Un libro che parla ai giovani di oggi dei sacrifici e dei lutti vissuti dagli uomini e dalle donne che hanno lottato per ottenere la libertà nei Paesi dell’Est, affinché possano riflettere sulla Storia e sui valori da cui è nata la nuova Europa. Un diario che viene pubblicato a sessant’anni dalle insurrezioni antisovietiche avvenuta in Ungheria nell’ottobre del 1956, nei giorni in cui in Polonia veniva scarcerato il cardinale primate Stefan Wyszynski. Un libro da leggere per ripercorrere la storia nella storia di una ragazza, una giovane come tante, con la voglia di conoscere, di scoprire, di costruire attraverso un’arma molto più forte di mille baionette e cento cannoni: la cultura. 



Oltrecortina. Diario di un viaggio nei regimi totalitari dell’Est di Annalia Guglielmi (Euno Edizioni, 2016) è un volume di 271 pagine dense di umanità, avvincente e a tratti commovente, perché racconta due decenni di storia — dalla meta degli anni 70 al periodo immediatamente successivo alla caduta del muro di Berlino — in larga parte dell’est europeo (dalla Polonia all’Ungheria alla Cecoslovacchia), attraverso la rischiosa esperienza e le avventurose vicissitudini di una universitaria di vent’anni che da Bologna si trasferisce a Budapest, affascinata dallo spirito missionario di un sacerdote di Forlì, don Francesco Ricci (1930-1990), intellettuale cattolico che fu tra i collaboratori della prima ora di don Luigi Giussani nell’esperienza educativa di Gioventù studentesca, grande tessitore di una trama di relazioni che spaziava dall’Europa dell’est all’America latina. 



Non solo spettatrice, ma a tratti protagonista di molti degli avvenimenti che racconta, l’autrice in questo volume ricostruisce ciò che ha visto e ciò che lei stessa ha contribuito a generare attraverso la condivisione di scelte e di momenti con alcune delle più importanti personalità d’oltrecortina di quel periodo che ha riscritto la storia dell’Europa dell’est. Incontri ed amicizie che le hanno segnato la vita: da quello con i cardinali Wyszynski e Wojtyla (divenuto poi Papa Giovanni Paolo II), all’incontro con il filosofo Václav Havel e con il sacerdote cecoslovacco padre Zverina. Determinante anche la conoscenza e l’amicizia con il professor Miroslav Kusý, ex consigliere ideologico del partito comunista ai tempi della Primavera di Praga e con il matematico František Mikloško; con il vescovo clandestino Ján Korec e con Augustín Navrátil, un falegname cecoslovacco, colpevole di essersi fatto promotore di una petizione per i diritti umani e religiosi.



Oltrecortina ha così il doppio valore di essere, in particolare per il pubblico giovane al quale innanzitutto si rivolge, una lettura storica ed insieme “una testimonianza umana e culturale che nasce dalla scelta coraggiosa di una giovane universitaria italiana di immedesimarsi in quella storia, facendola diventare in qualche modo propria”, come scrive nella postfazione al libro il sociologo Claudio Saita.

Il libro racconta di volti, di esperienze, di sofferenze, di luminose testimonianze, di prigionia, di persecuzioni, di idee, di documenti clandestinamente portati o fatti uscire e di straordinari personaggi di levatura mondiale con molti dei quali l’autrice ancora oggi condivide amicizia, affetti ed attività culturali.

Oltrecortina non è solo un racconto del passato, ma un racconto volto al presente che “costituisce un messaggio per l’oggi, per non dimenticare”, come sottolinea nella prefazione il filosofo Massimo Borghesi.

Ma chi meglio dell’autrice può chiarirci il senso del suo lavoro: non “la commemorazione di grandi uomini del passato, anche se recente, ma un passaggio di testimone perché ognuno nel suo ambito può fare la differenza”. La vicenda umana di quegli uomini, personale e pubblica, infatti, può offrire spunti per giudicare il presente. Scrisse Havel: “Non è detto che con l’introduzione di un sistema migliore sia garantita automaticamente una vita migliore, al contrario: solo con una vita migliore si può costruire un sistema migliore”. Una lezione fondamentale ancora oggi, in un tempo in cui l’Europa dimentica il proprio passato, assiste alla costruzione di nuovi muri che generano, purtroppo, ancora una volta nuove divisioni. 

Oltrecortina non è solo un libro. E’ l’invito che Annalia Guglielmi consegna ai lettori, giovani e non solo, per guardare al di là di queste divisioni traendo spunto e slancio dalla storia per non ripetere gli errori di un passato che ha visto il mondo diviso in due dalla Guerra fredda e da due blocchi contrapposti dove non c’era spazio per la persona e la dignità umana. Un diario, il suo, da tenere sempre in biblioteca per rileggerlo ogni qualvolta si vuole sentire il profumo della libertà e della democrazia, ma anche il respiro e l’anelito di un’umanità spesso dimenticata o relegata negli scaffali di una storia avvenuta qualche anno fa, ma che riaffiora ancora oggi prepotentemente nella geopolitica di un mondo attanagliato da quella “terza guerra mondiale a pezzi” più volte accennata da Papa Francesco. 

Un libro da leggere, ma soprattutto da conservare e, all’occorrenza, riprendere in mano, quando fatti, personaggi, situazioni riaffiorano dalla storia nell’attualità e nelle vicende di politica estera di oggi in cui l’Italia, l’Europa e il mondo sono coinvolte. Infatti una corposa e ricca appendice dà un valore storicamente rilevante a tutto il volume facendo comprendere quanto accadde in Polonia, in Ungheria, in Cecoslovacchia e negli altri Paesi dell’Est anche con interviste originali e poco conosciute, come quella a Lech Walesa e a Wojciech Jaruzelski. Un libro che, dalla copertina raffigurante uno dei più famosi graffiti riprodotti sul Muro di Berlino, quello del bacio fra Erich Honecker e Leonid Brežnev a bordo della mitica Trabant, fino all’ultima pagina, fa tuffare il lettore in atmosfere da film.