Così come ha vissuto se n’è andata, con discrezione. Nelle Harper Lee, autrice de Il buio oltre la siepe, è morta venerdì nel sonno all’età di 89 anni, nella sua città natale in Alabama, Monroesville, dove era tornata anni fa per assistere la sorella Alice.

Il titolo italiano, molto letterario e forse prono a interpretazioni noir, in realtà offusca la suggestione dell’originale (To kill a mockingbird) riferito da un lato alla fragilità di un essere umano, in questo caso un nero, di fronte all’ingiustizia e ai pregiudizi degli altri, i bianchi; dall’altro all’autentica violenza necessaria per sparare a un uccellino.



Con gli occhi puri di Scout, la giovane protagonista, assistiamo a eventi apparentemente insignificanti in una piccola città dell’Alabama, Maycomb, in parte riconducibili ai preconcetti e ai cliché di cui quella società si nutre, culminanti nell’accusa e nell’arresto di un giovane nero per lo stupro di una donna bianca. La difesa dell’imputato viene presa dall’avvocato Atticus Finch, padre di Scout, e sarà determinante nel portare a dimostrare, con i fatti, l’innocenza del giovane senza però evitargli il linciaggio sociale e la morte.



Quando il libro viene pubblicato, nel 1960, ha un successo inaspettato soprattutto per Nelle, che aveva chiesto all’editore di pubblicare come Harper Lee per paura di diventare Nellie, un soprannome che detestava. Il successo diventa un Premio Pulitzer l’anno successivo e quello dopo ancora un film con l’interpretazione di Gregory Peck nella parte di Atticus. Il film vince ben tre premi Oscar e contribuisce all’ottima reputazione del libro. In un’intervista rilasciata nel 1964 a una radio, Nelle Harper Lee aveva candidamente dichiarato di essere sorpresa da tutto quel successo: “In realtà mi aspettavo una morte rapida e misericordiosa da parte della critica, ma allo stesso tempo speravo che potesse piacere a qualcuno in modo da trarne incoraggiamento”. Senza falsa modestia aveva espresso di voler scrivere ancora delle piccole cose e della vita apparentemente tranquilla della classe media nel sud, così come l’aveva vissuta in prima persona. Questa dichiarazione, che aveva dato speranza a milioni di lettori, diventa quasi un epitaffio. Man mano che gli anni passano, nessun nuovo libro viene pubblicato. Fino all’annuncio a sorpresa di Harper Collins, editore della Lee, sulla pubblicazione di un nuovo titolo. Go set a watchman diventa realtà nel luglio del 2015, e sembra un sequel del precedente con un twist di disillusione sulla figura di Atticus, descritto e visto come razzista e insensibile con i nuovi occhi adulti di Scout.



E’ difficile non vedere un fil rouge autobiografico dietro Go set a watchman. La stessa Nelle, figlia di un prominente avvocato sul quale è ricalcata la figura di Atticus Finch, studia legge senza però conseguire la laurea. Si trasferisce a New York (come Scout) nel 1948 dove, per mantenersi, lavora per Eastern Airlines. 

Solo grazie alla generosità di una coppia di amici riesce a prendersi un anno per scrivere senza sosta su una scrivania ricavata da una porta. Come Scout anche Nelle torna nella sua città natale in Alabama per scoprire forse il disincanto adulto e scriverne in Go set a watchman, il manoscritto consegnato all’editore nel 1957 che non vedrà la luce se non tagliato e rimaneggiato con un focus sul personaggio di Scout e la sua visione idealistica, con il titolo di To kill a mockingbird.

Certo non sapremo mai, grazie alla riservatezza che le era valso il soprannome di Greta Garbo della letteratura, quanto Nelle fosse rimasta delusa da un altro grande della letteratura americana, Truman Persons (poi Capote), prima di tutto suo vicino di casa e compagno di scorribande, utilizzato per delineare il personaggio di Dill, il ragazzino biondo e affabulatore. Capote risente dell’inaspettato successo dell’amica nel territorio creativo che condividevano. Dopo aver passato con lei gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza ad arrampicarsi sugli alberi e a dettarsi a vicenda i racconti giovanili, scrivendo su una vecchia macchina da scrivere donata dal padre di Nelle, i rapporti si raffreddano. Quando Capote le propone di unirsi a lui nelle indagini giornalistiche di un fatto di cronaca in Kansas, che poi diventeranno In cold blood (1966), forse pensava di portarsi dietro una semplice segretaria. Nelle accetta entusiasta e per mesi lo affianca diligentemente nelle interviste alla polizia locale e agli abitanti della piccola comunità ancora sconvolta per l’omicidio di un’intera famiglia. Grazie alla sua intraprendenza e al suo pragmatismo, riesce dove Capote fallisce a causa dei suoi modi vistosamente effeminati, poco compresi dai locali. Con disciplina ogni sera annota i dettagli emersi dalle interviste e, dopo, fornisce utili commenti al manoscritto, aiutando Capote (già annebbiato dall’alcool) a ricomporre il puzzle in un racconto avvincente per il pubblico, che gli reca un certo successo. Capote non riconobbe mai il vero valore di Nelle nella stesura del libro. Nelle comprese il peso dell’invidia tra bianchi.

Il buio oltre la siepe ha venduto oltre quaranta milioni di copie, è stato tradotto in più di quaranta lingue e, dal 1988, utilizzato almeno nel 74 per cento delle scuole secondarie del paese, secondo il Council of Teachers of English. Oltre al Premio Pulitzer, a Nelle Harper Lee è valso la Presidential Medal of Freedom (2007) e la National Medal of Arts (2010).

Rimane un libro di profonda attualità sul razzismo e i pregiudizi sugli “altri” ancora oggi che la polizia spara sui neri disarmati non più o non solo nel sud del paese ma in città come Chicago.