Una tesi controversa: il luteranesimo è alla base del Nazismo? C’è una parentela, per così dire, ideologica tra Lutero e Hitler. Il Fatto Quotidiano nella sua edizione cartacea riscopre la polemica, pubblicando una riflessione secondo la quale il grande biblista novecentesco Giuseppe Ricciotti nel suo “Paolo Apostolo” aveva messo in luce questo tipo di analogia. Giustificare la tirannia e soffocare la ribellione sono concetti che possono ritrovarsi in una riforma luterana che per molti al contrario rappresenta un’affermazione di libertà. D’altronde Lutero si trovò di fronte ad un esponente del fanatismo come Carlo V, ed il risultato è stato sotto gli occhi di tutti: alla fine Lutero diventò l’autore di quello che può essere considerato il più importante Scisma d’occidente, partendo da quelli che erano valori da rifuggire, nella fattispecie la venalità e la corruzione della Chiesa Romana, fino ad arrivare ad altre innovazioni come la Messa in tedesco.



LA “TEODICEA LUTERANA”

“La stretta parentela spirituale che c’è tra Hitler e Lutero, fra nazismo e luteranesimo, non esclusi gli intermediari di Hegel, Fichte, Tretischke ed altri”. E’ quanto messo in rilievo da Giuseppe Ricciotti in “Paolo Apostolo”: quello che può essere considerato uno dei più grandi biblisti del Novecento, aveva messo in luce come il Luteranesimo fosse oscurantista dal punto di vista culturale, anche prima di Thomas Mann e di Friedrich Nietzsche. Addirittura si parla di Hegel, la cui ideologia culmina nella tirannia dello Stato Elitario, viene definito come esponente della Teodicea Luterana. Insomma, idee forti che affondano però le radici su secoli di critiche al Luteranesimo, d’altronde non è una novità che nella storia gli impeti considerati rivoluzionari finiscano per sfociare nel conservatorismo spinto. Il concetto fondamentale è che la giustizia non è di questo mondo, ed il popolo deve essere dunque mansueto, docile ed obbediente e soprattutto affidare ogni fiducia all’entità superiore, a Dio, dalla quale discende ogni tipo di potere.



LA MATRICE PECCAMINOSA DELL’ARTE

Interessante anche considerare come Lutero riporti al centro della vita religiosa dell’epoca un testo come l’Antico Testamento che ormai, almeno all’interno della comunità cattolica, era considerato avere praticamente solo un valore simbolico ed allegorico. Ancora una volta, un passo indietro travestito da passo avanti, e tutto questo sarà alla base della diffusione delle confessioni protestanti. Lutero considera completamente normale e plausibile che l’essere umano sia condannato a scontare un “peccato di conoscenza”, con la parte biblica del cristianesimo considerata troppo blanda (e non è un caso dunque che un biblista di grande spessore come Ricciotti si lasci andare a giudizi così critici). Il ritorno dell’Antico Testamento come testo centrale rappresenta una fase di regresso culturale alla quale fa seguito la reazione dell’età della Controriforma: nonostante questo, il luteranesimo non riuscirà a rinunciare all’idea di considerare che l’arte abbia una matrice peccaminosa.