Il tema della precarietà del lavoro è sempre più al centro della riflessione di chiunque abbia a cuore la vita delle persone. Il lavoro è, infatti, sua componente essenziale e la sua attuale precarietà — intesa anche come mancanza — caratterizza la grande trasformazione che stiamo vivendo, almeno in questa fase.
La Chiesa con la sua dottrina sociale è sempre stata molto attenta alla questione del lavoro, in particolare con Giovanni Paolo II — memorabile la sua Laborem exercens (1981) — ma anche Benedetto XVI, pur in modo diverso, con la Caritas in veritate ha richiamato l’intera comunità alla costruzione di una nuova economia.
Non che la precarietà sia scoperta recente, ma l’attenzione che papa Francesco sta dedicando al problema è costante. Già in occasione della festività del 1° maggio 2013, Francesco diceva “il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci unge di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre”. Anche il suo recente richiamo al problema della precarietà del lavoro intervenendo in videomessaggio alla Settimana sociale dei cattolici italiani ci dà conferma dell’attenzione che Francesco sta dando al lavoro e alla questione sociale. Non stupirà quindi che, proprio su impulso del Santo Padre, nelle giornate del 23 e del 24 novembre si sia tenuta in Vaticano la Conferenza internazionale delle organizzazioni sindacali, organizzata dal Dicastero pontificio per lo sviluppo umano integrale, cui hanno psrtecipato oltre 200 rappresentanti dei sindacati di 40 paesi del mondo, comprese le organizzazioni di casa nostra Cgil Cisl e Uil.
La questione del lavoro è strettamente legata al tema della dignità della persona: e, su questo punto, Francesco non dice nulla di diverso da quanto già diceva Giovanni Paolo II. Non ancora papa, il Cardinale Karol Wojtyla pronunciava un discorso memorabile nel giorno del Corpus Domini (1978): “Se Dio ha abitato con l’uomo, la terra abitata dagli uomini è la terra in cui incessantemente si rinnova il desiderio della giustizia e della pace. Nessun pensatore e nessuna ideologia proclamino di conoscere essi soli questo problema e dichiarino di saperlo risolvere fino in fondo. (…) La nostra è una preghiera per i diritti dell’uomo, (…) per gli inalienabili diritti dell’uomo. (…) È chiaro che i diritti dell’uomo sono il diritto al lavoro, al salario, al pane; ma sono anche i diritti dello spirito”.
In sintesi, senza lavoro, pane e salario, l’uomo sente traballare la sua dignità.
È proprio da questo punto che la giovane giornalista e saggista italo-americana Deborah Castellano Lubov ha confezionato una raccolta di interviste con l’intento di far raccontare Papa Francesco da chi lo conosce bene, come la sorella Maria Elena, l’amico orologiaio di Buenos Aires Adrian Pallarols, alcuni cardinali tra cui Timothy Dolan, Gerhard Müller, oltre a mons. Gänswein e altri.
L’altro Francesco. Tutto quello che non vi hanno mai detto sul Papa: questo il titolo del libro pubblicato da Cantagalli che si apre con la prefazione del segretario di stato card. Pietro Parolin, il cui richiamo all’attenzione che Francesco ha per la persona passa per quella che Francesco ha per chi lavora per la Chiesa: “Non sorprenderà pertanto — scrive il Card. Parolin — di sentire nelle interviste che seguono la voce di chi, persino in cariche di alta responsabilità nell’organizzazione ecclesiale, racconta il grande stupore col quale ha vissuto e vive il suo personale incontro col Papa, sentendosi accolto da uno sguardo — quello di Francesco — carico di affetto e di misericordia, sentimenti che fondano e costituiscono l’esperienza che l’uomo fa della sua dignità (…) Tutti i giorni il Papa — con la sua umiltà ma anche con la sua instancabile perseveranza — riporta al Vangelo anche noi che abbiamo scelto di servire Dio nel ministero sacerdotale, sia con le sue parole e con i suoi gesti, sia con l’attenzione che mostra verso i poveri, verso gli ultimi. Perché è vero che non di solo pane vive l’uomo, ma è vero anche il contrario: l’uomo vive anche di pane. E, oggi, dentro questa grande crisi, sono in molti a esserne privi”.
Ecco perché il richiamo continuo di Francesco alla povertà e al pane non va confuso con il pensiero debole pauperista. Sindacato è una bella parola — ha ricordato il Papa ai partecipanti — proviene dal greco e tradotta vuol dire “giustizia insieme”. Si può — e di deve — lavorare per la giustizia: ma oggi questa è più che mai legata alla questione del lavoro.