Piero Ottone è morto a 92 anni a Camogli: maestro di giornalismo, è stato anche scrittore. In realtà si chiamava Pier Leone Mignanego, ma cambiò nome e cognome si trasferì a Torino. Sarà ricordato per aver cambiato lo stile dei giornali: aveva imposto un racconto distaccato e frontale dei fatti, senza scendere a compromessi. Forse un po’ gelido nello stile, ma sicuramente innovativo. Piero Ottone lascia la moglie Annie e due figli: Stefano, direttore generale per le relazioni esterne del Gruppo Espresso-Repubblica, e Bettina. Non ci saranno funerali: Piero Ottone sarà cremato, le sue ceneri saranno poi disperse in mare, delle sue Genova e Camogli. «Sarò ricordato per aver fatto scrivere Pasolini in prima pagina sul “Corriere” e per aver dato spazio alle previsioni del tempo», così parlava della sua morte. Una forte dose di autoironia, del resto per vivere bene è importante non prendersi troppo sul serio. 



– La fase più significativa della carriera di Piero Ottone è quella della direzione del Corriere della Sera, cominciata nel 1972 e terminata cinque anni dopo, dopo l’avvento dei Rizzoli. Era un predestinato del giornalismo: nel 1945 entrò alla Gazzetta del Popolo, a 23 anni fu mandato a Londra come corrispondente. Poi la chiamata del Corriere della Sera, che lo inviò nell’Unione Sovietica di Kruscev e per cui realizzò una grande inchiesta sulle “coree” del Nord italiano, le periferie dove si ammassavano gli immigrati del Sud a caccia di lavoro. Dopo una lunga esperienza come caporedattore, fu chiamato nel 1968 come direttore del Secolo XIX. Venne tacciato di sovversivo dai conservatori per la sua apertura ai comunisti, ma quest’esperienza a Genova gli aprì le porte del Corriere della Sera. Il suo ingresso fu però accolto con uno sciopero, ma Piero Ottone riuscì a dialogare con i colleghi e diede vita allo “statuto dei giornalisti”, rimasto in vita per un quarantennio. Fece scrivere in prima pagina Pier Paolo Pasolini, poi ruppe con Indro Montanelli: quando fu gambizzato dalle brigate rosse, non riportò la notizia in prima pagina. Dopo l’esperienza al Corriere, collaborò con il gruppo Mondadori e con la Repubblica di Eugenio Scalfari. Dagli anni Ottanta scrisse molti saggi.

Leggi anche

GIUBILEO 2025/ Bernini, il genio di un secolo al bivio tra Grazia e perdizioneMarattin presenta "La missione possibile"/ Da Amato a Mieli: superiamo la politica negativa e l'immobilismo