“Altro che Cristoforo Colombo, fu Papa Innocenzo VIII a scoprire l’America!”. No, non è un proclama su qualche strano sito esperto in bufale, e neanche l’ultimo complotto sorto in qualche vario post del Blog M5s. È il frutto di un lavoro durato 27 anni di un noto giornalista e studioso, Ruggero Marino, ala prese con tutti i documenti rimasti legati all’evento che ha di fatto cambiato per sempre la storia del nostro mondo contemporaneo. In una lunga intervista su la Verità di oggi, lo studioso ritiene di aver scoperto tramite molte carte presenti in Vaticano che Cristoforo Colombo fu in realtà un inviato della Chiesa per poter avviare una nuova crociata, liberando così Gerusalemme e il Santo Sepolcro. Fu infatti il Papa a volere la spedizione verso la “sconosciuta America”, in cambio però la Spagna doveva finanziare un’altra crociata in Terra Santa: secondo lo studioso e giornalista Marino, la Chiesa sapeva benissimo dell’esistenza del nuovo continente e per questo motivo finanziò Colombo per poter stringere un patto con la Spagna, che invece come tutto il resto del mondo conosciuto ancora non sapeva nulla di quel mondo lontano che un giorno avrebbe determinato tanto e molto dello sviluppo socio-politico e commerciale. «Il navigatore era convinto che la conversione universale, fase preparatoria della fine del mondo che sarebbe avvenuto nel giro di pochi anni, poteva realizzarsi con la scoperta ufficiale delle ultime terre sconosciute».
Ci sarebbero anche delle prove specifiche sul fatto che la Chiesa in realtà sapeva già tutto circa l’esistenza dell’America: secondo Ruggero Marino, «nella sua tomba in San Pietro – Innocenzo VIII morì nel 1492 pochi giorni prima della partenza di Cristoforo Colombo da Porto Palos – venne ritrovata una scritta “durante il suo pontificato la scoperta di un nuovo mondo”». Mistero, segretezza e documenti trafugati, nella migliore tradizione di un semi-complotto della Chiesa: secondo Marino il Vaticano all’epoca sapeva benissimo dove stava per andare Colombo, lo dimostra il fatto che anche oggi «non trovo nessuno che mi possa aiutare a leggere le carte custodite nella più totale segretezza in Vaticano», afferma con certezza insolita il giornalista. Vi sarebbe anche la spiegazione strategica e politica di quella “scelta segreta” nel 1042, «la Chiesa non poteva mettersi contro la cattolicissima Spagna, che saccheggiò il nuovo mondo schiavizzando le popolazioni native».
Tutto questo basta dunque per celebrare la scoperta dell’America quel lontano 1492 come la più grande fake news della storia? Forse così è eccessivo, ovviamente. Eppure l’impressione è che in Vaticano siano costruiti segreti e rivelazioni su quegli anni decisivi: probabilmente ancora tra qualche anno se ne potrà sapere di più, intanto ci dobbiamo “accontentare” di rimanere nell’incertezza tra le importanti tesi di Marino e le parallele dubbie conseguenze che le stesse tesi producono rispetto all’evoluzione della storia. Una su tutte, se si può accettare una Chiesa all’epoca in voluto non contrasto con la Spagna, ad oggi cosa le verrebbe in mano nel tenere “nascosti” certi segreti? E soprattuto resta ad oggi deboluccia la tesi secondo cui la Chiesa già sapeva dell’America perche «nel corso degli anni chissà quanti segreti, affati e commerci furono scoperti, ma facevano gola e quindi nesssuno voleva diffondere la novità. Poi quando il Vaticano si rese conto di non poter più tenere nascosto il tutto, organizzò tutta questa splendida spedizione-sponsor». Basta questo per svelare la “fake news” più clamorosa della storia?