Ho da poco finito la lettura del libro di Gary Chapman intitolato I cinque linguaggi dell’amore (Elledici, 2001) e mi accingo a scrivere non tanto una semplice recensione, quanto un caloroso e personale invito alla lettura.

Necessaria una premessa prima di affrontare i contenuti del libro: il detto “Non giudicate un libro dalla copertina” non è mai stato così azzeccato. Il libro infatti si presenta con una grafica e un’impaginazione da libro commerciale con contenuti bassi e senza un’accurata documentazione scientifica alle spalle. Sembra senza dubbio uno di quei libri che si potrebbero trovare in qualche autogrill lungo l’autostrada o nella sezione “libro per l’estate” di qualche libreria commerciale. Niente di più falso.



Il libro, malgrado l’impaginazione, tratta di contenuti alti, in particolare la relazione amorosa, ed è stato scritto da uno studioso e consulente con esperienza decennale nel campo matrimoniale.

Il libro contiene la più importante scoperta in campo relazionale del dottor Chapman: l’uomo e la donna possono comunicare il proprio amore per il partner in cinque modi principali, ma solo uno di questi linguaggi è quello preferenziale di una persona. Bisogna assicurarsi di esprimere l’affetto attraverso la giusta via per essere certi che il nostro messaggio arrivi a destinazione.



I cinque linguaggi di cui parla il dottor Chapman sono i seguenti: parole rassicuranti (complimenti, incoraggiamenti, ecc.), momenti speciali (si tratta di passare del tempo dedicato all’ascolto dell’altro come chiacchierare assieme, una cena romantica, ecc.), doni (regali, sorprese), gesti di servizio (si intende aiuto in casa come lavare i piatti, pulire l’auto, aggiustare il lavandino, ecc.) e il contatto fisico (carezze, prendersi per mano, rapporti, ecc.).

Una volta presentati i cinque linguaggi sarà possibile per il lettore capire a quale linguaggio tiene di più, o meglio, quale linguaggio gli permette di essere più certo dell’amore della propria fidanzata o moglie. Una volta scoperto potrà comunicarlo e favorire la propria partner nel dimostrargli affetto e viceversa.



Questo tipo di relazione implica un lavoro su di sé e uno di vero ascolto della compagna.

Verrebbe da domandarsi come mai non si senta la necessità di imparare il linguaggio della propria partner durante il periodo dell’innamoramento. La risposta viene offerta dallo stesso Champan all’inizio del libro quando ci viene spiegato che durante la fase dell’innamoramento, che può durare fino a 2 anni, l’innamorato vede la propria amata come l’esempio di perfezione e non fa caso ai problemi e al verificare se il proprio “serbatoio d’amore” viene realmente riempito dalla compagna. Una volta sfumato però quel periodo che ha alla base delle ragioni fisiologiche, se non comincia un lavoro di sincero ascolto da entrambe le parti il proprio serbatoio d’amore si svuoterà e il matrimonio o la convivenza saranno messi a dura prova.

Lo scrittore però ci tiene ad aggiungere che sicuramente è più importante la fase dell’amore maturo che non quella del semplice innamoramento. Le ragioni sono molteplici: innanzitutto l’innamorato non sceglie chi amare, ma è come trasportato dai sentimenti verso una persona a lui sconosciuta; in seconda battuta solo una volta terminato l’innamoramento si torna a guardare con i nostri reali occhi e si può scoprire che amare non è banale né automatico, ma un lavoro, una scelta quotidiana che implica come per tutte le cose un metodo e un proprio linguaggio.

In un periodo in cui sono altissimi i divorzi e tante pubblicità ci propongono di acquistare oggetti perché piacciono a pelle, mi sembra veramente utile prendere tra le mani un libro che ci invita a diventare adulti e a camminare proprio in quel terreno delle relazioni amorose dove tutto sembra iniziare e morire lì dove inizia e finisce il sentimento, non considerando questo come un seme prezioso che però deve essere coltivato ogni giorno per far sì che nel tempo porti frutti, come la maturità della coppia e una famiglia felice.