Luciano Garibaldi, giornalista e storico, è di nuovo in libreria con 2017: Fatima centro del mondo. Il libro è suddiviso in otto capitoli e riporta, in appendice, due documenti fondamentali per comprendere l’evento di Fatima: il “Commento teologico” alla terza parte del segreto, redatto a suo tempo dal cardinale Joseph Ratzinger, e la “Dichiarazione comune” di Cuba di Papa Francesco e del Patriarca Kirill di Mosca. “Mi è parso inevitabile collegare l’incontro di Cuba tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill con la vicenda di Fatima”, spiega al sussidiario parlando del libro.



Luciano Garibaldi, lei ha al suo attivo una quarantina di libri di storia divulgativa, prevalentemente su fascismo, nazismo, seconda guerra mondiale, anni di piombo, molti tradotti in varie parti del mondo. Che cosa l’ha spinta ad occuparsi di argomenti così speciali come le apparizioni mariane di Fatima?

Un’antica passione per gli argomenti di fede, dovuta alla grande religiosità di mia madre e all’insegnamento di un mio zio monsignore che mi prese con sé e mi fece studiare nei primi e difficili anni del secondo dopoguerra, affidandomi ai padri scolopi dell’Istituto “Calasanzio” di Genova. Poiché svolgo attività giornalistica da 1957, non mi sono mancate le occasioni per affrontare personalità e vicende religiose. 



Per esempio?

Con la Lindau ho pubblicato O la Croce o la Svastica. La vera storia dei rapporti tra la Chiesa e il nazismo. Negli Anni Ottanta ho svolto per il settimanale Gente un’inchiesta a puntate sui miracoli di Lourdes, e nel 1995, per il mensile Storia Illustrata, una ricostruzione delle apparizioni di Fatima, avvalendomi della collaborazione e della testimonianza di padre Luciano Cristino Coehlo, all’epoca cappellano del Santuario mariano e oggi protagonista del Congresso mariologico internazionale svoltosi a Fatima nel settembre 2016, alla vigilia del centenario delle apparizioni.



Nel suo libro, ricostruisce con taglio rigorosamente cronistico i fatti verificatisi a Fatima in quell’anno 1917 che vedeva l’Europa dilaniata dalla prima guerra mondiale. C’è qualcosa di particolare che caratterizza le apparizioni ai tre giovani pastori? Che le pone su un piano di assoluta credibilità?

Decisamente sì. E mi riferisco al fenomeno del sole, visto da almeno 70mila persone quel 13 ottobre 1917 che fu anche il giorno dell’ultima apparizione alla Cova da Iria. Tra la folla accorsa sul posto da ogni parte del Portogallo non mancavano fior di giornalisti, per la maggior parte increduli e convinti che si trattasse di una beffa organizzata da chi stava dietro i tre pastorelli per prendersi gioco, e approfittare, della credulità popolare. Ebbene, dopo aver visto un sole gigantesco danzare nel cielo per almeno dieci minuti cambiando repentinamente colore, quei giornalisti furono i primi a mutare opinione e a convertirsi, anche e soprattutto in considerazione del fatto che tre mesi prima, ossia il 13 luglio, la Vergine aveva promesso ai bambini (ed essi lo avevano puntualmente riferito): “Ad ottobre farò un miracolo che tutti potranno vedere”.

“La Russia si convertirà”: così ha titolato il quinto capitolo del suo libro. Quali sono il significato e l’importanza di quella profezia pronunciata dalla Vergine dinnanzi a tre bambini che neppure sapevano chi e che cosa fosse la “Russia”? 

Mi è parso inevitabile collegare l’incontro di Cuba tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill con la vicenda di Fatima. Non vi è dubbio, infatti, che quell’incontro è stato voluto da tutti e due i protagonisti, ovvero i capi delle due fedi cristiane più diffuse nel mondo. Tutti conoscono la devozione dei cristiani russo-ortodossi alla Madre di Dio. Chi è stato in Russia non potrà certo dimenticare le immagini, gli altari, i templi ortodossi dedicati alla devozione mariana. Non si può dunque escludere che questo tipo di fede cristiana praticato nel mondo ortodosso abbia giocato un ruolo speciale nella decisione di dar vita ad un evento che potrebbe segnare una nuova epoca. Del resto, il vero significato dell’evento lo si coglie sia dalle dichiarazioni rilasciate dai due protagonisti al termine dell’incontro, sia dalla “Dichiarazione congiunta”, in trenta punti, che, per la prima volta nella storia, è stata sottoscritta dal “Papa cattolico” e dal “Papa ortodosso” e che proprio per questi motivi ho ritenuto opportuno pubblicare per esteso in appendice al mio lavoro. E’ sufficiente leggerne alcuni punti per comprendere che siamo di fronte al primo passo verso l’unità delle due Chiese in Cristo. Questo, ad esempio: “… Le catene dell’ateismo, in Russia e in molti Paesi dell’Europa occidentale, sono spezzate; ortodossi e cattolici spesso lavorano fianco a fianco. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare assieme Cristo e il Vangelo. Non siamo concorrenti ma fratelli“. 

