del 1697. Il tema raffinato che gira attorno al protagonista è quello della metamorfosi che ci invita a riflettere sulla bellezza dell’aspetto fisico che l’autore spiega non esiste, ma riguarda solo l’osservatore. La storia racconta di Enrichetto figlio di una regina nato con delle deformità fisiche, ma a cui una fata aveva regalato un dono importante e cioè quello di essere molto intelligente e di poter donare questo a chi avrebbe amato. Incontrerà una principessa bellissima ma poco intelligente a cui donerà il suo amore e che lo trasformerà, grazie all’intelligenza ricevuta, nel suo principe azzurro. Chissà perchè al cinema non abbiamo mai visto questa fiaba dall’incredibile potenziale espressevio e soprattutto morale.



Mentre sui vostri pc troverete i doodle Goole su Charles Perrault che ne celebrano la nascita in questo 12 gennaio 2016, proviamo invece a pensare ad un altro ‘big’ delle fiabe: i fratelli Grimm. Ci sono ovviamente molte analogie fra i due scrittori, tanto che spesso, leggendone gli scritti, si fa fatica a capire chi abbia scritto cosa quando e perché. La sfida maggiore solitamente viene fatta su Cenerentola che si riesce a distinguere in Perrault solo per il lato umano che contrasta con quello regale donato dai Grimm. Infatti la loro Cenerentola ha le scarpette dorate, mentre la bella di Perrault ha una semplice scarpetta. Un particolare sicuramente che fa capire se una donna è altolocata o meno. Ma vediamo invece che cosa ne pensano i due autori de La Bella Addormentata nel bosco. Ricordiamoci che Perrault è noto per la crudità con cui descrive determinate scene. Infatti troviamo che la Bella dei Grimm è spensierata, scanzonata, fino a che non si punge con il telaio e cade in un sonno profondo. Perrault invece ci descrive una perfida Bella che getta di sua spontanea volontà l’incantesimo che fa addormentare tutti, lasciando svegli solo i genitori. La favola di Perrault inoltre si protrae nel tempo e quindi la Bella vive per anni, anni e anni. Tranne i poveri genitori che sono destinati a morire dopo poco visto che la figlia ha pensato bene di non salvarli. Vediamo inoltre un altro particolare. All’inizio della favola Perrault ci parla della madre della Bella e per l’occasione ci dice anche che è un’orchessa. Già matrigna era sufficiente ma in più anche orchessa, giusto per sottolineare che non poteva essere che cattiva e pure brutta. In realtà, inoltre, Bella si sposa in segreto con il Principe -tiè- e fa pure due figli. La condanna sarà vivere con l’orchessa -a socira- per tutta la vita. Una fine che i Grimm le hanno voluto risparmiare. Ora, date le premesse, quale delle due versioni delle fiabe racconterete ai vostri piccoli? Nel dubbio usate la voce di Freddy Krueger che almeno è un mostro vero. 



Nel giorno in cui si celebra il grande scrittore Charles Perrault, una fiaba come questa non è possibile non ricordarla: e parlando di ‘Cenerentola’, è altrettanto facile indirizzare il pensiero a Walt Disney. I più informati sapranno comunque ricondurre la favola a Charles Perrault e ai fratelli Grimm, responsabili di due delle versioni standard della storia in occidente, il primo dei quali, Perrault, ne scrisse una versione nella seconda metà del XVII secolo, ricavandola dalla versione pubblicata in Italia nel 1634 con il titolo ‘La gatta cenerentola’, di Giambattista Basile. Se questa ricostruzione potrebbe sembrare risolvere la genesi della fiaba, si ricorda che in realtà ne esistono più di 300 versioni, la versione più antica è già presente nella tradizione egiziana, che si contende con la Cina la paternità originaria. Nella nostra cultura, gli elementi della fiaba sono responsabili di una sorprendente varietà di significati metaforici, uno su tutti, con riferimento al modo in cui Cenerentola appare nella prima parte della fiaba anche nella versione di Charles Perrault, il termine può intendere una persona remissiva, mite, o costretta a una vita modesta.



