Nonostante le fonti ufficiali abbiano dichiarato che il poeta cileno Pablo Neruda fosse morto di cancro, come risulta dal certificato rilasciato ai tempi, ben pochi hanno creduto a questa versione. Sono le circostanze in cui si verificò la morte a mettere in dubbio la versione ufficiale: Neruda morì in ospedale dodici giorni dopo il colpo di stato del generale Pinochet, il 23 settembre 1973, poco prima di andare in esilio. La sua appartenenza da sempre al partito comunista cileno e il fatto che nel 1970 si fosse candidato alla presidenza, ritirandosi per favorire Salvator Allende, lo rendevano infatti, come tanti altri intellettuali ed artisti di sinistra, un obbiettivo per i golpisti. Già nel 2013 i suoi resti erano stati riesumati per verificare la presenza di sostanze velenose, ma non si era trovato nulla. Adesso un gruppo di scienziati afferma il contrario, dicendo di avere scoperto una tossina sospetta nelle sue ossa. Il suo autista che lo aveva portato all’ospedale il 19 settembre, quando le condizioni del poeta che soffriva di un tumore alla prostata si erano aggravate ha sempre detto di aver assistito a una iniezione misteriosa ai danni di Neruda.
Pare strano infatti che seppur malato sia morto nel giro di 4 giorni e un giorno prima della sua partenza per il Messico dove sarebbe diventato il leader dell’opposizione al nuovo regime, cosa che Pinochet non poteva tollerare. La moglie di Neruda racconta che quel 23 settembre ricevette una telefonata dal marito dall’ospedale nella quale le diceva di andare subito da lui, perché “alcuni uomini gli avevano fatto una iniezione allo stomaco” e si sentiva male. Le cartelle cliniche della struttura dove morì non vennero mai trovate così come il registro dei medici di turno nei giorni del ricovero. I nuovi riscontri parlano di una infezione assai rapida che può essere normale in pazienti gravi, ma una esplosione batterica così veloce dopo il ricovero e la iniezione, tanto da farlo morire nel giro di poche ore, appare sospetta e fa pensare a un intervento esterno per accelerarne la morte. Secondo l’esame effettuato nel 2015, a cura del governo cileno, Neruda non sarebbe morto “a causa del cancro alla prostata di cui soffriva”, e che “risulta chiaramente possibile e altamente probabile l’intervento di terzi”, concludendo che al paziente “fu applicata un’iniezione o gli fu somministrato qualcosa per via orale che ha fatto precipitare la sua prognosi in appena sei ore”.