Caro direttore,
il grande Chesterton diceva che sarebbe venuto un tempo in cui sarebbe stato necessario “sguainare spade per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate”. E’ una frase che mi è venuta in mente negli scorsi giorni assistendo al tentativo di linciaggio mediatico di Silvana De Mari, medico chirurgo e grande scrittrice di fantasy, la Tolkien italiana. Cos’ha fatto di così terribile l’autrice del celebre capolavoro L’ultimo Elfo? A La Zanzara (Radio24) ha detto che il sesso anale causa danni all’organismo, in particolare al retto. Una dichiarazione ovvia, frutto di una lunga esperienza di endoscopista. Da parte di chi scrive, che è un medico infettivologo, potrei solo aggiungere che questo tipo di pratica sessuale trasmette anche diverse infezioni virali, dall’Epatite A e B al Papilloma Virus, a tutta una serie di malattie veneree, fino — ovviamente — all’Hiv, il virus dell’Aids. 



Dunque, perché attaccare la De Mari con una virulenza (è il caso di dirlo) inusitata? Sono sul piede di guerra i movimenti Lgbt, ma anche il sindaco di Torino, concittadina della De Mari, Chiara Appendino, ha fatto sentire la sua voce. E addirittura il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, anziché tutelare come sarebbe stato suo preciso dovere la sua iscritta, che paga fior di soldi per questa iscrizione, ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti della dottoressa. Incredibili, poi, le dichiarazioni ai giornali dello stesso presidente che ha detto che le affermazioni della De Mari “non corrispondono a ciò che oggi pensa la Medicina”. Ma come, è cambiata l’anatomia o la fisiologia? Non mi pare. La muscolatura del retto e dell’ano è infatti perfettamente strutturata per quella che è la sua finalità: espellere le feci. Non per accogliervi alcunché che non abbia le dimensioni di una supposta. E’ la natura, baby. L’altra sera, in un dibattito pubblico, la De Mari si è imbattuta per la prima volta in vita sua in Vittorio Sgarbi, il quale con la sua consueta arguzia ha detto: “Ah, sei tu quella che ha detto che il buco del … serve per cacare? Sei una grande!”.



E’ difficile comprendere francamente perché gli esponenti Lgbt si sentano tanto offesi dai rilievi fisiologici della dottoressa De Mari. In realtà dovrebbero sentirsi chiamati in causa tutti coloro che praticano questo tipo di attività sessuale, compresi molti etero. E la De Mari, che si occupa di terapia di donne maltrattate e violate, lo sa molto bene. Le statistiche criminologiche ci dicono che molto spesso lo stupro di una donna non è solo vaginale. La sodomizzazione è una pratica violenta, umiliante per chi la subisce. E anche tra adulti consenzienti, compresi molti omosessuali, non è gradita. Il grande Oscar Wilde, ad esempio, non la praticò mai. 



Un dato su cui dovrebbero riflettere molte persone omosessuali. Giustamente Silvana De Mari si è rivolta a loro, chiedendo di aiutarla contro il movimento Lgbt che non li rappresenta e che non li protegge. E di aiutarla a difendere la libertà.

Sembra un paradosso, ma non lo è, a mio avviso. L’omosessualità è uno stile di vita, e come tutti gli stili di vita comporta dei rischi, e l’assunzione di responsabilità. Chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno dev’essere conscio dei danni per la sua salute che da questa abitudine possono derivare, così come per chi si fa una bottiglia di vino al giorno. Sei libero di farlo, ma devi sapere cosa ne può derivare per la tua salute. Così vale per l’esercizio della sessualità, che però comporta un altro, importante, essenziale elemento: con certi comportamenti tu non danneggi solo te stesso, ma anche gli altri. Puoi trasmettere malattie, puoi causare danni ad organi importanti di altre persone.

Silvana De Mari si batte da una vita contro la violenza, contro i soprusi. Il suo forte, duro richiamo di questi giorni si inserisce pienamente in questa sua storia. Chi vuole rifiutare questa voce può farlo. Si può respingere anche la voce della coscienza, figuriamoci quella di un medico che si preoccupa della tua salute. Ma ciò non giustifica l’odio verso chi dice cose scomode. Cara Silvana: tu ami le fiabe, e ne hai scritte di bellissime. Ora ti tocca reinterpretarne una: sei il Grillo Parlante che tanti Pinocchi non vogliono ascoltare, e che vogliono schiacciare. Ma sappiamo come finì la storia.