Donatella Bisutti, autrice di varie raccolte poetiche (Inganno ottico, Guanda 1985; Colui che viene, Interlinea 2005; Rosa Alchemica, Crocetti 2011), si è cimentata in vari generi letterari. Oltre alla poesia, infatti, ha sperimentato il romanzo (Voglio avere gli occhi azzurri, Bompiani 1997); la saggistica (La poesia salva la vita), ed è stata anche autrice di libri destinati ad avvicinare i ragazzi alla poesia: L’albero delle Parole; Le Parole magiche; La poesia è un orecchio (Feltrinelli Kids). 



In questa sua raccolta sono preponderanti le notazioni coloristiche: le liriche, per lo più brevi, quando non brevissime, sono pennellate di luce e di ombra, di colori che occhieggiano con vivacità repentina. C’è, per esempio, qualcosa di impressionistico, nel senso più nobile dell’aggettivo, nel colorismo impastato di sinestesia di Paesaggio con uccelli (p. 28): “Sulla neve / brevi appunti di un freddo volo. / Contro il cielo i rami – / metrica dell’inverno”. L’effetto di questa sensibilità, quasi un’iperestesia cromatica, si arricchisce talora di sfumature drammatiche, come in Fuochi (p. 13): “Sulla costa della montagna l’incendio ha divampato tutta la notte / ed ora il cono del vulcano è nero come la sua bocca. / Fuoco dentro e sopra la terrazza attizzato dal vento / forte che ieri ha preso a soffiare dal mare. / Sulla costa le barche bianche beccheggiando guardano la montagna bruciare/ lontano nel cosmo bruciano silenziose le stelle”. Altrove, il bozzetto naturalistico è quasi immoto, sospeso nella perfezione del paesaggio deserto di uomini: “Neve a chiazze – fango / sui sentieri – qua e là il setoso / pennello di un cardo. / Disordine – un’aria provvisoria. / Acqua che scorre da ogni parte. / Gemme aguzze decise./ Tutto è gonfio. / La natura / dalla perfezione dell’inferno / transita per la primavera” (Primavera in montagna (Transito), p. 21). La neve, il suo bianco accecante, il suo sciogliersi lentamente nel lento morire dell’inverno, nel paesaggio montano, sembrano esercitare uno speciale fascino su Donatella Bisutti: si veda per esempio la brevissima Perseveranza (p. 18): “Muschi e foglie minuscole / di un verde ancora intenso. / La vita si protrae sotto la neve”.



Non mi piace discettare di uno sguardo poetico “maschile” o di uno sguardo “femminile”, né credo che essi siano oggettivamente distinguibili, sulla base di una pretesa maggiore attenzione, da parte delle poetesse, ai piccoli e grandi fatti e circostanze della vita quotidiana: ma certo, lo sguardo dell’autrice di Dal buio delle terra è attento ai minimi particolari del paesaggio, ai suoi chiaroscuri, alla vita che pulsa nelle pieghe più riposte della natura (cfr. Songe, p. 19; La sorte, la vita, p. 108, quasi un brevissimo apologo in forma poetica: “L’insetto sulla foglia / che è stata abbandonata alla corrente / si tratta / di una condanna a morte / o di una gita). 



Altre volte sono gli oggetti del quotidiano ad attirare la sua attenzione (cfr. Piselli, p. 109, o la quasi spettrale Acquario, p. 71, “Quando le ombre guizzanti /ci incalzano / e incombe su di noi / dalle profondità / il loro fiato gelido / siamo di nuovo pesci / senza squame, / nudi / all’impronta dei denti”). Ma, in generale, lo sguardo da miniaturista attenta al minimo dettaglio di Donatella Bisutti non è disgiunto da una robusta vena poetica, propria di chi rivolge al mondo uno sguardo diretto per ricavarne una poesia dagli effetti di semplicità e schiettezza.

 

Donatella Bisutti, “Dal buio della terra. Altre poesie”, Empirìa editore, Roma 2015, 142 pp.