E’ un contributo prezioso quello che don Piero Re offre al lettore con il suo Simon Pietro, uomo roccia su cui Cristo fonda la sua Chiesa, scritto in collaborazione con suor Maria Gloria Riva e introdotto da mons. Massimo Camisasca.
Oltre alla presentazione della figura di Pietro che risulta dai Vangeli, dagli Atti degli Apostoli e dalla sue Lettere, l’opera ripercorre la storia del primato petrino che si dipana nei venti secoli della cristianità, a partire dalla testimonianza unanime dei primi tre secoli, confermata dalla dottrina alla quale giunse il secolo successivo. Ma esso fu insidiato dal cesaro-papismo, al quale si oppose papa Gelasio, alla fine del V secolo, con la celebre formula “auctoritas sacrata pontificum et potestas regalis”, con la quale si giungeva a distinguere con chiarezza il potere politico da quello religioso. Mentre le chiese orientali si indirizzano verso una collaborazione sempre più stretta con l’impero, l’Occidente vede lungo i secoli una posizione più variegata. Dapprima il papato quasi sostituisce l’autorità civile nei secoli più bui, poi si susseguono continui tentativi di riforma per assicurare alla Chiesa piena libertà dal potere politico. La crisi della Riforma di Lutero pone la Chiesa romana nella condizione di riaffermare con forza il primato di Pietro contro le spinte autonomistiche della Chiese nazionali.
L’analisi storica giunge così all’Ottocento, quando il Concilio Vaticano I definì l’infallibilità del Papa in materia di fede e di morale. Nel Novecento il Concilio Vaticano II aprì una fase di travaglio ecclesiale, del quale don Re ricostruisce i protagonisti proprio a partire dalle discussioni circa il primato petrino. Questa seconda parte permette la conoscenza sintetica della storia della Chiesa in Occidente, attraverso le innumerevoli discussioni sulla funzione del successore di Pietro, quale garante dell’unità della Chiesa.
La sezione seguente del libro di don Re si sofferma sugli ultimi pontefici, denominati “i magnifici cinque”: Giovanni XIII, Paolo VI, al cui contributo nei riguardi del Concilio e della tensione ecumenica è dedicata un’ampia ricognizione, san Giovanni Paolo II, che ne ha proseguito e sviluppato l’opera, arricchendola con viaggi apostolici in ogni parte del mondo, Benedetto XVI, a lungo collaboratore di papa Wojtyla, continuatore della sua visione della Chiesa, assertore della necessità della fede amica della ragione, e infine l’attuale pontefice Francesco, “venuto quasi dalla fine del mondo”.
Infine l’autore raccoglie le sue considerazioni storiche in un capitolo di carattere più sintetico sul primato di Pietro fondato sulla tradizione della Chiesa primitiva, sulla sua elaborazione nello sviluppo dei dogmi, sul rapporto tra il primato e la sinodalità, sull’unità della Chiesa.
Il volume è corredato da molte riproduzioni di opere d’arte, commentate con sensibilità e finezza da suor Maria Gloria Riva. Tra di esse spiccano dipinti conosciuti, tra i quali la Vocazione di Pietro e Andrea di Duccio da Buoninsegna, Pietro e il tributo a Cesare di Masaccio, la Trasfigurazione di Beato Angelico, Pietro e Giovanni corrono al sepolcro all’alba, di Burnand, Domine, quo vadis? di Annibale Carracci. In tutte le raffigurazioni la personalità robusta del primo degli apostoli è messa in luce dalla postura piena di vigore e di calma. Forse l’opera più sorprendente è il Vero ritratto di Pietro, grande e solenne icona del monastero di Santa Caterina del Sinai, dipinta da un anonimo maestro del VII secolo. Pietro, raffigurato come un anziano, severo e sereno, indossa il manto bianco della glorificazione e tiene in una mano la croce del martirio e della predicazione del Vangelo, nell’altra le chiavi del regno dei cieli.
Chi vorrà procurarsi il libro di don Piero Re aiuterà i sacerdoti della Fraternità san Carlo Borromeo nella loro opera pastorale e missionaria. I proventi dell’opera infatti saranno devoluti a questo scopo.