L’amore per la cultura sopra di tutto, sopra praticamente ogni cosa. Con questa breve frase si potrebbe riassumere la vicenda umana di Michaeel Najeeb, un religioso cristiano costretto a fare i conti con la violenza e la follia dell’Isis in una zona in cui i cristiani sono da sempre una sparuta minoranza: l’Iraq. Sulle pagine de La Stampa, Padre Najeeb ha rivendicato con orgoglio il suo cristianesimo vissuto da sempre con grande passione: ‘Sono nato a Mosul nel 1955 e sono orgoglioso di dire che noi siamo i primi cristiani, non i cristiani d’Oriente. Apparteniamo per linea retta a coloro che furono ridotti in cattività in queste zone della Mesopotamia molto prima che Gesù nascesse. San Pietro, uno degli apostoli più importanti, era palestinese, per non parlare di Gesù che parlava ebraico ed aramaico, la lingua che parliamo anche noi oggi.’ Continua Miachaeel Najeeb: ‘E’ certo, comunque, che in queste zone i cristiani hanno sempre vissuto con difficoltà, anche prima dell’Islam.’ Una passione incontrastata per il suo credo, quella di padre Najeeb, come se ne vedono ben poche al giorno d’oggi.



I DOCUMENTI SALVATI

Padre Najeeb è stato da sempre un attento studioso e un amante della cultura in generale. Racconta lui stesso la sua passione: ‘Sono rimasto nel convento di Mosul fino al 2007. Il mio punto di riferimento è sempre stata la biblioteca, il vero cuore pulsante della cultura locale; da piccolo stavo sempre lì a studiare e a leggere gli antichi testi. Oggi purtroppo questo luogo magico è stato distrutto.’ Continua Michaeel Najeeb: ‘Nel corso del XIX secolo i domenicani avevano fatto venire antichi codici e manoscritti che nel corso degli anni ho pensato bene di digitalizzare uno per uno, preservandoli da possibili rischi.’ E così inizia la singolare vicenda del religioso cristiano che, per iniziativa personale, si improvvisò bibliotecario e decise di salvare la cultura locale dai possibili attacchi degli estremisti islamici. Un lavoro svolto con una passione unica: ‘Dal 1990 giro per il Paese in cerca di testi di valore da preservare e inventariare.’ Un lavoro incredibile e provvidenziale, visti i tremendi sviluppi religiosi che sarebbero seguiti e di cui si avevano già concrete avvisaglie.



LA FURIA DELL’ISIS

Già a partire dal 2007, Mosul aveva iniziato ad avvertire i primi scricchiolii di intolleranza religiosa, tant’è che gran parte del materiale era già stato trasferito in un’altra città: ‘Trasferimmo tutto il materiale nella città di Qaraqosh, che era ritenuta più sicura delle altre.’ Ma in un periodo di follia religiosa, nessuna città può essere ritenuta sicura e infatti qualche anno dopo avvenne il secondo trasferimento: ‘Nel 2014 le cose peggiorarono sensibilmente anche a Qaraqosh e così dovemmo improvvisare lo spostamento in un’altra città come Ebril. Caricammo tutti i manoscritti e gli incunaboli che potevamo in macchina e scappammo di notte, in agosto. Riuscimmo miracolosamente ad arrivare alla frontiera, ma poi fummo costretti a scendere a piedi, con le pallottole che fischiavano sopra le nostre orecchie. In lontananza vedevamo la bandiera dell’Isis sventolare alta al vento: la città era presa e da lì a poco l’avrebbero completamente distrutta.’ Non tutto,però. Con la sua battaglia silenziosa, padre Najeeb è riuscito a salvare circa 8.000 manoscritti digitalizzandoli e preservandoli per sempre nella versione moderna. Un lavoro immane il suo, che deve essere riconosciuto a livello internazionale.

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