Anche il Gatto con gli stivali è tra le fiabe scritte da Charles Perrault, l’autore francese di cui ricorre oggi il 388esimo anniversario della nascita. Questo l’incipit della favola tanto amata da grandi e piccini: “C’era un mugnaio, che aveva lasciato ai tre figli nient’altro che il mulino, un asino e un gatto. La spartizione fu ben presto fatta. Non vennero chiamati né il notaio né il procuratore. Si sarebbero subito mangiati l’intero patrimonio. Il più vecchio ebbe il mulino, il secondo l’asino e il giovane null’altro che il gatto. Il povero giovane era alquanto sconsolato per aver avuto così poco. «I miei fratelli» diceva «possono guadagnarsi da vivere abbastanza bene, unendo le loro risorse; ma, dal canto mio, quando mi sarò mangiato il gatto e mi sarò fatto un manicotto con il suo pelo, dovrò morire affamato»”. E in questo speciale anniversario rileggiamo anche l’attacco di due ra le fiabe forse meno conosciute di Charles Perrault. Da Le Fate: “C’era una volta una vedova, che aveva due figlie: la prima tanto le somigliava nel viso e nel carattere, che veder lei e la mamma era tutt’una cosa. Erano tutt’e due così intrattabili e superbe che non era possibile viverci insieme. La seconda invece, che per dolcezza e civiltà era tutto il babbo, era anche la più bella ragazza che si potesse vedere. E poiché naturalmente si vuol bene a chi ci somiglia, la mamma farneticava per la prima e non potea soffrire la seconda, facendola mangiare in cucina e lavorare a tutto spiano”. E da Ricchetto dal ciuffo: “C’era una volta una regina, la quale mise al mondo un figlio, così brutto e mal fatto che si stentò un pezzo a crederlo un essere umano. Una Fata, presente alla nascita, assicurò nondimeno che il bambino sarebbe stato amabile lo stesso, visto che avrebbe avuto molto spirito; soggiunse anzi che in virtù del dono da lei fattole, egli avrebbe potuto comunicare tutto il proprio spirito alla persona che avesse amato”. 

Cosa non si fa per un figlio: sarebbe bello chiederlo a Charles Perrault, lo scrittore francese di cui oggi ricorre il 388esimo anniversario della nascita e a cui Google dedica addirittura un doodle celebrativo. Il papà di tante fiabe sopravvissute fino ai giorni nostri infatti, nutriva un amore sconfinato nei confronti del figlio Pierre, un giovane impulsivo scapestrato che aveva ucciso un coetaneo nel corso di un duello. Quest’omicidio era costato al ragazzo un processo che lasciava presagire un lungo periodo di prigionia e allora cosa fece uno degli uomini più colti della Francia del 17esimo secolo? Si convinse che era cosa buona e giusta firmare a nome del figlio la sua opera più celebre “I racconti di Mamma Oca”, apponendo per giunta la dedica ad una nipote del re. Sì, perchè come scriveva Perrault:”È senza dubbio di grande utilità avere spirito, coraggio, nobiltà, buon senso, e altri talenti che sono dono del cielo. Ma tutte queste belle cose per la vostra carriera nella vita resteranno inutili se non ci saranno, a farle valere, padrini e madrine“. In poche parole, una presa d’atto dell’importanza di quelle che oggi chiameremmo “raccomandazioni”.

Charles Perrault dovrebbe essere ringraziato, e non solo con un Doodle su Google, da migliaia di addetti a cinema e cartoni per tutte il materiale e le idee fornite per le varie generazioni future: sono infatti tantissimi i riadattamenti della fiaba Cappuccetto Rosso di Charles Perrault e negli anni quello che era un film drammatico si è sempre di più avvicinato al genere horror. La pellicola che ha sicuramente spostato più gli equilibri in questo senso e che ha impressionato il pubblico e la critica è Cappuccetto Rosso Sangue, pellicola del 2011 diretta da Catherine Hardwicke. La regista di Cameron si era già distinTa per film particolari come Thirteen – 13 anni, Nativity e Twilight. Nel cast troviamo Amanda Seyfried, Gary Oldman e Max Irons tra gli altri, attori che hanno sicuramente incarnato questa trasformazione della storia. Il potenziale horror della storia di Perrault è sicurametne esplosa, dando più potere alla parte finale della storia dove la giovane ragazza arriva a casa della nonna e la trova divorata da una feroce belva. Lo spessore del film deriva dal fatto proprio di aver usato la fiaba solo come spunto per riuscire poi a tirar fuori una storia che possa avere una sua identità. Clicca qui per vedere il trailer. 

