Caro direttore,
Nel ponte del primo novembre ho avuto la fortuna di prendermi qualche giorno di vacanza e di andare con mio marito a Londra per gironzolare un po’ e rivedere la città dopo il referendum che ha deciso di portare la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea. Volevo percepire le differenze. Capire cosa era cambiato o stava cambiando. Cioè, questo era quello che credevo di dover fare perché, da un lato, ho trovato la città bella e affascinante come sempre e dall’altro (ma questo non lo sapevo mentre giravo tra Piccadilly Circus, Camden market e Carnaby Street) stava per arrivare una sentenza dell’Alta corte britannica nella quale si affermava che la Corte stessa non riconosceva al governo di Sua Maestà il diritto di avviare il negoziato con la Commissione di Bruxelles, senza avere prima consultato la Camera dei Comuni e forse anche quella dei Lord. In pratica sembra che la volontà popolare abbia un peso, ma non senza una ratifica parlamentare. Le prossime settimane ci diranno quale altro colpo di scena sia previsto in questa intricatissima vicenda.
Ma più di tutto questo, mi incuriosiva tornare a Londra per rivedere la metropolitana. “The tube” come la chiamano qui a causa della sua somiglianza con un tubo. Se si cercano informazioni sul web si trovano alcuni dati molto interessanti: “La metropolitana di Londra, gestita dalla Transport for London, fu inaugurata il 10 gennaio 1863 e conta 382 stazioni dislocate in tutta l’area della Grande Londra. La velocità media commerciale dei treni (comprese le fermate) è pari a 33 km/h. Il gestore stima che ogni treno della metropolitana percorra circa 123.600 km all’anno (pari a circa tre giri sulla circonferenza della Terra). Gli accessi registrati ogni anno sono circa 1.073.000.000, mentre contando solo i singoli passeggeri il numero è di circa 28 milioni”.
Ma più di queste curiosità e della straordinaria avanguardia di questa rete che ben 153 anni fa vedeva la luce, mi interessava rivedere la cartina della metropolitana. Sì, avete letto bene, la cartina. Per quale motivo? Perché a fine ottobre sono stata a vedere una delle tre “Mantova Lectures” di Alessandro Baricco al Teatro dell’Opera di Roma. “Le Lectures — ha detto Baricco — sono un percorso della mente, ricostruito in pubblico, in un teatro, per un’ora e mezza. Sono il Sapere come apparirebbe se ne facessimo un’installazione artistica”.
Il titolo della lezione che ho visto io si intitolava: “La mappa della metropolitana di Londra — Sulla verità”. Già il titolo mi incuriosiva. La ricerca di un legame tra due elementi così apparentemente distanti mi affascinava. Poi, come in tutte le epifanie, la spiegazione era lì sotto gli occhi. Ma ci voleva Baricco a guidarmi e a farmi riflettere.
La storia della metropolitana di Londra, infatti, è parallela a quella della sua mappa. All’inizio, nonostante anche i primi esemplari fossero stati realizzati con cura, in pochi li utilizzavano. Eppure erano dettagliati e consentivano di comprendere dove fossero le stazioni e quale fosse la planimetria della città. Rappresentavano la verità. Vedevi dov’era la stazione e dove sbucavi in città. Eppure nulla. Queste mappe non le voleva nessuno.
Poi, ho appreso da Baricco, arrivò Harry Charles Beck, lavoratore precario della società che gestiva la metropolitana. La sua idea era che ai passeggeri interessasse più capire come spostarsi tra una stazione e l’altra che geolocalizzare il punto preciso nella città. Così disegnò una mappa della metropolitana che è molto simile a quella che ho tenuto tra mani nei giorni scorsi. La cosa divertente è che la prima volta che Beck propose la sua idea nel 1931 fu ritenuta troppo radicale e respinta. Una mappa che fosse scollegata dalla verità della topografia di Londra fu ritenuta una contraddizione. Beck tuttavia tornò ad insistere. Nel 1932 fecero una prima stampa di 500 copie che finì in un battibaleno e l’anno successivo la tiratura di 700mila copie andò esaurita in un mese.
La finzione aveva avuto la meglio sulla verità. La gente non sapeva più cosa ci fosse sopra la propria testa viaggiando in metropolitana, ma si spostava più di prima. Persino dalle periferie più lontane che, grazie alla nuova mappa, sembravano più vicine al cuore della City. Verità e finzione. Realtà e fantasia. Mentre riflettevo su questa dicotomia arrivava la notizia del pronunciamento dell’Alta Corte inglese che metteva in discussione il risultato del referendum di uscita dalla Ue. Brexit: realtà o fantasia? Forse un ottimo spunto per un’altra magistrale lezione di Alessandro Baricco.