Ricorre oggi il 54esimo anniversario della morte di Beppe Fenoglio, scrittore, traduttore e partigiano italiano. Fenoglio muore a causa di un cancro ai bronchi ad appena 41 anni a Torino, città che l’ha visto crescere fin dagli anni dell’università. Nasce ad Alba, comune piemontese nelle Langhe, il 1 marzo del 1922 in una famiglia molto semplice, come ve ne erano tante in quegli anni: padre macellaio e madre casalinga. Dopo il Ginnasio ”Govone” di Alba, Fenoglio si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università di Torino, ma questa sua esperienza rimane solo una breve parentesi. Nel 1943 viene infatti inviato al corso di addestramento per allievi ufficiali e abbandona così gli studi. L’8 settembre dello stesso anno, l’esercito si scioglie e Fenoglio rientra in famiglia, ma ancora una volta vi rimane poco tempo. All’inizio del ’44, decide di unirsi alle formazioni partigiane che militano nelle Langhe, prima con le Brigate Garibaldi e successivamente con gli ”autonomi”. Nel marzo di quell’anno, la sua formazione partigiana subisce una pesante sconfitta, scatenando la sua ritirata verso Alba, dove rimane fino a settembre per paura dei rastrellamenti. Ad ottobre è con ”gli azzurri” badogliani e partecipa alle ”ventitré giornate di Alba”. 



Beppe Fenoglio ritorna alla vita civile dopo la Liberazione nel 1945, ma porta con sé l’esperienza partigiana, com’è riscontrabile nelle sue maggiori opere letterarie. Grazie alla buona conoscenza della lingua inglese, Fenoglio trova lavoro come corrispondente estero per un’azienda vinicola di Alba. Questo lavoro gli consente un adeguato sostentamento ed inoltre gli permette di proseguire per tutta la vita la sua carriera letteraria, riuscendo anche ad aiutare economicamente la famiglia. Negli anni successivi, Fenoglio intensifica il suo lavoro di scrittore, si perfeziona e compone molti romanzi e racconti. Nel 1949, dopo tanti sforzi per realizzare il sogno di diventare scrittore, la casa editrice Bompiani pubblica il suo primo racconto: ”Il trucco”, sotto lo pseudonimo Giovanni Federico Biamonti. Nel ’52 e nel ’54, sempre con la casa editrice Bompiani, vengono pubblicate altre importanti opere di Fenoglio: i dodici racconti intitolati ”I ventitré giorni della città di Alba”. Pubblica successivamente ”La malora”, una storia drammatica ambientata nelle Langhe che narra le storie di alcuni contadini dei primi del ‘900. La critica contemporanea a Fenoglio non gli risparmia aspre riserve sui suoi lavori, definendolo spesso “provinciale” e di scarso livello. Infatti, Fenoglio può essere considerato fra quegli autori che hanno ricevuto un successo postumo. Tuttavia è del 1960 il premio ”Prato” che vince con il romanzo ”Primavera di bellezza”. Nel ’62 invece, un anno prima della sua prematura scomparsa, riceve il premio ”Alpi Apuane” per il racconto intitolato ”Ma il mio amore è Paco”. Altri due importanti romanzi, ”Un giorno di fuoco” e ”Una questione privata” vengono pubblicati tre mesi dopo la sua morte, grazie all’editore Garzanti.



Al centro della narrazione di gran parte dell’opera di Fenoglio, oltre ai contadini e le vicende partigiane, troviamo le Langhe, queste terre collinari che costituiscono qualcosa di più di un semplice scenario di sfondo. Per Fenoglio sono fonte prima di ispirazione, dei luoghi magici capaci di evocare ricordi, produrre nostalgia attiva ed attivare il pensiero. Sono i luoghi che rievocano l’infanzia, una componente fondamentale per l’autore piemontese. Troviamo sempre nelle rappresentazioni evocate da Fenoglio, anche le più tragiche, un elemento naturale, inserito a dar spinta nella vicenda. Un esempio di tutto questo lo troviamo nel testo ”La malora”: “Pioveva su tutte le Langhe, lassù a San Benedetto mio padre si pigliava la sua prima acqua sottoterra”. E’ chiaro che per Fenoglio il paesaggio delle Langhe non costituisce solo uno sfondo, una cornice in cui sono inserite vicende umane e storiche, ma rappresenta una sorta ”personaggio” di primo piano; un paesaggio per molti aspetti protagonista, ondivago e misterioso. In ”Una questione privata”, il protagonista Milton si perde nella fitta nebbia delle Langhe; mentre ne ”I ventitré giorni della città di Alba”, nel momento di massima catarsi dell’opera, ecco la rievocazione delle Langhe, nell’immagine del fiume Tanaro che esonda. Le citazioni riferite alla sua amata terra sono rilevabili in quasi tutta la produzione letteraria di Fenoglio. L’elemento naturale è, quindi, essenziale. L’autore è attratto e guidato dalle sfumature del paesaggio nella sua produzione evocativa e simbolica.

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