La notizia della morte di Vittorio Sermonti ha sconvolto il mondo della cultura italiana: lo scrittore, attore e regista è stato, infatti, un intellettuale di grande levatura, conosciuto dai più giovani per i libri e le letture della Divina Commedia. Nella sua vita, però, Vittorio Sermonti si è occupato davvero di tutto, dalla radio al teatro, passando per la televisione. Addolorato il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, che ha commentato la sua scomparsa: “Priva la cultura e la letteratura italiana di un grande intellettuale, un uomo poliedrico e originale che ha saputo parlare tanto agli studiosi quanto alle persone comuni incuriosendole e attirandole, anche attraverso le sue indimenticabili letture, nella riscoperta dei versi di Dante”, riporta Askanews. Franceschini descrive con tristezza questa giornata, perché “l’Italia perde una personalità di grande sapienza e profondità di pensiero di cui ci mancherà la voce”.



Vittorio Sermonti è morto all’età di 87 anni a Roma, dove viveva dal 1983 con Ludovica Ripa di Meana, sposata nel 1992. Lo scrittore, regista televisivo e teatrale, attore, giornalista ed esperto di Dante lascia tre figli – Maria, Pietro (attore conosciuto per i ruoli nelle serie “Un medico in famiglia” e “Boris”) e Anna – avuti dal primo matrimonio con Samaritana Rattazzi, figlia di Susanna Agnelli. È difficile classificare Vittorio Sermonti, un intellettuale a tutto tondo: ha lavorato per il teatro, la radio e la televisione, ma è stato anche docente dell’Accademia nazionale d’arte drammatica e professore di italiano al liceo Tasso di Roma. “La bambina Europa” è uno dei suoi romanzi che vanno citati, ma quest’anno è uscito l’ultimo, “Se avessero”, un racconto autobiografico di 70 anni di storia pubblica e privata: dall’adesione giovanile al fascismo al “metacomunismo tragico” degli anni Cinquanta. Il romanzo parte da un’ipotesi: “se quella mattina di maggio del 1945 tre giovani partigiani entrati a casa sua con il mitra avessero sparato a mio fratello…”.



Un amore per l’anacronismo e il fuori-moda: Vittorio Sermonti era anche questo, uno splendido intellettuale forse meno conosciuto di quanto si possa pensare per uno scrittore e scopritore di Dante (e di molto altro) della sua levatura. E questo forse è spiegato da quanto sosteneva lo stesso Vittorio in una delle sue ultime interviste rilasciate alla stampa, per il settimanale Panorama: ai giovani e a tutti ha lasciato una sorta di monito, un consiglio potremmo dire, che potrebbe essere piuttosto utile in un mondo a volte troppo “comune”. «I giovani hanno diritto all’anacronismo. L’attualita` e` passata di moda; Non ho nulla contro il presente. Anzi, frequento pochissimo la nostalgia, che e` paura-odio del presente. Ma non amo il “presentismo”, ovvero l’ideologia del presente. Abbiamo rubato alla teologia l’idea di un presente assoluto, eterno, immutabile. I classici invece sembrano farci capire che dopo la centomillesima generazione di iPad potrebbero tornare i dinosauri. Insegnano la ciclicita` della storia. Sono la promessa di un futuro sconosciuto». Secondo Vittorio Sermonti, morto ieri sera a 87 anni, il diritto all’anacronismo, come lo chiama lui, è una sorta di inno all’imprevedibilità delle nostre vite: «La consapevolezza che nessuna identita` e` fissata per sempre. Le identita`, individuali o collettive, sono dinamiche, in continua ridefinizione. Bisogna sfuggire sia alla presunzione di sapere chi siamo sia alla fissazione di non poter essere altro».



Prima di Roberto Benigni, con le sue appassionate letture pubbliche della Divina Commedia, Vittorio Sermonti fece riscoprire la Divina Commedia di Dante Alighieri agli italiani. Lo scrittore, attore, regista è scomparso oggi all’età di 87 anni. Qualche giorno fa su twitter aveva scritto che si prendeva una pausa dagli impegni di lavoro dicendo che “i vostri commenti mi terranno compagnia”. Sermonti da giovane aveva insegnato al liceo Tasso di Roma per poi diventare docente dell’Accademia nazionale di arte drammatica. Scrisse per giornali come l’Unità, Il Mattino, il Corriere della sera. E’ autore di centoventi regie per la radio e aveva lavorato con attori come Gassman, Carmelo Bene e Valeria Morricone. Da poco era uscito il suo ultimo libro, un romanzo autobiografico intitolato Se avessero, che si snoda attraverso la storia d’Italia dal 1930 a oggi.