A 388 anni dalla nascita di Charles Perrault occorre ricordare il ruolo svolto per lo sviluppo della cultura nella Francia del 17° secolo. Nel 1671 infatti, Perrault entrò a far parte dell’Academie Française, un passo “ufficiale” dopo anni di vicinanza al minsitro di Luigi XIV, Jean-Baptiste Colbert, che lo avevano visto interessarsi di politiche artistiche e letterarie con un ruolo nell’ombra. All’interno dell’Academie, Perrault divenne la guida dei cosiddetti “Moderni”, il gruppo che si opponeva strenuamente agli “Antichi” secondo cui le vette della produzione artistica erano state raggiunte dai greci e dai romani, e che asseriva dunque che qualsiasi cosa potesse essere pensata da lì in avanti dovesse essere considerata soltanto una imitazione, o una rivisitazione dei classici. I Moderni non volevano però accettare che l’intelletto umano avesse esaurito l’inventiva e spingevano con forza affinché nuove forme artistiche venissero create, per dimostrare così che i classici non erano “insuperabili” come in molti credevano.

L’occasione del 388esimo anniversario della nascita di Charles Perrault fornisce un’occasione unica per analizzare gli obiettivi prefissatisi dal francese al momento della trascrizione delle sue fiabe. Detto che la sua raccolta più famosa fu “Histoires ou contes du temps passé, avec des moralitez“, letteralmente “Storie e racconti dei tempi passati, con la morale“, ma nota ai più come “Racconti di Mamma Oca“, è chiaro a tutti che tra le caratteristiche principali della scrittura di Perrault vi fosse la ricerca di una morale da utilizzare per dare un insegnamento alla comunità Ne è un esempio lampante la storia di “Cappuccetto Rosso”, che nella rivisitazione di Perrault vede la bambina mangiata da un lupo famelico, che almeno per una volta non viene castigato da alcun cacciatore. Lieto fine? Neanche a parlarne! Meglio secondo il francese trasmettere alla popolazione un messaggio forte e chiaro: mai fidarsi degli sconosciuti. Qualcosa di simile si può vedere anche ne “La Bella Addormentata nel Bosco”: rispetto alla versione originale della fiaba infatti, Perrault, come i Fratelli Grimm, sceglie un nuovo “cattivo” da inserire nella narrazione. Guai infatti a trasmettere alla società borghese la sensazione che una madre possa nutrire odio nei confronti dei figli naturali! Meglio trasferire il ruolo ingrato alle matrigne, alle seconde mogli, facile no?

Tra le fiabe più famose scritte dal francese Charles Perrault c’è sicuramente ”La bella addormentata nel bosco”, che ha suscitato tantissimi adattamenti cinematografici sia in forma di animazione che di film classico. Una delle ultime pellicole che ha reinterpetato la storia e l’ha portata verso limiti anche estremi è Maleficent, film prodotto e distribuito sempre dalla Walt Disney Pictures. Il film del 2014 è stato diretto da Robert Stromberg, che fino a quel momento aveva fatto più che altro il supervisore agli effetti speciali di tanti film americani. Nel cast c’è una splendida Angelina Jolie che interpreta Melfica, Elle Fanning e Sharlto Copley tra gli altri. La Disney ha già annunciato di aver messo in produzione un sequel della pellicola visto l’immenso successo di pubblico e critica. La pellicola ha vinto nel 2015 il People’s Choice Awards come Miglior film per le famiglie, il Kids’ Choiche Awards con Miglior Antagonista per la Jolie, il Golden Trailer Awards nella categoria Fantasy d’avventura, la Migliore scenografia agli Hollywood Film Awards. Dalla penna dello scrittore francese un passo da oscar con l’incantevole e perdita Angelina, clicca qui per vedere il video trailer, sarebbe piaciuto a Perrault?

