“The Rocky Horror Show” sta per concludere la tappa milanese del tour 2017/18, con un narratore, Claudio Bisio, tornato se non alle origini, perlomeno a quel ruolo di Brad, l’amante pudico che scopre la trasgressione di una hot night con un alieno/transessuale, che lo fece notare e ne avviò la carriera. Nello show all’Arcimboldi di Milano, interamente in lingua inglese, a parte il narratore stesso, la trasgressione è come sempre la regola, fin da quando il musical calcò le scene nel 1973 per poi continuare ad affascinare anche nella versione movie, The Rocky Horror Picture Show.
Nessuna giarrettiera né per Bisio né per noi spettatori, ma rispettivamente smoking e una classica fan bag con cui partecipare allo show, puntualmente costellato dalle risposte “spontanee” ai motti del narratore e alla battute dei cantanti; the Rocky Horror Show non è uno spettacolo da contemplare, ma da vivere, suonando raganelle, gettando coriandoli, schizzando i vicini e riparandosi con un foglio di giornale; i gesti iconici di un’interattività fisica ed emotiva che gli ammiratori, per la maggior parte, “ordinari”, non necessariamente trasgressivi, non necessariamente transessuali e certamente non alieni, non hanno perso occasione di manifestare nello show all’Arcimboldi. L’invito a ballare “The Time Warp” alla fine — a jump to the left… and then a step to the right” era atteso, parte integrante di un rituale collettivo.
Certo di enorme importanza nel creare atmosfera lo hanno avuto la rock band sul palco sopraelevato, coprotagonista dello show quanto gli attori stessi, nonché le voci potentissime degli attori, di Riff Raff e Magenta in particolare, o quelle di Brad e Janet nei loro scambi di “amorosi sensi”, ed infine i giochi di luci, una vera e propria voce parlante nello show, pronto a sottolineare o addirittura a creare solitudine, sfida, distanza, trasgressione.
Tuttavia l’atmosfera esisteva, se così si può dire, “a priori”, come credito dato allo spettacolo in sé; la sua irriverenza scenografica di giarrettiere, guepieres, piume di struzzo intorno a Frank-N-Furter in un balletto alla Crazy Horse, la forza della musica, la potenza dei giochi di luce, la potenza delle voci, hanno fatto presa su un affetto profondo fra il pubblico e il “suo” show. Non servono i sottotitoli, le canzoni si sanno a memoria; si anticipano gli scambi, e non ci si annoia per il già saputo, perché partecipato.
Si dirà, ottimo, ma ciò avviene a costo di un messaggio che nel 1973 fu completamente inaccettabile e anche oggi, fortunatamente, contestabile; un transessuale che crea un uomo perfetto, Rocky, un adone che ne motteggia i movimenti quando il suo creatore gli canta “I’ll make you a man” (“Farò di te un uomo”) per farne il suo amante/sposo, con tanto di marcia nuziale, e che, non pago di ciò, seduce a turno due teneri fidanzatini, Brad e Janet, trascinandoli in un vortice di amplessi, presentati come un gioco di ombre cinesi eleganti e non per questo meno esplicite, se pur non volgari.
Si potrà non crederlo, non avendolo mai visto, ma l’unica cosa assente dallo show è la volgarità; c’è una moralità dell’eccesso che trova il suo culmine nella canzone del puro edonismo di Frank-N-Furter (chiara parodia del dottor Frankenstein e della pruderie di inizio ottocento di una notte in cui fu concepito non solo il Frankenstein, ma The Vampire); questi invita a “give yourself to absolute pleasure” (datti al piacere assoluto) e canta “don’t dream it — be it” (non sognare quello che vuoi, sii quello che vuoi).
Il tutto subito seguito da una stanza degna del (mancato) pentimento di un Dorian Gray living for pleasure:
Ach! We’ve got to get out of this trap
Before this decadence saps our will
I’ve got to be strong and try to hang on
Or my mind may well snap
Und my life will be lived for the thrills…
It’s beyond me, help me Mommy
Ah! Dobbiamo uscire da questa trappola
Prima che questa decadenza fiacchi la nostra volontà
Devo essere forte e cercare di tener duro
O la mia mente potrebbe anche spezzarsi
E la mia vita sarà vissuta solo per i brividi di eccitazione
E’ troppo per me, aiutami Mamma
Un accenno melanconico, perso nell’orgia di piacere il cui unico scopo è la depravazione? Il silenzio profondo e teso con cui il pubblico ha accolto le ultime parole di Bisio, da tutti capite, forse indica una lettura diversa, la coscienza che dietro il vestito, nulla.
(Narrator)
and crawling on the planet’s face
some insects called the human race
lost in time
and lost in space
(phantoms)
and meaning.
(Narratore)
E striscianti sulla faccia del pianeta,
alcuni insetti chiamati la razza umana,
persi nel tempo
e persi nello spazio
(Fantasmi)
e nel significato.