Certamente interessanti le mostre previste ad aprile 2016 nell’ambito del programma di Shakespeare’s celebrations, sia che si vada a Londra sia che si scelga la più modesta, ma molto più scenografica con parades, shows and games, Stratford-upon-Avon, città natale del Bardo. Ma se essere in quel di Londra o di Stratford-upon-Avon il 23 o 24 aprile 2016, giorno fatidico in cui tutte le celebrazioni avranno il loro apice, non fosse possibile? E se l’esperienza della realtà virtuale di siti con articoli, itinerari e musei non bastasse al palato dei più? E se nemmeno la realtà fittizia di un adattamento cinematografico (magari senza cedere troppo alle lusinghe del film di cassetta, ma cercandosi qualche gioiello dimenticato — un King Lear di Peter Brook del 1971) desse piena soddisfazione alla question: chi fu mai questo giovane che seppe conquistare il mondo, in un teatrino che sfidò il mondo chiamandosi The Globe?
To go or not to go, perhaps to watch, perchance to read, potrebbe essere una soluzione alla Shakespeare; si potrebbe leggere un’opera, tutta intera (non il riassunto, non delle scene antologizzate e spesso massacrate) per poi perdersi e ritrovarsi negli intrighi di corte e di amore di coppie sempre mutevoli in commedie e tragedie, oppure per ritrovarsi catapultati negli affreschi storici dei vari Henrys ed un Richard III, o un Julius Caesar.
Ma la voce ed il corpo, il tono e il gesto, il suono e la luce, quelli non ci saranno, e l’appello del povero Shakespeare, lanciato nel prologo di Henry V, rischia di cadere in orecchie ormai sorde, perché abituate a tutto vedere, e nulla immaginare:
O for a Muse of fire, that would ascend
The brightest heaven of invention (…)
And let us, ciphers to this great accompt,
On your imaginary forces work
Quale Musa di fuoco, quale invenzione, quali forze di immaginazione sono ancora disponibili oggi, quando tutto è visibile e se possibile virale, si dirà con amara conclusione? Non credo che il Bardo avrebbe condiviso questo scetticismo della conoscenza, questo dubbio, pur avendo partorito il principe del dubbio stesso, Hamlet. Credo che invece avrebbe fatto come continuano a fare i di lui discendenti diretti, se questa definizione è ancora possibile nel mondo multietnico della Gran Bretagna di oggi. Avrebbero continuato a produrre performance dopo performance, con dichiarazioni dal tono roboante, quali: “Shakespeare can entertain and speak to anyone, no matter where they are on earth; and that no country or people are not better off for the lively presence of Hamlet”.
La dichiarazione della capacità di Shakespeare di intrattenere e parlare a chiunque sulla faccia della terra, e la convinzione che vedere un Amleto faccia star meglio, è di Dominic Dromgoole, direttore artistico dello Shakespeare’s Globe e di Hamlet in un sorprendente progetto ormai in fase di chiusura, il Globe to the Globe: dodici attori in un tour di due anni, iniziato ad aprile 2014 e in chiusura ad aprile 2016, che ha visitato o visiterà “tutti i paesi della terra”.
E’ come se Dante girasse per due anni il mondo, convinto di saper ancora parlare al mondo, anzi, che la sua voce sia necessaria, attraverso un manipolo di giovani innamorati della di lui Divina. La mappa del tour del Globe to the Globe mostra una rotta degna della migliore tradizione di esplorazione dei mari degli inglesi, e della creazione di un impero vittoriano dove, secondo il detto, il sole non tramontava mai. E certo gli spettacoli saranno nelle venues certamente più prestigiose, nei migliori teatri del mondo, con posti in prima fila a prezzi salatissimi?
Calais, “the jungle”, il campo profughi di chi in Inghilterra vorrebbe e non può/deve andarci, 3 febbraio 2016, performance del Globe to the Globe; altre località miserrime (il campo Zaatari al confine fra Siria e Giordania, o per i rifugiati del Cameroon) del globo hanno avuto la stessa grazia di questo lembo di terra dove anche il misterioso Bansky ha lasciato il suo Steve Jobs figlio di migranti: la grazia di Hamlet, the Prince of Denmark, versione di due ore, rapida, ma non abbreviata del testo, e free of charge.
Altre date, magari in un teatro? Ormai il tour è agli sgoccioli, ma una data (l’unica data italiana) segnatevela: 16 aprile 2016, Trieste, venue da definire.
(2 – continua)