LIPSIA — Papa Francesco andrà in Svezia il prossimo 31 ottobre: prenderà parte ad una cerimonia congiunta in programma a Lund fra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale, per commemorare l’inizio del 500esimo anniversario della Riforma, che cadrà il 31 ottobre 2017, giorno in cui secondo la tradizione Lutero avrebbe appeso le sue tesi nella Schlosskirche, in cui oggi è sepolto a Wittenberg.
Nel mondo luterano sono in preparazione da tempo festeggiamenti e periodi di studio che dureranno tutto l’anno per ricordare l’evento. Papa Francesco conosce ovviamente le differenze che “tuttora permangono nella dottrina e nella prassi”, ma va in Svezia per spronare “a proseguire insieme il cammino verso una sempre maggiore unità, anche superando vecchie concezioni e reticenze”: così si è espresso all’inizio della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno.
Ma come agiscono e cosa pensano i figli spirituali di Martin Lutero? Quattro pastori hanno risposto ad alcune mie domande, in occasione del 500esimo anniversario della Riforma. Si tratta di Roland Herrig, pastore nelle Canarias; Peter Michael Schmudde e Bettina Plötner-Walter, pastori in Sassonia-Anhalt e Ralf Haska, pastore in Baviera, dopo essere stato alcuni anni a Kiev.
Un grande entusiasmo per la Parola di Dio, come fonte di libertà e speranza per l’uomo, traspare dalle risposte che mi hanno dato tutti gli interlocutori.
“La cosa più importante per me è che io in tutto ciò che faccio possa trovare il legame con Colui che cerco in tutte le mie azioni e che mi vuole qui e come sono, anche con i limiti di ciò che posso fare” — dice Schmudde, che per questo in un parroco ritiene fondamentale la preghiera. Herrig aggiunge: “non voglio fare qualcosa con gli uomini” che mi sono affidati. Voglio operare con le parole. (…) In questo senso sono un lavoratore della Parola, e il meglio che mi possa capitare è di essere uno strumento del lavoro che Dio fa con la sua Parola”. Cosa ciò significa lo si può vedere nella conferenza sulla sua esperienza in Ucraina che Haska ha tenuto al sinodo della Chiesa luterana del Nord nel giugno di quest’anno. In questa sede Haska ha cercato di rendere conto delle motivazioni bibliche del suo lavoro in Santa Caterina, la Chiesa evangelica luterana di Kiev, che si trova a a brevissima distanza dalla famosa piazza del Majdan in cui si è svolta quella che il pastore chiama la “rivoluzione della dignità”. La Parola di Dio è ciò che permette di orientarsi nell’atteggiamento incostante e volubile degli uomini e ha permesso a tutte le Chiese a Kiev di essere “operatrici di pace” in una situazione del tutto esplosiva.
La Parola non risolve tutti i problemi, alcune domande rimangono aperte: pur essendo il primo atteggiamento di un cristiano quello di essere un operatore di pace, è possibile sempre — questa la domanda di Haska — rinunciare ad una violenza di difesa, se per esempio si viene messi a confronto con posizioni così ingiuste come quella russa in Ucraina? La Parola non risolve tutti i problemi secondo Haska, ma è e rimane la Parola che vincola l’uomo ad un agire secondo la volontà di Dio.
La musica, curata in modo particolare nella Chiesa luterana, fino alle massime vette di J.S. Bach, è — anche nelle sue dimensioni popolari — una dimensione essenziale del lavoro pastorale dei miei interlocutori.
“Musica è un bene quando raggiunge e tocca il cuore degli uomini” (Plötner-Walter); “Molti contenuti della fede li posso comprendere solo attraverso la musica” (Herrig); “Un servizio della Parola senza musica non è pensabile” (Schmudde).
L’atteggiamento ecumenico viene visto da tutti quattro come una dimensione ovvia e necessaria.
“Alle volte dico che i cattolici sono i miei parrocchiani migliori” dice Plötner-Walter, aggiungendo che senza di essi un lavoro con i profughi non sarebbe possibile. Herrig parla dell’importanza di una “diversità riconciliata”, intendendo che bisogna rimanere in un dialogo aperto e conciliante pur senza tacere che vi sono grandi differenze tra le Chiese che non possono essere superate dalla volontà degli uomini. Nella situazione attuale, afferma con decisione Schmudde, ci sono due tendenze. Una, di fronte ai cambiamenti strutturali della Chiesa cattolica, afferma: “è possibile essere Chiesa solo insieme. L’altra dice: dobbiamo mostrare il nostro profilo. Voglio fare tutto ciò che mi è possibile per rafforzare la nostra posizione”.
Sull’importanza della missione per la Chiesa, la posizione di Plötner-Walter si potrebbe riassumere con questa formula: missione sì, proselitismo no. Per Schmudde “missione” è “confessione della propria fede”.
Dalle vite e dalla missione di questi parroci luterani si respira ciò che Plötner-Walter chiama la “gratitudine per la buona creazione di Dio, per la mia vita, per ogni giorno, per gli uomini che mi circondano, per le piccole cose”.