Festeggerebbe oggi 388 anni Charles Perrault, lo scrittore francese nato il 12 gennaio 1628. Se forse il nome non è conosciuto ai più, molto note sono le sue fiabe arrivate fino a noi, grazie anche alla traduzione di Collodi. Da Barbablù al Gatto con gli stivali, passando per Cenerentola, Pinocchio e Cappuccetto Rosso. In occasione di questo speciale anniversario perché non rileggere gli incipit di alcune favole tra le più amate da grandi e piccini? Da I racconti delle fate di Charles Perrault ecco l’inizio di Barbablù: “C’era una volta un uomo, che avea belle case e belle ville, vasellame d’oro e d’argento, mobili ricamati, carrozze tutte dorate; ma per disgrazia quest’uomo avea la barba blu; e ciò lo rendeva così brutto e terribile, che non c’era donna o ragazza che non scappasse in vederlo”.E ancora da La Bella del Bosco Dormiente: “C’era una volta un re e una regina, ch’erano tanto tanto arrabbiati di non aver figli. Visitarono tutte le acque del mondo: voti, pellegrinaggi, divozioni spicciole, tutto inutile. Alla fine però la regina divenne gravida e partorì una bambina. Si fece un bel battesimo; si dettero per comari alla principessina tutte le Fate ch’erano in paese (sette se ne trovarono), affinché ciascuna le facesse un dono, come usavano le Fate a quel tempo, e così la principessina ebbe tutte le perfezioni immaginabili”. L’incipit di Charles Perrault per Griselda: “A piedi degli alti monti; dai quali il Po scaturisce e si versa per le campagne, viveva un principe giovane e prode, che era la delizia del suo paese. Il cielo gli avea fatto, fin dalla nascita, ogni dono più raro, come se proprio si trattasse d’un gran re”. E all’inizio de I desideri ridicoli scrive: “C’era una volta un taglialegna, il quale, stanco della vita — così almeno diceva — avea gran voglia di andarsene al mondo di là. Da che era venuto al mondo, a sentir lui, il cielo spietato non avea mai voluto esaudire un solo dei suoi voti”. 

Tanti auguri a Charles Perrault, per l’occasione abbiamo preparato una torta con 388 candeline. Avete capito bene il numero, tranquilli, perché Perrault è nato il 12 gennaio 1628 in una famiglia molto vicina alla Corte francese. Il padre, infatti, era un noto avvocato del Parlamento ed il fratello Claude svolgeva due mansioni, quella di medico ed architetto. Ovviamente Charles Perrault è molto conosciuto per via della sua fluente letteratura che non solo è arrivata fino a noi ma ha trovato immediatamente larga diffusione. Oggi sarebbe una icona pop. Di sicuro. In Italia, per esempio, molte delle sue opere sono state tradotte da Collodi, ovviamente in lingua cortese, toscana. Ogni mamma sicuramente ha raccontato almeno una volta ai propri piccoli la favola di Cenerentola, che ha fatto sognare le bambine e che ha aiutato un notevole giro d’affari per i costumi da Principessa, le scarpe da Principessa, la zucca della Principessa. Insomma, Cenerentola potrebbe tranquillamente battere Barbie. Meno fortunati i maschietti che sicuramente non potevano avere in regale il cavallo del Principe Azzurro. A questi ultimi, per lo più, le mamme -ma soprattutto i papà- raccontano molto più frequentemente la favola di BarbaBlù, giusto per avere qualche incubo notturno.

