La modernità ha reso le vite più complesse, quindi la ricerca della pace interiore è cruciale. Per Timothy Radcliffe uno degli strumenti per raggiungerla è il silenzio. «Servono postura, respirazione, e silenzio. Il nostro stile di vita richiederebbe almeno un’ora al giorno di silenzio», sostiene l’Ex Maestro Generale dell’Ordine Domenicano. Nell’intervista a La Stampa ha spiegato che in Israele ha contribuito alla fondazione di una comunità dove si osserva il silenzio. Una tesi ardita, considerando quanto siano intricate le trame delle nostre esistenze. Ma non è un caso se il frate domenicano viene chiamato il “teologo del dissenso”. È infatti conosciuto come uno religioso e studioso in gradi di pungolare la Chiesa affinché si apra intelligentemente alla contemporaneità. In passato ha fatto discutere, ad esempio, con la sua apertura al matrimonio per i sacerdoti. E pensare che non era per nulla interessato alla religione: Timothy Radcliffe descrive infatti la sua adolescenza come quella di un «ragazzaccio, sempre imboscato a fumare o a cercare il modo di infilarmi in un pub». La curiosità però lo ha spinto a leggere filosofia e teologia. Ma non ha fede perché ha trovato un’utilità nella religione: «Ho fede perché credo sia una bellissima verità e il motivo ultimo per vivere. Credo che tutte le religioni, se non sono distorte, invitino alla vita nel modo più completo e profondo».



TIMOTHY RADCLIFFE, PARLA L’EX MAESTRO GENERALE DELL’ORDINE DOMENICANO

“SONO UN GRANDE FAN DI PAPA FRANCESCO”

La spiritualità da sola non appaga le persone, che per Timothy Radcliffe sentono il bisogno di religione per dare un senso alla loro vita: «Il senso della religione è cercare insieme, in una comunità, di trovare un significato al vivere. Non siamo solo individui, siamo anche esseri gregari, per questo abbiamo bisogno di raccoglierci nelle moschee, nelle chiese, nelle sinagoghe». Ma la fede non si discosta dalla ragione, del resto dubitare è segno d’intelligenza. Per Timothy Radcliffe la fede può andare oltre la ragione, ma mai contro. Anche per questo motivo non possono esistere guerre di religione: esiste invece la violenza come strumento per imporre la propria religione come sistema di vita. «C’è stata molta violenza nel nome della fede, ma anche religiosi che a questa violenza si sono opposti», spiega a La Stampa. Le religioni sono in continua evoluzione, per questo è importante il dialogo con le persone creative e quelle più povere. In questo senso papa Francesco è l’emblema di una Chiesa che vuole unire, non dividere: «Sono un grande fan di papa Francesco, sta compiendo meraviglie facendo progredire la chiesa in modo più rilassato e meno centralizzato. Certo, incontra resistenza, ma ci sta guidando verso la libertà e la spontaneità, riuscendo a entrare in contatto con ogni comunità». 

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