In un’intervista al Corriere della Sera, al scrittrice Susanna Tamaro racconta alcuni particolari inediti riguardo la genesi di quello che, a ventitré anni dalla sua uscita, resta il suo libro più famoso, “Va’ dove ti porta il cuore”. In particolare, la stesura della versione definitiva del libro è nata da un gravissimo lutto per la scrittrice. Infatti il libro era stato inizialmente scritto in una maniera diversa rispetto alla versione conosciuta da tutti, ma come già accaduto a Susanna Tamaro quando aveva realizzato “Anima Mundi”, il risultato finale non l’aveva per niente soddisfatta, e quindi aveva deciso di ripartire in maniera diversa. Quando era vicina alla fine del lavoro, mentre stava scrivendo nella sua casa sull’Alpe di Siusi, le arrivò una telefonata con una terribile notizia. Il suo migliore amico Pietro era morto, ponendo volontariamente fine alla sua vita suicidandosi. Un evento che raggelò la scrittrice, che dopo alcuni giorni di lutto scrisse la parte conclusiva di “Va’ dove di porta il cuore” influenzata da quanto accaduto.



Nell’intervista al Corriere della Sera in cui spiega la genesi di “Va’ dove ti porta il cuore”, Susanna Tamaro spiega come la figura del suo amico Pietro l’abbia profondamente influenzata. Si trattava di una persona conosciuta durante il periodo che la scrittrice aveva passato presso il Centro di Cinematografia Sperimentale a Roma, poi Pietro era andato a lavorare in Rai, ma la precarietà e la depressione l’avevano messo sempre più in difficoltà, fino al tragico epilogo del suicidio. Il tema del lutto è comunque molto forte in “Va’ dove ti porta il cuore”. Susanna Tamaro rivela anche come l’idea della nonna che scrive alla nipote per parlare della storia e dei segreti della loro famiglia nasca dalla scomparsa, avvenuta proprio nel periodo di stesura del romanzo epistolare, della nonna materna della scrittrice, Elsa, con la quale sentiva di voler ristabilire una forma di comunicazione.

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