Sull’accoglienza dei profughi le posizioni dei pastori sono alquanto diverse. Da un assoluto sì senza riserve di Plötner-Walter, perché “ci arricchiscono: ci rendono meno provinciali, soccorrono al calo demografico, abbassano l’eta media in Germania, ci rendono più flessibili nel nostro atteggiamento culturale ed infine portano una varietà culinaria”, al giudizio positivo di Ralf Haska: sono una “sfida” e non principalmente un “pericolo”, ed è strano che proprio persone come i cittadini dei nuovi Länder, che sono stati quasi tutti profughi dopo la seconda guerra mondiale — nota Haska — non abbiano un senso per l’accoglienza di persone che soffrono e che lasciano la loro patria perché non è più possibile viverci. Si riferisce anche al 24% di voti che ha ottenuto Alternative für Deutschland in Germania.
Altre posizioni esprimono esplicitamente anche i pericoli: “un agire politico responsabile non può e non deve dire benvenuti a tutti” spiega Herrig con riferimento esplicito alle scelte della cancelliera tedesca Angela Merkel, che con la sua politica dell’accoglienza avrebbe, tra l’altro, agito contro leggi vigenti. Molti profughi, stavolta secondo Schmudde, portano una visione radicale della religione che non dipende da un’interpretazione del Corano, ma dal Corano stesso e creano in questo modo pericoli di sicurezza del paese, come si è potuto vedere negli avvenimenti di Colonia nella notte di san Silvestro. Sono benvenuti, ma mettono paura perché potrebbero cambiare completamente il volto della Germania (Schmudde). Per tutti vale però ciò che Herrig riassume in questo modo: “compito dei cristiani, delle Chiese e degli uomini di buona volontà è quello di impegnarsi per le persone che sono oppresse e perseguitate”.
Molto diverso è anche il giudizio sui “nuovi diritti”. Anche qui si parte da una posizione di assoluto consenso. Il pastore deve proteggere ed aiutare l’amore quando questo cerca un carattere vincolante, quindi l’assenso ad un matrimonio omosessuale è ecclesialmente e biblicamente lecito (Schmudde). Il Signore ha voluto molteplicità e non uniformità nella creazione, quindi come vi sono diverse stature, vi è anche una diversa disposizione sessuale (Plötner-Walter). Più articolate sono le posizioni di Herrig e Haska. Il primo parla di una “lacerazione interiore”. Alcuni argomenti porterebbero a dire di sì. Se nel matrimonio degli omosessuali si trattasse di una conferma del loro consenso ad un amore che intendono vivere stabilmente di fronte a Dio, allora non ci sono obiezioni, tanto più che per i luterani il matrimonio non è un sacramento, ma un vincolo a livello dell’ordine della creazione. A questo livello però è innegabile che la polarità uomo-donna è ciò che corrisponde al dettato biblico. Un rapporto matrimoniale che non sia aperto alla procreazione non corrisponde a Genesi 1 e 2 e in questo senso non è biblicamente lecito. Nel caso di una decisione conflittuale Herrig si orienterà all’ordinamento della sua Chiesa regionale, che per ora non prevede il matrimonio degli omosessuali. Haska afferma con decisione che lui non celebrerà mai un tale matrimonio perché non corrisponde all’ordine della creatura. Allo stesso tempo dice con altrettanta decisione che egli non vuole dare nessun giudizio sugli omosessuali e in questo caso ritiene anche farisaica la differenziazione tra peccato e peccatore. Come può essere amore autentico peccato? Per tutti è quattro l’omosessualità è una disposizione che si ha dalla nascita.
La posizione su papa Francesco è quella che ci si aspetta da pastori evangelici, abbastanza riservata o critica. Secondo Plötner-Walter sarebbe partito come una tigre, ma si sta rivelando come un cane che abbaia e non morde, cioè i dogmi cattolici rimangono invariati e la sua posizione è conservatrice.
Haska e sua moglie Charis, che ha scritto due libri sulla loro esperienza a Kiev, sono grati al papa per le sue parole sulla crisi ucraina. Michael Greßler, pastore in Sassonia-Anhalt che non ha per motivi di impegni di lavoro partecipato a questo dialogo, pensa — al pari di Heinrich Bedford Strohm, responsabile del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania — che nel modo di vivere l’accoglienza dei più poveri del mondo papa Francesco è una grande speranza per tutti i cristiani. E che si può vedere in lui un’evoluzione della posizione cattolica.
Come commentare quanto emerso in questo dialogo? Dice Giovanni: “perché tutti siano una cosa sola. Come tu Padre sei in me ed io in te, siano anche essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (17,21). Visto che è non è possibile che la preghiera solenne di Cristo non sia stata esaudita dal Padre, credo fermamente che nel cuore trinitario di Cristo la “Catholica”, come la chiamava von Balthasar, sia ancora in unità, anche se nella storia concreta delle Chiese, per una certa prudenza, non sia possibile forse raggiungere nulla di più che la già citata “diversità riconciliata”.
(1 – continua)