NEW YORK — “L’accordo di Parigi sul cambiamento climatico è stato firmato da 193 paesi: non è eccessivo parlare di piccolo miracolo. E non è fuori luogo riconoscere un ruolo decisivo all’enciclica di Papa Francesco”. Jeffrey Sachs, professore di economia sostenibile alla Columbia University e consigliere speciale del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, è un mostro sacro ma non riesce a usare parole ordinarie conversando della Laudato Si’ con il cardinale Sean Patrick O’Malley. L ‘incontro conclude la prima giornata del New York Encounter 2016 e nell’auditorium principale del Metropolitan Pavillon la gente è in piedi. 



L’appello del Papa contro la “globalizzazione dell’indifferenza” non ha lasciato indifferente nessuno. “È difficile che un pastore riesca a parlare direttamente con i giovani di un documento del magistero della Chiesa” — dice l’arcivescovo di Boston, ormai assiduo del NYE. “Eppure è quello che sta accadendo: riparare il mondo non è solo un meraviglioso invito, ma è una proposta culturalmente forte e credibile. Tutti, non solo i giovani, sentiamo che il Papa sta preoccupandosi di ciascuno di noi: che il suo appello a tornare a casa pone con chiarezza la questione della riconciliazione fra tutti gli uomini, nello spazio e nel tempo”. 

Ma quali sono le chiavi interpretative che hanno imposto l’enciclica all’attenzione comune di leadership politiche, scienziati, uomini tutti?

Sachs — un economista che ha attraversato tutte le stagioni intellettuali dell’economia di mercato contemporanea — ha pochi dubbi quando afferma l’autorevolezza superiore dell’enciclica non nel contestare l’economia di mercato, ma nell’affermare che essa non può funzionare se resta autoreferenziale, se non accetta “una cornice di moralità”. E sottolinea, Sachs, come la dottrina sociale della Chiesa mantenga capacità d’impatto, di parola alta in tempo reale: anche la Rerum Novarum, ricorda, colse con lucidità gli sviluppi della seconda rivoluzione industriale e diede un contributo di primo livello agli aggiustamenti sociali del progresso economico.

Anche oggi la tecnologia, anzitutto, crea ogni anno incrementi del Pil mondiale, eppure il mondo è in crisi. “Per Papà Francesco la povertà e i rischi ecologici sono collegati da nessi profondi: l’ingiustizia sociale e le diverse mancanze di rispetto per la dignità umana non sono diverse dalle violazioni verso la natura, la sua ricchezza e la sua bellezza”. E la ricetta? “Il Papa ha riaffermato con forza il legame creativo fra Dio, persona e natura. Ma poi sono gli uomini a dover ritrovare se stessi in quel legame. L’enciclica domanda che gli uomini ricomincino a dialogare sul loro destino naturale: gli scienziati con i politici e gli imprenditori. Che se ne parli nei consessi mondiali e nelle periferie. Con la fede e con la ragione. Sta già accadendo: il Papa ci ha fatto davvero un grosso regalo”.