Un autorevole rappresentante del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), Bassam Abu Sharif, ha riconosciuto, nell’audizione in Commissione bicamerale d’inchiesta sulla morte di Aldo Moro (ne ha dato notizia solo La Stampa), che l’ex presidente della Dc aveva concordato una sorta di “lodo” con George Habash e poi con lo stesso Arafat. E’ la conferma al più altro livello di quanto lo storico Salvatore Sechi, anche sulle pagine del sussidiario, sostiene da tempo (insieme, tra altri, al magistrato Rosario Priore): l’esistenza di un patto di non belligeranza tra fedayyn e 007 nostrani. Con Sechi abbiamo ricostruito la vicenda.
Tutto comincia il 17 dicembre 1973 allo scalo Leonardo Da Vinci con l’assalto di Settembre nero. Vennero usate bombe al fosforo contro il volo 110 della Pan Am e furono sequestrati numerosi ostaggi in un aereo Lufthansa. Morirono 32 passeggeri.
Questo fu lo scenario iniziale. Moro, che era ministro degli Esteri, si rese conto che ormai il teatro del conflitto con Israele si era allargato all’intera Europa e quindi all’Italia. Di qui l’avvio di una trattativa per mettere il nostro paese al riparo delle rappresaglie e dei conflitti tra le due popolazioni del Medio oriente.
In cambio che cosa chiese il Fplp?
Chiese al nostro governo di considerare un obiettivo condiviso la lotta per creare uno stato palestinese. Il che ha comportato che le azioni del terrorismo arabo-palestinese venissero valutate alla stregua di iniziative di forze partigiane amiche. Pertanto non dovevano essere ostacolate né perseguite anche quando trasportavano armi.
Ma erano dei terroristi.
In maniera assoluta. Disponevano di mezzi di offesa e di difesa fornite dall’Urss, dai paesi dell’Europa orientale e da molto paesi arabi. Organizzavano campi militari per l’addestramento dei gruppi di estrema sinistra (e anche dell’estrema destra cosiddetta anti-imperialista) all’uso delle tecniche più efficaci per contrastare sia gli israeliani sia i loro alleati. Tutti movimenti eversivi europei, dalla Rote Armee Fraktion alle Cellule rivoluzionarie della Germania fino ai gruppi estremisti della sinistra italiana con alla fine le stesse Brigate rosse, hanno avuto armi e indottrinamento dal segmento marxista-leninista dell’Olp.
Quanto durò l’accordo con Arafat e perché si ruppe?
Siamo nel novembre 1979. Al porto di Ortona sta per essere sbarcato da una nave libanese un carico di missili terra-aria di fabbricazione sovietica. Per riceverlo si è mosso un gruppo di esponenti romani di Autonomia operaia — c’è addirittura Daniele Pifano, il capo della cellula di Via dei Volsci — sollecitati da “Fausto”, cioè il responsabile del traffico di armi in Italia del Fplp, Abu Saleh Anzeh.
E che cosa succede?
I nostri servizi intervengono e requisiscono i lanciamissili, fermando e processando il gruppetto. Con la loro condanna a 7 anni di carcere, il lodo Moro improvvisamente si interrompe.
A questo punto c’è una risposta dell’Olp contro l’Italia?
Sì ed è durissima. Si preannunciano rappresaglie sanguinose nei confronti della popolazione civile negli aeroporti e nelle città. Dunque, alla condanna di Abu Saleh Anzeh si replicò con uno scambio ineguale: stragi di massa.
Si sta riferendo alle stragi avvenute alla stazione di Bologna (dove studiava e svolgeva la sua attività politica e militare Abu Saleh Anzeh) e nei cieli di Ustica?
Ho questo terribile sospetto. Ma dovrebbe rivolgersi a chi queste carte le ha lette, come i senatori Carlo Giovanardi e Paolo Corsini.
Come mai lei non le ha consultate?