E anche se a molti il nome di Charles Perrault dirà poco o niente, al pari, in senso inverso, di quanto il titolo ‘La bella addormentata nel bosco’ stimolerà le aree del cervello legate ai più dolci e infantili ricordi. Facile immaginare che l’accostamento è però dovuto al fatto che del secondo ne è autore il primo, a sua volta ispirato da precedenti versioni d’origine europee. Inutile dire che il prolifico scrittore francese, Charles Perrault, autore di tutte le maggiori favole che hanno popolato i nostri sogni di bambini, non era certo a corto d’immaginazione, tuttavia, molti dei suoi maggior successi sono dovuti a rielaborazioni di storie tradizionali della cultura popolare, attualizzate e addobbate con elementi del suo territorio, come il Castello di Ussé, un castello gotico e rinascimentale situato sulle rive del fiume Indre, nel comune di Rigny-Ussé, che si vuole rappresentato ne ‘La bella addormentata nel bosco’. Regola vuole infatti, che niente sia più facile, per ogni scrittore, di parlare di quel che si conosce bene, e Charles Perrault non fa eccezione.

Non tutti sanno che la favola di BarbaBlù di Charles Perrault è molto diversa da come è arrivata ai giorni nostri. L’abile poeta e scrittore, inventore di molteplici fiabe, agitava la sua piuma d’oca in maniera cruda e già in quell’epoca la censura non poteva permettere che determinati particolari arrivassero fino a noi. Per esempio, sapete che cosa si nasconde dietro la favola di BarbaBlù? Sì certo, le torture le conoscono tutti, ma quale è il suo vero significato? Perrault voleva indicare con quella favola un ‘must’ di quei tempi, ovvero che le donne dovessero avere rapporti con i propri uomini solo una volta sposate. Questo è il vero mistero che si cela dietro quella porta che la giovane moglie di BarbaBlù non doveva assolutamente aprire. Nel caso in cui l’avesse aperta -la porta- sarebbero aleggiate su di lei orrori e brutture indicibili. Così avviene perché ovviamente la curiosità è donna e quindi BarbaBlù si rivela in tutta la sua malvagità. Inoltre dobbiamo ricordare il particolare della chiave, quella che il tremendo BarbaBlù dona alla sua bella poco dopo le nozze, con il monito di non aprire mai quella famigerata porta. Chiunque avrebbe dei dubbi sulla sua mossa, ovvio che se dai una chiave a qualcuno e gli dici di non fare qualcosa, lo farà certamente. Ma dietro, ancora una volta Charles Perrault nasconde una morale: la fedeltà coniugale. Interessante vero? BarbaBlù dona una chiave alla moglie perché si fida che non aprirà la porta? No, voleva assicurarsi che non lo facesse, quindi si aspettava l’esito che poi conosciamo tutti. E’ proprio il caso di dirlo: fra moglie e marito… non mettere la chiave.

E il 388 anniversario della nascita di Charles Perrault non è passato inosservato dalle parti di Google, che gli hanno dedicato un doodle a dir poco principesco. O meglio, fiabesco, come si merita il buon Charles Perrault. Un principe stupito dalla bellezza della bella addormentata, e due piccoli cammei con il mitico arcolaio e gli stivali del leggendario gatto che tanto ha ispirato sogni e trasposizioni cinematografiche. Ok, ok, sembra quasi una banconota, ma per una volta non ci dispiace. Come i soldi del Monopoly, anche nei sogni le cose belle si devono comprare. Solo che i ricchi non sono i più furbi o i più spregiudicati. Ma chi ha più fantasia, leggerezza, e chi sa più sorridere. E infatti ad ogni nuovo accesso a Google il logo cambia per mettere in mostra altre tre fiabe di Charles Perrault. Cosa ci sarà al di là del clic fatto su questa ennesima “ispirazione” di Google? Il doodle per Perrault abbraccia quasi tutto il pianeta. La Russia, l’Italia e la sua Europa, l’India il Brasile e gli Stati Uniti. Insomma, dove si può sognare, e imparare dalle fiabe Charles Perrault significa qualcosa per milioni di bambini. E allora perchè “quasi”? Perchè non in tutto il mondo? Beh, completare l’algoritmo è sempre compito dell’uomo. Una sua responsabilità.

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