Una sfida che può lasciare il tempo che trova sotto il punto di vista statistico ma che rivela una inversione di tendenza storica, culturale e ovviamente religiosa: tra 50 anni l’Islam conterà più fedeli musulmani dei cristiani, con un cambio storico che dopo secoli arriva a compimento. “Il numero dei musulmani nel mondo supererà quello dei cristiani entro la fine di questo secolo”. A scriverlo è l’autorevole think tank americano Pew Research Center, che in un recente dossier ha elaborato stime e dati pubblicati negli ultimi anni. Confermando quanto era già risultato palese. I conti fatti vedono nel 2010 1,6 miliardi di musulmani, un 23% della popolazione mondiale ma è soprattutto la velocità con cui cresce l’Islam a stupire e a portare i conteggi nel 2070 con praticamente il medesimo numero di fedeli (32,3% per ciascuna confessione). Due numeri su tutti: i cristiani “crescono” del 35%, i musulmani del 73%. In questo modo non c’è spazio per repliche, i numeri sono destinati a salire con l’inversione demografica della popolazione cristiana che rivela la difficoltà numerica di questa religione. Ma siccome la fede in Dio non può rimanere un tema da “confinare” in meri numeri, l’analisi è ben più profonda: innanzitutto, i musulmani fanno più figli rispetto agli appartenenti alle altre confessioni religiose: ogni donna di fede musulmana ha in media 3,1 figli (contro i 2,3 degli altri). Se ci si aggiunge che poi gli islamici hanno un’età media molto giovane, significa che molti altri figli nasceranno in popolazioni e educazione musulmana, facendo accrescere i numeri.



«Il secondo fattore è legato ai vasti fenomeni migratori in atto dall’Africa settentrionale e dal vicino oriente che, se non cambiano la popolazione globale, stanno contribuendo ad aumentare la popolazione musulmana in molte regioni del mondo, incluse l’America settentrionale e l’Europa. Un movimento umano che non esclude neppure uomini e donne dell’oriente asiatico, dove l’islam è di gran lunga maggioritario», si legge nel report del collega Matteo Matzuzzi sui dati Usa sul fenomeno particolare. Pesa su tutto la crisi dell’Europa sempre più secolarizzata e meno autenticamente cristiana, il che non si riduce solo ai numeri ma anche alla testimonianza della fede che diminuisce affascinando meno persone e provocando un abbassamento della percentuale di cristiani sul territorio europeo. È questo punto, che il sistema di studi americano non tiene conto, che forse resta il campanello d’allarme maggiore per la Chiesa: sono in tanti che si dicono ancora cristiani nel nostro Continente, ma quanti effettivamente vivono la vita cristiana ogni giorno? I numeri non potranno mai svelare questo dato, ma è comunque evidente anche per le stime statistiche tra qualche tempo; se infatti oggi non si semina, domani non si raccoglie e i numeri sono evidentemente destinati a rimanere più allarmanti. Non solo vecchiaia, ma testimonianza sarà la parola chiave e la sfida per la Chiesa dal Papa fino all’ultimo dei fedeli. Non numeri, ma esperienza, su questo potrebbe giocarsi il destino della regione cristiana nel mondo. (Niccolò Magnani)

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