Né il direttore dei sevizi, Giampiero Massolo, né il presidente del Copasir D’Alema né l’attuale presidente della Commissione Moro, Fioroni, mi hanno consentito l’accesso a questi documenti di cui avevo illustrato loro l’importanza.
Sembra una discriminazione incomprensibile.
Direi anche odiosa, da parte di gente senza storia. Ma la sinistra ha tanti e tali scheletri negli armadi da avere paura anche della sua ombra. Pensi che dal 1921 il partito comunista è stato regolarmente finanziato dal Comitato centrale del Pcus e prelevava tangenti dagli enti di primo e secondo grado delle amministrazioni comunali e regionali in cui governava. Ciò malgrado, Berlinguer, che conosceva perfettamente questi finanziamenti, aveva la faccia tosta di sollevare la “questione morale”.
Si sta togliendo qualche sassolino dalle scarpe?
Io sono stato iscritto al Pci, dove ho sollevato in maniera pubblica, sulla rivista il Mulino, il problema della democrazia oligarchica, cioè del centralismo democratico. E sono stato anche sospeso per un anno. Tutto ciò perché sono rimasto uno studioso indipendente. Non ho avuto, e non ho, l’abitudine di servire le bandiere (stracciate) di alcun partito e delle loro burocrazie. Da anni ripeto che per noi storici e per i magistrati come quelli di Bologna la consultazione della corrispondenza del colonnello Stefano Giovannone, legatissimo a Moro, con i capi dei servizi e col ministero degli Esteri è fondamentale. Nessuno aveva una conoscenza dei dirigenti dell’Olp e del Fplp che aveva lui.
Che conseguenze può avete l’audizione di Abu Sharif sul lavoro dei magistrati?
La Commissione presieduta dall’onorevole Fioroni se n’è resa conto. Ha informato la Procura di Roma e non ha escluso che altri dossier possano essere riaperti, proprio a partire dalle connivenze del passato, appunto i rapporti tra il terrorismo palestinese e gli autonomi di Via dei Volsci Pifano, Nieri e Baumgartner.
I missili sequestrati nell’inverno del 1979 a Ortona erano di proprietà del Fplp e quindi potrebbe essere interessata anche la magistratura di Bologna. Qui abitava e studiava l’agente del Fplp Saleh Anzeh, che era protetto dal col. Giovannone, cioè dai nostri servizi segreti.
Enrico Cieri e i suoi collaboratori della Procura di Bologna hanno da tempo chiesto all’onorevole Fioroni la trasmissione di ogni informazione e di ogni atto relativi al lodo Moro. Tenga conto che nella sentenza di archiviazione del procedimento sul ruolo dei palestinesi e delle Cellule rivoluzionarie di Thomas Kram e di Carlos la Procura aveva ribadito l’esistenza di un grumo di problemi e di responsabilità.
Che cosa vuol dire?
Vuol dire che i magistrati Cieri e Bruno Giangiacomo non avevano la sicurezza che il lodo Moro fosse un accordo reale, dimostrabile, stipulato tra le parti.
Ora la prova è venuta da uno dei contraenti.
Sharif ha testimoniato di un documento ufficiale firmato da George Habash e concordato con Giovannone. In esso veniva formalizzato l’impegno di non compiere azioni violente in Italia e di non coinvolgere il nostro paesi in attacchi ad Israele. Anche Arafat rispetterà questa intesa. Mi pare si possa dire che la strage di Bologna torna ad essere un cantiere aperto. La procura non si lascerà ricattare né intimidire dagli ultimi mestatori della guerra fredda.
Chi sarebbero, scusi?
Quelli che ogni 2 agosto celebrano l’infame carneficina avvenuta alla stazione centrale della città raccontando le bufale più pittoresche sui governi che avrebbero ostacolato le indagini e coperto complotti ed eversioni con l’opposizione di segreti di stato ad ogni piè sospinto. Romanzetti d’appendice con un difficile spaccio anche nella suburra sovietica.
(Federico Ferraù)