Anche in Italia arriva Audible, nato in America e poi diffuso in Germania, Francia, Inghilterra, Giappone e Australia. Si tratta di una app che permette di scaricare audiolibri pagando un abbonamento mensile. Per queste letture sembra siano stati coinvolti grandi attori italiani.

Pensavo all’evoluzione dell’umanità: dalla cultura tramandata oralmente si è passati alla cultura scritta. Parallelamente, a un livello più personale, si svolge l’evoluzione nella vita dei singoli uomini: quando si è bambini si ascoltano le favole e i libri letti da persone più grandi e poi da adulti siamo noi stessi a leggere. Cos’è questo di Audible? Un ritorno al passato più remoto? Un ritorno agli albori della storia umana o piuttosto della storia personale? Il dubbio affiora lecito, ma preferirei pensare di no.



Forse, più semplicemente, i libri letti da altri rispondono alla tendenza moderna di annullare la fatica da ogni aspetto del quotidiano; cosa che, se da una parte in certi ambiti è indiscutibilmente un vantaggio, dall’altra diminuisce, di molto, la soddisfazione personale nel conseguire un obiettivo, come la lettura di un bel romanzo.



O forse i troppi scritti letti obbligatoriamente per lavoro (manuali, protocolli, circolari) hanno disamorato molti al piacere della lettura. Se così fosse, un po’ dispiacerebbe, perché leggere un libro è un’esperienza totale. Quando siamo noi a leggere, siamo noi i registi: decidiamo noi le voci, perché non c’è un’unica voce (quella dell’attore-lettore web), ma tutte quelle che per ogni singolo personaggio la nostra immaginazione crea spontaneamente nella nostra mente; decidiamo noi il ritmo, perché in certi punti la lettura scorre rapida e in altri si sofferma più lentamente; con il nostro ritmo abbiamo il tempo di creare nella mente anche i luoghi, i volti. È un esercizio di fantasia. Quando ascoltiamo qualcosa letto da altri, siamo decisamente meno coinvolti.



I libri poi, si sa, a volte narrano dei concetti che fanno riflettere a lungo su noi stessi. Così certe frasi ci colpiscono particolarmente e se il libro è scritto si riesce magari a segnare la pagina piegandone un angolo (se è in carta) o si sottolineano le parole, così che, se in futuro volessimo ritornare su quella frase, sarebbe semplice da recuperare. Ma come si farà con degli audiolibri? Si riuscirà a trovare anche per loro un sistema di segnalibro? Perché il rischio è quello di una fruizione del testo veloce e superficiale.

C’è un altro aspetto da sottolineare: esistono dei libri che devono anche essere visti e non solo ascoltati, perché la struttura stessa del testo ha dei significati. È il caso dei libri scritti in versi, come le raccolte di poesie, la Bibbia stessa in diversi suoi libri, la Divina Commedia, l’Orlando Furioso dell’Ariosto, per citarne alcuni.

In questi casi può essere piacevole ascoltarli letti da professionisti, con un’intonazione accademica impeccabile, ma solo dopo averli letti, altrimenti si perde una parte di quello che l’autore voleva davvero trasmettere.  Esistono poi dei saggi che hanno più note in fondo alla pagina e in questo caso la lettura sarebbe più volte spezzata. Per questo motivo sembra che non tutti i libri possano essere resi in versione di audiolibri.

Solo il tempo potrà far capire se Audible avrà successo e chissà magari riuscirà a stimolare alla lettura anche coloro che non hanno mai amato i libri o coloro che li hanno sempre giudicati noiosi a priori.