Un altro capitolo del libro, intitolato “Da Medjugorie a Fatima, via Civitavecchia”, fa un collegamento tra Fatima e le due località dove si è recentemente sviluppato un intenso culto mariano che attende però ancora il riconoscimento ufficiale della Chiesa. 

Mi è sembrato opportuno non sottovalutare gli elementi che accomunano i tre luoghi di culto. Il più importante elemento è rappresentato dalla statuina di Civitavecchia che nel febbraio 1995 pianse lacrime di sangue. Proveniva da Medjugorie, portata in regalo dal parroco alla famiglia di Fabio Gregori, cattolica e praticante, e quelle lacrime le pianse anche dinnanzi al vescovo di Civitavecchia, monsignor Girolamo Grillo, che in un primo tempo non aveva creduto al miracolo e aveva condiviso le accuse di frode alla famiglia Gregori. Fu a seguito di quella manifestazione sovrannaturale, che Papa Giovanni Paolo II divenne, a sua volta, devotissimo della statuina, al punto da recarsi sovente a pregare ai suoi piedi, dalla vicina Roma. E tutti sanno quale fosse la devozione e la gratitudine di Karol Wojtyla per la Madonna di Fatima.

In conclusione del suo libro-inchiesta non sembra attribuire grande credito a chi continua a sostenere l’esistenza di un cosiddetto “quarto segreto” di Fatima che la Chiesa non troverebbe il coraggio di rendere pubblico in quanto potrebbe allontanare milioni di cattolici dall’obbedienza alla Chiesa, rivelandone e denunciandone l’apostasia. E’ così?

Sicuramente. La contrapposizione fra tradizionalisti e riformisti, presente da sempre nel mondo cattolico, come peraltro in tutte le religioni, ha trovato alimento nelle polemiche che continuano più che mai alla vigilia del primo centenario delle apparizioni. I tradizionalisti insistono nel sostenere che Suor Lucia non si sarebbe limitata a descrivere di suo pugno la visione della terza parte del segreto, ma avrebbe riportato, su un foglio, le parole con cui la Madonna aveva spiegato ai veggenti il significato di quella drammatica visione. Ovviamente, di quel foglio (che peraltro Suor Lucia negò sempre di avere scritto) non esiste traccia. Ma coloro che affermano di essere convinti della sua esistenza, ne ipotizzano persino il contenuto, evidentemente molto gradito alle correnti più tradizionaliste: condanna delle decisioni prese dal Concilio Ecumenico Vaticano II e della Messa da esso riformata; profezia di un immane cataclisma all’interno della Chiesa cattolica. 

Si riferisce ovviamente alla terza parte del segreto di Fatima, ossia alla visione del “vescovo vestito di bianco”, nel quale i veggenti identificarono il Papa, abbattuto a raffiche di mitra, assieme a religiosi, suore e fedeli, in una città in rovina. 

Quella visione fu resa nota, per decisione di Papa Wojtyla, il 25 giugno del 2000, a cura dell’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Ratzinger, che fin dal primo momento smentì le interpretazioni più catastrofiste di quella visione, E lo fece con queste parole: “Non fu una visione apocalittica del futuro, ma una sintesi del Novecento. In quella visione, noi possiamo riconoscere il secolo appena trascorso come il secolo dei màrtiri, come il secolo delle sofferenze e delle persecuzioni della Chiesa, come il secolo delle guerre mondiali e di molte guerre locali che hanno fatto sperimentare nuove forme di crudeltà”.

Si possono dunque, concludendo, giudicare prive di fondamento le interpretazioni più terrificanti di quella visione per così tanti anni tenuta segreta?

La risposta è affermativa. Abbiamo al vertice della nostra Chiesa un Papa che, all’indomani della sua elezione al soglio pontificio, chiese al Patriarca di Lisbona di consacrare il suo pontificato alla Vergine di Fatima. E un mese dopo, in piazza San Pietro, a Roma, pronunciò l’atto di affidamento del mondo a Nostra Signora di Fatima. Lo stesso Pontefice, il 13 maggio prossimo proclamerà santi Francesco e Giacinta Marto. Un richiamo alla fede, alla speranza e alla carità. Non alla paura e al terrore.

Luciano Garibaldi, “2017: Fatima centro del mondo”, Mimep Docete, Milano 2017